Black & White — Una Fanfiction su Harry Potter

Sirius Black è fuggito da Azkaban solo per ritrovarsi in un’altra prigione, la sua vecchia dimora a Grimmauld Place. Silente lo tratta come un bambino, l’Ordine si rifiuta di affidargli missioni, e il ghigno di Severus Piton rischia di mandarlo al manicomio.

Molte cose però stanno per cambiare. Tutti i demoni del suo passato tornano a tormentarlo, tutto quello che ha perso, tutti gli errori che ha commesso.

L’Auror Capo Sara White ha impiegato anni a ricostruire la sua vita, distrutta la notte di Halloween così tanto tempo prima. Ma proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto, il suo passato con Sirius Black ritorna a galla. Anche se non vorrebbe, è costretta a indagare sulla sua evasione e sulla strage di Godric’s Hollow, ma per farlo deve venire a patti con i suoi fantasmi.

Fan Fiction su Harry Potter, che prende l’avvio da Harry Potter e l’Ordine della Fenice, questa storia è una “what if” grande come una casa. Cosa sarebbe successo se ci fosse stato qualcuno capace di dimostrare l’innocenza di Sirius Black?

Photo Credit per l’immagine di copertina: Davide Baldanti

Disclaimer: Questa è un’opera di fantasia creata usando i personaggi del mondo di Harry Potter, che è un marchio registrato creato da J. K. Rowling. I personaggi del mondo di Harry Potter sono stati creati e appartengono a J.K. Rowling, e io non rivendico la proprietà su di essi o sul mondo di Harry Potter. La storia che racconto qui è di mia invenzione, e non si propone di far parte del canone delle storie di J.K. Rowling. Questa storia è solo per intrattenimento e non fa parte della storyline ufficiale. Sono grata alla Signora Rowling per le sue storie meravigliose perché, senza i suoi libri, la mia storia non esisterebbe.

Capitolo 1.1

Sara White era preoccupata.

Era nell’ufficio del Direttore del Dipartimento degli Auror, su una poltroncina sistemata davanti alla scrivania. Teneva le gambe accavallate e una copia della Gazzetta del Profeta spiegata davanti a sé. Gli occhi scorrevano rapidi sulle parole in prima pagina, mentre un piede dondolava nervosamente. Man mano che procedeva nella lettura, la ruga sulla sua fronte diventava sempre più profonda.

Terminata la lettura dell’articolo, chiuse il giornale con uno scatto. “Idioti.”

L’orologio che portava al polso segnava le nove passate. Il Direttore era in ritardo, sembrava che l’incontro con il Ministro stesse andando per le lunghe. Quella convocazione, arrivata tramite un biglietto lasciato alla segretaria del Dipartimento, era inaspettata e aveva qualcosa di ufficiale che non le piaceva.

Aveva passato la notte a lavorare con la sua squadra per chiudere l’ultimo caso, poi aveva cercato inutilmente di dormire qualche ora sullo scomodo divano del suo ufficio, solo per essere svegliata dal bussare insistente di Shira, la segretaria del Dipartimento. Quando aveva aperto la porta, scompigliata e con gli occhi ancora mezzi chiusi, si era trovata davanti il braccio teso della ragazza che le porgeva un biglietto.

Nel mio ufficio alle 9. Importante.

La voce squillante di Shira era penetrata oltre la nebbia del suo cervello ancora mezzo addormentato e le aveva comunicato che il Direttore era dal Ministro e che sarebbe potuto essere un po’ in ritardo.

Così, alle nove e dieci Sara era nell’ufficio del suo capo a domandarsi cosa ci fosse di così importante. O meglio quale delle molte cose che stavano succedendo in quel periodo fosse la più importante.

Era un brutto periodo, come Sara non ne aveva mai visti. Stavano accadendo un sacco di cose strane. Sparizioni inspiegabili, fughe di notizie, insoliti movimenti. Albus Silente e Harry Potter andavano in giro a dire che Voldemort era tornato. Erano da poco evasi dieci tra i più pericolosi Mangiamorte ospitati ad Azkaban e nessuno aveva la più pallida idea di dove fossero finiti.

