Elezioni politiche 2018. Votare o non votare?

Qualche considerazione nel nome del voto segreto

Emanuele Secco
Sekken’s Digest
2 min readMar 3, 2018

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4 marzo 2018. Elezioni politiche.
Domani, in virtù del nostro diritto al voto, saremo tutti chiamati a scegliere il nuovo governo, dopo quella che forse è stata la legislatura più confusionaria che si possa ricordare (ma, ehi, quanto è stata divertente).

Niente giri di parole: dal punto di vista comunicativo, quella conclusasi ieri è stata la peggior campagna elettorale che io ricordi (voto dal 2006). Mai come in questo caso si è trattato di un semplice “noi contro di loro” fatto di messaggi semplificati, concetti ridotti a meri slogan e privi di un qualsiasi contesto di applicazione.
Raccogliendo tutto ciò che è stato detto, e facendo volentieri mio il vezzo semplicistico tanto in voga, cosa stiamo per votare? Qui le tre correnti principali:

  1. La sinistra ha fatto schifo, noi rimetteremo a posto il Paese;
  2. La destra farà schifo, lasciateci dove siamo;
  3. Sia 1 che 2 fanno e faranno schifo, quindi votate noi;

Brevemente, dico la mia: sono stufo.
È la prima volta in cui davvero non so chi votare. Manca persino quella lieve, quasi impercettibile, vicinanza ideologica che può in qualche modo tentarmi di porre la X su un simbolo fra tutti.
Mai come oggi sono tentato di annullare il voto: è comunque un modo per esprimere il mio parere, fatto di una dichiarata preferenza verso nessuna delle forze messe in campo. Una decisione che, se mai dovessi prendere, donerebbe comunque la mia partecipazione al voto, l’esercizio del mio diritto/dovere civico nei confronti dell’istituzione democratica nella quale vivo e grazie alla quale posso ancora esprimermi.
Molto diverso sarebbe non recarsi alle urne o scegliere di fare “scheda bianca”. Nel primo caso si dimostra sì una disaffezione alla politica attuale, ma sarebbe come sputare sul proprio diritto (ancora non così scontato nel ventunesimo secolo); senza contare che in questi anni mi avete fatto una testa così con la storia “EaRRenziKiLHaVotato?!”, quindi vedete di fare ancora più la figura degli stupidi. Nel secondo, invece, incorre sempre il rischio di brogli: la scheda, rimanendo intonsa, potrebbe essere facile preda per chi vuole truccare il risultato.

Detto questo, visto che non voglio semplicemente annullare la scheda, sono ancora indeciso sull’eventuale citazione da scrivere sulla scheda elettorale.
Un aiutino per sceglierla?

E.

p.s. Ah, e quanto scommettiamo che domani qualche idiota se ne verrà fuori con la storia delle matite cancellabili?

p.p.s. Ah, e per favore non fate la puttanata di portarvi lo smartphone in cabina elettorale per condividere la foto del voto sui social. Rischiate grosso (come da me riportato in questo articolo)

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Emanuele Secco
Sekken’s Digest

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