Tazza e manico

Emanuele Secco
Sekken’s Digest
Published in
2 min readJan 31, 2017

«Ogni tanto i racconti arrivano completi, fatti e finiti. In genere si presentano in due parti: prima la tazza, poi il manico. Considerando che il manico può non saltare fuori per settimane, mesi o persino anni, ho una scatola in un angolino del cervello piena di tazze inservibili, protette nello speciale materiale da imballaggio che chiamano memoria. È possibile mettersi alla ricerca di un manico, per quanto la tazza sia bella: bisogna aspettare che compaia da solo. Mi rendo conto che è un mezzo schifo di metafora, ma anche la maggior parte delle altre non valgono molto, quando parliamo del processo noto con il nome di scrittura creativa. Ancora non so bene come funzioni, nonostante produca narrativa da una vita. Potrei dire lo stesso del mio fegato, ma finché continua a svolgere il suo compito, mi reputo soddisfatto.»
Stephen King, Il bazar dei brutti sogni, Sperling & Kupfer Editori, 2016, p. 65

«[…] talvolta, molto raramente, la tazza arriva con il manico già attaccato. Dio, quanto mi piace. Stai sbrigando le tue faccende, pensando a nulla di particolare, e poi bang, ti viene recapitato un racconto via corriere espresso, perfetto e completo. A quel punto non ti resta che trascriverlo.»
Stephen King, Il bazar dei brutti sogni, Sperling & Kupfer Editori, 2016, p. 79

E.

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Emanuele Secco
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