Sara non era mai stata tra coloro che pendevano dalle labbra di Albus Silente, ma dargli del pazzo visionario sembrava un po’ troppo. D’altra parte, credere che Voldemort fosse tornato era una cosa grossa, più grossa di quanto la maggior parte della gente potesse sopportare. Eppure, più cose accadevano più Sara si convinceva che dovesse esserci qualcosa di vero, il che rendeva il tutto ancor più spaventoso.

Il Ministro Caramell cercava di negare l’evidenza o forse si era davvero convinto che Silente fosse impazzito a causa dell’età. In ogni caso le spiegazioni stiracchiate che dava alla stampa non stavano in piedi. L’unico a crederci davvero sembrava il suo assistente.

L’articolo che aveva appena terminato di leggere era un esempio lampante.

Il Direttore irruppe nell’ufficio interrompendo le considerazioni di Sara, che si alzò in piedi per salutare.

“Buon giorno”

“Ah, è qui.”

“Sì, Shira mi ha detto che voleva vedermi.”

Il Direttore fece avanti e indietro un paio di volte alle spalle della scrivania. Prese una pila di carte, fece per riordinarla, poi la posò dov’era prima. Era strano vederlo così agitato.

“Capo, cosa succede?” Sara era ancora in piedi.

Il Direttore smise di fare avanti e indietro e sedette sulla sua poltrona. Fece cenno a Sara di tornare a sedersi. La guardò per un momento, esitò, poi iniziò a parlare.

“Ho appena ricevuto una lavata di testa dal Ministro. Ne immagina il motivo?”

“Posso azzardare qualche ipotesi.”

“Il motivo sono quei maledetti Mangiamorte evasi. Caramell dice che non stiamo facendo abbastanza, che stiamo qui a grattarci il mento mentre quelli fuggono indisturbati, che non possiamo far fare una tale figuraccia al Ministero.”

“È la solita musica. Ma lei lo sa, io e la mia squadra abbiamo fatto il possibile. Non hanno lasciato alcuna traccia. Una volta fuori dai confini di Azkaban si sono smaterializzati e non c’è modo di sapere dove siano andati.”

“Ho provato a far ragionare il Ministro. Crede che mi abbia dato retta? Auror White crede che mi sia stato minimamente a sentire?” Il Direttore rimarcò ogni parola piantando l’indice sul piano della scrivania.

Sara si strinse nelle spalle. “Conoscendolo direi di no. Ma cosa vorrebbe che facessimo? Abbiamo passato al vaglio ogni informazione a disposizione su di loro. Vecchi domicili, amici, parenti. Siamo arrivati ovunque la legge ci abbia consentito di arrivare.” E i lacci della legge diventavano ancora più stretti quando si rischiava di dar fastidio a qualcuno degli amici di Caramell. Le idee sui posti in cui i Mangiamorte potessero nascondersi non mancavano, ma se il Ministro si ostinava a voler proteggere certe persone, non c’era molto che potessero fare.

Sara rimase in silenzio. Era stufa di ascoltare il suono della sua voce che ripeteva sempre le stesse cose. Il Direttore del Dipartimento inspirò profondamente e si appoggiò allo schienale della poltrona, gli occhi rivolti al soffitto.

“Caramell sostiene che dobbiamo trovare i dieci Mangiamorte evasi, sostiene che sia necessario ‘far vedere che si sta facendo qualcosa’.”

Odioso vecchio bacucco. Tutto quello che gli interessava erano le apparenze.

Sara sbuffò. “Il Ministro a suggerimenti in merito?”

Era sempre la solita storia. In un modo o nell’altro continuavano a mettere in dubbio le sue capacità. Era stata la prima ad essere mandata ad Azkaban dopo l’evasione, aveva fatto i rilievi con la sua squadra e aveva condotto le indagini. Sentiva la propria competenza messa in discussione ed era intollerabile.

