Recommends e tuffi al cuore

Anche noi, come gli altri, clicchiamo sui cuoricini.

Ma i nostri cuoricini dicono qualcosa di più: non si fermano al mi piace, al love it, like it; parlano in un modo e in un mondo diverso. Ed ecco che dicendoti “mi piace ciò che hai scritto”, questa geniale e bellissima piattaforma fa sì che il cuoricino si trasformi in “mi piace ciò che hai scritto, e lo voglio consigliare a tutti gli altri”.

To recommend. Consigliare appunto, raccomandare. Una parola inglese che, come tante altre parole inglesi, sa di latino e arriva dall’antica Roma, da commendo e dalla commendatio, quella pratica con cui l’imperatore metteva una buona parola per i suoi candidati preferiti alle magistrature. Bastava la sua commendatio, ed eri praticamente eletto. Eri console, pretore, eri in carica.

Di lì -credo, ipotizzo- la nostra accezione di raccomandazione, che suona un po’ losca, suona un po’ sporca, sottobanco. “Sei un raccomandato.”

Ma qui, qui su Medium, I recommend you. Che è più di “ti consiglio agli altri”, è esattamente “ti raccomando agli altri”. Col mio clic sul cuoricino verde voglio che il tuo testo rivesta per gli altri, per tutti gli altri, il consolato, che sia potente, che influenzi gli animi, che sia rispettato.

Perciò l’abisso tra il mi piace di Facebook, il cuore di Instagram, e questo, che propaga tra le onde bianche e grigio chiare dei nostri profili parole che abbiamo amato, che ci hanno per qualche via toccato e che vorremmo gli altri conoscessero.

La distanza è enorme, e lo sappiamo bene tutti quanti, soprattutto noi amatori della scrittura che contiamo i nostri cuoricini verdi sulle dita di due mani, tre in via del tutto eccezionale, ed ogni nuovo cuoricino è un nuovo tuffo al cuore, è un nuovo “qualcuno ha raccomandato le mie parole a qualcun altro.”

A tutti coloro che mi hanno raccomandata, compresi familiari e amici che ho fatto iscrivere per fare numero: ogni volta è un tuffo al cuore.