Se Twitter raddoppia…

Verso una maggiore articolazione espressiva

Marco Castellani
Segnale Rumore
3 min readNov 10, 2017

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Io l’ho scoperto appena oggi, ed ho visto che in rete c’è già una bella varietà di opinioni (come per ogni cosa, del resto). La notizia, in sé, i più tecnici di voi la sapranno già: Twitter ha da pochissimo ampliato lo spazio disponibile per gli aggiornamenti di stato, portandolo dai classici 140 caratteri al doppio esatto.

Un “lunghissimo” e minuzioso tweet del CEO Jack Dorsey ha debitamente illustrato tutte le nuove potenzialità della faccenda, facendo perfino uso anche di una formulazione matematica che peraltro spero non scoraggi una attenta lettura…

Esatto. Si può scrivere adesso un tweet lungo 280 caratteri. Io ho appena provato, slanciando la mia fantasia in una sequenza di caratteri lunga esattamente il massimo consentito adesso. E sembra funzionare :-)

Al di là dell’analisi dei pro e contro (ognuno ha una sua visione), è molto istruttivo fare un giro sulla rete in questi momenti, per registrare un ampio ventaglio di opinioni, espresse poi — anche grazie ai 280 caratteri — con un varietà ed una fantasia spesso decisamente mirabili.

Adesso si può cinguettare di più, molto di più…

Ebbene, tra quelli contenti possiamo evidentemente listare anche l’ente spaziale statunitense. La NASA difatti, proprio l’altro ieri, ha salutato questa innovazione con deciso favore, giocando anche — e chi meglio di loro può farlo — sulla parola spazio…

Non sono esattamente un fanatico di Twitter, anzi: qualche volta mi dimentico perfino che esista. Però questa cosa mi fa piacere, credo veramente che possa permettere una maggiore e più articolata profondità espressiva, che oggettivamente nei 140 caratteri rimaneva sempre un po’ compressa.

Parentesi seria: non credo sia la velocità o la concisione quello che ci manca, al giorno d’oggi. Credo vi sia piuttosto la necessità di tornare alla ricerca dell’espressione esatta, della ricchezza linguistica, dell’emozione, della sensazione, del colore adeguato alla circostanza.

Che ha bisogno di spazio. Di tempo, e di spazio.

Diciamolo subito: è oltremodo ovvio che permettere più spazio non comporta necessariamente un ampliarsi del ventaglio delle sfumature linguistiche. Se ce ne fosse bisogno, potremmo anche osservare che anzi in certi casi si può ottenere un effetto di rimbalzo, verso una espressività alquanto elementare … ;-)

Ma chiaramente questi sono fenomeni di assestamento, in una innovazione che è veramente una rivoluzione, per questo social network.

E come ogni grosso cambiamento, non a tutti piace.

Che poi lamentarsi è a volte più trendy, non ci piove. Cambiare quello che è stato un punto fermo di Twitter (risalente addirittura agli SMS) sembra quasi un modo per alterare irreversibilmente questo ambiente. C’è chi quasi si vergogna di vedere la novità con favore, e sinceramente lo ammette…

C’è chi si inserisce in questa novità con un sapiente richiamo a Shining (e credo non ci sia bisogno di tante spiegazioni, in merito)…

La cosa mi riporta a pensare all’altra grande rivoluzione, alcuni anni addietro. Qualcosa che ha da lungo tempo perso gli onori della cronaca, come veniva ammasso dagli stessi utenti del network, già nel 2010…

Che successe? Quella volta, accadde che Twitter decise di eliminare dalla timeline delle persone i cinguettii fatti direttamente in risposta ad altri, ovvero quelli che iniziavano con un “@”. Pur rimanendo pubblici, non compaiono più nella timeline, e dunque possono essere visti solo caricandoli direttamente (sapendone l’indirizzo). Solo la persona a cui sono indirizzati, li vede: ovviamente come menzione. Cosa che a me sembra assai ragionevole, perché diminuisce il caos che si era creato, dove nella timeline compariva di fatto un bel fritto misto, tra risposte a Tizio e Caio e affermazioni, dichiarazioni, perorazioni, rimandi a link.

Vabbè, i frequentatori di Twitter di lunga data, lo sanno. Dopo un po’ di maretta nel web, la cosa venne assorbita, e nessuno ci pensò più.

Non è troppo difficile capire che andrà adesso nello stesso modo. Del resto, va dato atto al team di Twitter, che la cosa non è stata introdotta da un momento all’altro, in modo irragionevole o non motivato, ma è stato il naturale corso seguito ad una periodo di sperimentazione, come ben documenta il post sul loro blog.

Il salto ai 280 è stato peraltro anche salutato con un (breve!) tweet

Comunque sia, le chiacchiere stanno a zero. Se ne potrebbe parlare fino a sfiancarsi, ma i 280 caratteri sono necessari. La dimostrazione è lampante.

E direi, che questo chiude anche il discorso, in modo convincente.

Non trovate?

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