“Il Ministro è certo che l’evasione dei dieci Mangiamorte sia collegata all’evasione di Sirius Black.”

Lo stomaco di Sara sprofondò e la nausea le chiuse la gola. Strinse la mascella cercando di nascondere la sua reazione e inspirò dal naso per ricacciare indietro il caffè che cercava di risalirle in gola. Quando fu sicura di poter parlare senza rischi, si sporse in avanti posando le mani sul bordo della scrivania.

“Capo, pensavo che queste assurdità fossero solo una storiella da raccontare alla stampa. Non mi dirà che il Ministro crede veramente a questa storia? Ha letto la prima pagina della Gazzetta del Profeta?” Sara prese il giornale che aveva chiuso poco prima e prese a declamare “‘Così si spiega l’evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l’evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. “I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall’esterno e l’unico che avrebbe potuto fornirglielo è Black” ha dichiarato il Ministro…’ Pensavo che fossero storielle per i giornalisti. È una cosa ridicola. Ho spiegato io stessa al Ministro, e mi ci sono volute due ore buone, che le due evasioni non possono essere collegate. Ci sono troppe differenze.”

“Sono cose che io e lei sappiamo perfettamente, ma che il Ministro si rifiuta di credere. Caramell sostiene che trovando Black riusciremo a trovare i Mangiamorte”.

“E come suggerisce di fare? Sono due anni che il Ministero gli dà la caccia. Senza risultati.”

Le mani di Sara presero a tremare. Le nascose sotto il piano della scrivania e cercò di riprendere il controllo. Possibile che bastasse il suo nome a sconquassarla così?

“Capo perché mi ha fatta chiamare? Che cosa c’entro? Se il punto è trovare Sirius Black abbiamo già qualcuno impegnato nelle ricerche.”

Il Direttore inspirò profondamente sfregandosi il mento. “Il fatto è che dopo due anni dall’evasione di Black ancora non ci sono risultati e il Ministro comincia a dubitare di Kingsley Shacklebolt e di conseguenza di me. Mi ha imposto di togliere il caso a Kingsley e di affidarlo a qualcun altro.” Sara sentì un brivido percorrerle la spina dorsale. “A questo punto la persona più adatta a svolgere questo compito è lei, Auror White.”

Il cuore di Sara si fermò, poi riprese vita e iniziò a battere all’impazzata. Il passato prese a travolgerla a ondate, immagini sconnesse che le danzavano davanti agli occhi. Aveva creduto di essere al sicuro. Quando avevano affidato il caso a Shakelbolt pensava di essersi liberata di quel fantasma. Non poteva, non poteva proprio occuparsi di questo caso.

“Ma che cosa — ” stava balbettando, maledizione. “Che cosa pensa che possa fare io che Shakelbolt non ha già tentato? E poi sa perfettamente come la penso. Black non c’entra niente con l’evasione dei Mangiamorte.”

Sapeva fin troppo bene che Sirius Black era un pazzo assassino, ma nemmeno lei poteva arrivare al punto di usarlo come capro espiatorio per ogni cosa.

“Faccia quello che crede,” il Direttore sollevò le mani. “Trovi Black, trovi i Mangiamorte oppure dimostri che non c’entrano nulla l’uno con gli altri. Ha carta bianca, ma faccia qualcosa. Ho piena fiducia nelle sue capacità.”

Sara non rispose. Aveva la bocca leggermente aperta, gli occhi fissi sul piano della scrivania, le mani strette a pugno posate in grembo. Non potevano chiederle questo. Doveva trovare il modo di uscirne, di sottrarsi a quell’incubo. Il Direttore la guardava, incurante del suo sgomento, in attesa di una risposta.

“È assolutamente sicuro che non ci siano alternative? Non c’è proprio nessun’altro? Chiunque altro che possa occuparsi di questa cosa al posto mio? Che ne dice di Michael Chilton? È un Auror Capo estremamente capace.”

