Esilio dopo il naufragio

Marianna Piani
Shape my Universe
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2 min readMar 26, 2017

La nave s’è abbattuta
ancora lontano dal porto
contro la scogliera, spinta
dalla tempesta, il fasciame
con fracasso immane
è esploso, come un cesto
sotto gli zoccoli d’un puledro.

Io, sbalzata giù dal ponte,
rimango — annebbiata e ferita —
sulla roccia viva, a vedere
il mio battello che s’inabissa
tra le onde, festanti
nell’accogliere quell’umano resto:
piango di dolore e rabbia.

È questo, tra me dico, è questo
l’esilio che mi spetta ora, la disfatta
dopo tanto mare aperto, dopo tanta
dedizione, dopo aver sfiorato
l’illusione di un mondo nuovo,
e la speranza d’una fede ostinata?
E mi siedo allora costernata

sull’orlo dello scoglio
a fissare queste onde sopraffare
gli anfratti tra le rocce scure
popolate di diafani granchi
e di piccoli tenaci lamellibranchi,
cartilagini in balìa della corrente
come io sono del mio destino.

Le onde giungono, una a una,
risalgono lo scoglio con un gorgoglio
inquieto, fino a lambire le dita
gracili dei miei piedi nudi e bianchi,
e poi rigorgogliano verso il fondo
trascinandovi le fragili creature
e i sedimenti del mio estinto orgoglio.

Mi travolge la sofferenza
che sento torcersi a me attorno, oppure
è la mia soltanto che mi commuove?
Queste pietre sature di lamenti
e di veglie dolorose senza conforto
testimoniano d’altri naufragi,
d’altre solitudini fattesi mortali.

Saprò da ciò che giace in pezzi
della chiglia sulla scogliera
ricostruire un rudimento di salvezza?
Avrò la forza, la volontà, l’ardimento
per affrontare il mio ritorno, oppure
mi lascerò sedurre per l’eterno
da questo lacerante dolce esilio

obliando il mondo e il giorno?

Marianna Piani
Milano, 8 Settembre 2015

Questa composizione è una ideale continuazione di quella precedentemente pubblicata “Saluto di una mente errante”: quello era appunto un saluto al mondo, per l’inizio del viaggio, qui il naufragio è avvenuto, ineluttabilmente, e non resta che decidere se affidarsi alla speranza di un ritorno alla vita e al mondo, oppure lasciarsi semplicemente andare.
Credetemi, in quei momenti il lasciarsi andare è la scelta più immediata, la più agevole e invitante. Solo la memoria di chi ci ha amato e forse ci attende, di là dall’oceano in tempesta, ci muove al faticoso, doloroso lavoro di ricostruire sé stessi, affrontando le proprie ferite, le gravi mutilazione dell’anima, per ripartire ed affrontare di nuovo un più precario, incerto viaggio.

Grazie di cuore, come sempre, per la lettura.
M.P.

(I republish here from my Blog, but it’s never just copy & paste: writing is always a changing and evolving process. Here the original version of this text. If you wish to know more about me as a woman and amateur writer, I’ll be glad if you visit it.)

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Marianna Piani
Shape my Universe

Incurable romantic, dreamer. Professional illustrator and animator, amateur writer. Lesbian. Vegetarian. Woman ♥ Poetry & Books ♥ http://maripiani.blogspot.it