Gli scrittori da social

Il loro nome è Legione

Emanuele Secco
Sekken’s Digest
4 min readMay 14, 2018

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In Italia abbiamo troppi scrittori e pochi lettori. Quante volte l’hai sentito dire? Non fare il timido e alza la mano.
Ormai scriviamo tutti, anche solo a parole spesso mai o mal scritte.
Vista la premessa, la domanda che voglio farti è: non è che il problema risiede nel fatto che troppi scrittori scrivono robaccia? Mi spiego.

Il mercato editoriale è un continuo rigurgito di prodotti fini a sé stessi. Copertine e titoli che seguono la moda del momento a partire da titolo e comparto grafico. Amore a tutto spiano, L’amore vince sempre su tutto, Nulla è forte come amore, Amore sul terrazzo, Amore in condominio, Il ripostiglio dell’amore, Ho voglia di te, Ho un filino voglia di te, Ho tanta voglia di te, Sto impazzendo per te, Ti sto aspettando, Ho appena perso l’aereo e penso a te e via dicendo. E come se non bastasse, ecco che scendono in campo recensioni e recensori che stamparli sulla carta igienica è fargli un complimento. Avanti, caro lettore, dacci i tuoi soldi e goditi questa feccia; l’abbiamo pensata apposta per te.
Poi ci si lamenta se le vendite calano. Ma Cristo santo! È un po’ difficile sentirmi invogliato a leggere e supportare le novità se 8 libri su 10 sono semplici cloni di autori già scadenti di per sé.

La colpa di questo appiattimento culturale viene spesso attribuita ai social network. Sebbene il loro essere pensati come riflessione virtuale delle logiche di mercato, non si può pensare di incolparli in quanto mero mezzo di comunicazione. Il dito, semmai, va puntato contro coloro che sfruttano il mezzo per promuovere carta igienica rilegata. Il mercato editoriale, come detto prima, è una trasposizione di quanto presente sui social network. E gli scrittori, le nuove leve dell’intrattenimento letterario, crescono secondo tali regole mimetizzandosi tra gli utenti “comuni”.

«Sto scrivendo», «Ah, l’ispirazione», «Sei lì che scrivi e i vicini cominciano a martellare», «Buongiornissimo. Alzata tardi, ma già scrivo»; un selfie, una foto a una scrivania appositamente costruita. Tanto tempo da spendere. Solo un breve insieme del vuoto espresso dalla nuova élite culturale. Un sacco di robaccia che se aperto mette bene in risalto la differenza tra autopromozione (ormai sacrosanta e fondamentale) e vanterie, intellettualismi da toilette e sberleffi alla sintassi. Perché il punto della situazione, in fin dei conti, sta tutto qui.

Riconoscere uno scrittore da social è semplice. Il suo tratto distintivo è un uso compulsivo del medium rivolto al racconto di tutto ciò che gli succede o gli passa per la testa. Ma nonostante la caratteristica in esame sia condivisibile con altre categorie di utenti, egli si distingue per le modalità con le quali affronta la narrazione: aria ispirata e pomposa, forma poetica dozzinale, tono solenne da teatrante; il tutto per mascherare la pochezza — voluta o meno — insita nello scritto. A volte, infatti, tale lerciume è involontario, ma nella maggior parte dei casi rappresenta una scelta fatta in base al pubblico di riferimento. Se quest’ultimo è composto da imbecilli, il prodotto finale sarà il suo riflesso. E non c’entra nulla la differenza in termini stilistici tra best seller e alta letteratura ma si entra in un campo ben più inquietante, ovvero la volontaria bassezza rivolta alla facilità di fruizione.
È anche vero, però, che si tratta di un caso limite. Molto spesso lo scrittore da social è una semplice capra che ha scoperto il piacere di picchiare sui tasti e ha molto tempo a disposizione, tutto qui. Unico riconoscimento possibile: aver saputo riconoscere il trend (cosa, comunque, non da poco). L’abisso presente tra capacità e furbizia è quanto mai evidente.
Senza parlare del fenomeno letterario degli youtuber, ma di questo parlerò in un prossimo articolo.

Ciò che accomuna i due tipi umani, comunque, è la capacità di essere sempre online. Non è difficile immaginarli, cresciuti a pane e autopromozione come sono, a rispondere ai commenti dei “fan” tra una riga e l’altra dello scritto in lavorazione.

Quindi, cosa mi rimane da fare? Devo vivere continuando a (ri)scoprire i soliti grandi autori? Passa la voglia di leggere, ammettilo.
Te lo giuro: ci sono giorni in cui mi trovo la bacheca di Facebook invasa da ‘sti fenomeni del nulla. Roba che un giorno mi convincerà a levarmi dal mondo di Internet, ne sono sicuro. E non è che ti viene da cancellarli dai contatti. Rimane sempre quella voglia di scoprire quale sarà la prossima castroneria che avranno l’ardire di pubblicare. Un modo, ogni mattina, per sentirsi un po’ meno disgraziati.

Forse io e te siamo davvero sommersi da cattivi scrittori. Oppure questo è solo un mio sfogo dato da una giornata di pioggia, e io sono uno scrittore da social.
Chiedo venia.

E.

p.s. Caro lettore, semmai un giorno ti verrà in mente di scrivere, allora segui tre passi: spegni il telefono, spegni Internet e scrivi. Non concentrarti su altro.

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Emanuele Secco
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