“Sono consapevole delle capacità di Chilton ma lui, come la maggior parte dei nostri uomini migliori, è sommerso dal lavoro e lei si è già occupata sia dell’evasione di Black che dei Mangiamorte. Abbiamo bisogno di fare presto e per questo serve qualcuno che conosca il caso. Chi meglio di lei, Auror White?”

Già, chi?

Sara sospirò e scosse la testa. Raccolse il giornale accartocciato e si alzò dalla sedia. “Non lo so, Capo. Questa è una cosa grossa e se non dovessi riuscire finirei nella melma più nera, non riuscirei più a tirarmene fuori. Ci devo pensare. Non le prometto niente.”

Il Direttore si limitò ad annuire e lei uscì con passo meno sicuro di quanto avrebbe voluto.

***

Capitolo 1.2

Sirius Black era nella cucina del numero 12 di Grimmauld Place. Sorseggiava una tazza di caffè mentre leggeva la Gazzetta del Profeta, un gomito appoggiato alla mensola del camino che occupava parte del muro. Remus Lupin, seduto a un capo del tavolo, scriveva freneticamente su una pergamena. Gli unici rumori che si sentivano erano il frusciare delle pagine del giornale e lo scricchiolio della piuma sulla pergamena.

Era troppo presto per gli altri, stavano ancora tutti dormendo. Solo Arthur Weasley era già uscito per recarsi al Ministero. Molly, la moglie di Arthur, si sarebbe alzata a momenti e allora la cucina sarebbe stata piena dello scoppiettio del fuoco, dell’acciottolio di stoviglie e del profumo di deliziosi manicaretti. Da ragazzo a Sirius piaceva poltrire a letto, era sempre l’ultimo ad alzarsi, ma dopo Azkaban — beh, dormire non era più il piacere che era stato un tempo.

Giunto a un paragrafo particolarmente interessante dell’articolo che stava leggendo, sbottò in una risata secca. Remus alzò lo sguardo dal suo lavoro. “Cosa c’è di così divertente?”

“Senti qua. Così si spiega l’evasione dei Mangiamorte. Il Primo Ministro Cornelius Caramell, intervistato dai nostri inviati, ha rivelato che le prime indagini hanno portato a concludere che l’evasione dei Mangiamorte è strettamente legata a Sirius Black. ‘I prigionieri non potevano in alcun modo evadere senza un aiuto dall’esterno e l’unico che avrebbe potuto fornirglielo è Sirius Black’. Non posso fare a meno di trovarlo divertente.”

Remus si limitò a scuotere la testa alzando gli occhi al soffitto e riprese a scrivere. Sirius ripiegò il giornale, nauseato da quelle sciocchezze, e sedette al tavolo.

Era l’inizio dell’ennesima giornata che avrebbe trascorso a Grimmauld Place senza fare nulla. Vagava da una stanza all’altra, collaborando di tanto in tanto alle operazioni di pulizia e riordino. Non osava ammetterlo, non voleva sembrare un ingrato, ma era stato molto meglio vivere nella grotta ai bordi di Hogsmeade piuttosto che in quella casa piena di ricordi spiacevoli. Gli pareva di essere fuggito da una prigione solo per farsi rinchiudere in un’altra. E il ghigno che aveva Severus Piton ogni volta che passava al quartier generale stava diventando sempre più difficile da ignorare.

Silente lo trattava come un bambino cattivo sorpreso a rubare le caramelle, ma lui era un uomo adulto, ne aveva passate tante. Aveva sofferto, lottato, aveva avuto la libertà a un soffio da lui e ora niente di tutto questo sembrava avere più importanza. Non avrebbe meritato un po’ più di rispetto? Invece veniva lasciato con Molly e i ragazzi alle prese con grembiule e piumino.

Era molto più di quanto potesse sopportare.

L’arrivo di Molly gli impedì di continuare a rimuginare. “Buon giorno!” Nonostante tutto la signora Weasley riusciva a sorridere sempre.

Remus rispose con calore al saluto, mentre Sirius parlò appena. L’atteggiamento di Molly lo indisponeva, lo trattava come uno dei suoi figli, con tutti i pro e i contro che questo comportava.

“Gradite qualcosa per colazione?” Aveva appena messo piede in cucina e aveva già indosso il grembiule a quadretti. Forse ci andava perfino a dormire con quel grembiule. Prima che Sirius o Remus potessero rispondere, aveva iniziato ad armeggiare con pancetta, uova e pane da toast.

“Non disturbarti, Molly. Abbiamo già fatto colazione.” Remus indicò le due tazze di caffè.

Molly sbuffò impercettibilmente e dopo pochi istanti pose davanti a loro un piatto di toast imburrati coperti di marmellata di albicocche. Sirius sentì di dover partecipare alla conversazione in qualche modo e, mentre addentava un toast, chiese la prima cosa che gli venne in mente.

“Allora, la riunione è per stasera?”

“Sì, subito prima di cena, come al solito. Giusto, Molly?”

“Già, ma temo che ceneremo piuttosto tardi. Non ho idea dell’ora in cui potrebbe tornare Arthur dal lavoro. Dopo la convalescenza ha trovato un sacco di arretrato da sbrigare in ufficio.”

L’aggressione che Arthur aveva subito al Ministero, nonostante lo avesse debilitato fisicamente, lo aveva reso ancor più determinato nello svolgere il suo compito per l’Ordine della Fenice. Per questo aveva insistito per tornare al lavoro il più presto possibile.

Poco dopo l’arrivo di Molly, sulla soglia della cucina, comparvero i gemelli Fred e George, Ron e Harry, tutti scompigliati e con gli occhi gonfi di sonno.

“Mamma perché dobbiamo alzarci così presto? Siamo in vacanza!” Fred mugolò mentre si trascinava sulla sedia di fronte a Remus.

“Già è vero!” Ron si lasciò cadere accanto al fratello. “E poi perché le ragazze non sono ancora qui?”

“Per rispondere a entrambi. Dobbiamo finire di riordinare questa casa e c’è ancora un mucchio di lavoro da fare. E le ragazze non sono ancora qui perché ieri sera, mentre voi giocavate a Sparaschiocco, mi hanno aiutato fino a tardi per ciò dormiranno un’ora in più.”

La risposta della signora Weasley non lasciava spazio alle repliche. I ragazzi presero a mangiare la loro colazione in silenzio, guardandosi l’un l’altro dietro le tazze. Sirius notò che cercavano di prolungare il più possibile la durata del pasto, probabilmente per ritardare il momento di mettersi al lavoro. Da quando erano tornati a Grimmauld Place per le vacanze di Natale, Molly aveva rimesso anche loro all’opera per riordinare la casa.

“Allora Molly, qual è l’arduo compito che ci proponi oggi?” domandò Sirius.

Molly non colse o finse di non cogliere il sarcasmo nella domanda. “La soffitta non è stata ancora toccata, così pensavo che potremmo mettere un po’ d’ordine lì.”

“Bene! Fantastico! Un antro polveroso è l’ideale per trascorrere una così bella giornata!” George sbuffò nella sua ciotola di latte.

La signora Weasley ignorò le proteste e sollecitò i ragazzi a sbrigarsi. Terminata la colazione si alzarono e si diressero verso la soffitta. Molly terminò di rassettare la cucina e, mentre si avviava verso la scala, posò una mano sul braccio di Sirius. “Sirius, puoi darci una mano? Con il tuo aiuto sarà più facile decidere cosa conservare e cosa eliminare.”

“Forza… rimango anch’io ad aiutare. Potrebbe essere divertente.” La risposta di Remus precedette la sua. In qualche modo riusciva a farlo sentire in colpa anche quando non diceva niente di diretto. Con un sospiro, Sirius si avviò lungo le scale. A quanto pareva, non aveva scelta.

Si preannunciava un’altra giornata da incubo.

***

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