Il tempo la dolomia scava

Marianna Piani
Shape my Universe
Published in
3 min readFeb 8, 2017

Questa roccia di dolomite
che si staglia contro il cielo
e mi sovrasta immensa,
solida, compatta, tagliente,
un tempo l’avrei affrontata
pelle a pelle, viso a viso,
con l’ardimento di quei vent’anni
che mi gonfiavano il petto
come la bora a primavera.

Ora non saprei più salire
quel diedro poco sotto la cima,
me ne manca la forza, e l’uso,
da tempo, di quel tempo in cui gettavo
le gambe nel vuoto verticale,
felice di respirare quell’aria
così tersa da parere tagliente anch’essa
come una scheggia di cristallo,
felice di vedere tutto mondo, attorno.

Non so più nemmeno spaccare
quella roccia, o scheggiarla almeno
per vedere se la ferita
sanguina ancora oppure no,
oppure è ormai rappresa,
come la memoria che si rapprende
sulle ferite e le piaghe dell’anima mia.
So solo che vorrei essere lassù,
con le gambe che si sporgono nel vuoto

mentre un fremito mi percorre
l’intero corpo, dai piedi alla fronte:
finisce qui il tempo mio, oppure
deve ancora avere corso?

Marianna Piani
Milano, 2 Agosto, 2015

In un tempo che mi appare ora antichissimo, durante tutta la mia giovinezza, mi dedicai attivamente, tra gli altri sport, alla pratica dell’alpinismo, trascinata da una passione che mi fu trasmessa in tenera età da mio padre, valido rocciatore anche lui, nel suo tempo libero.
Il contatto con la roccia e con le dimensioni sovrumane della montagna è probabilmente ciò che più ha plasmato la mia personalità, dandomi una prova inconfutabile della limitatezza ed estrema fragilità della condizione umana.
Fortunatamente (anche perché sono sempre stata una ragazza molto prudente) non ho mai subito incidenti, nemmeno lievi, anche se ho avuto diversi amici e conoscenti nel “giro” degli appassionati che li ebbero, anche gravi, un paio anche mortali.
Ad ogni modo il mio alpinismo non era “sportivo”, nel senso che non mi interessava per il fatto fisico in sé, non mi interessava affrontare passaggi difficili per il puro gusto di farlo, mi interessava esclusivamente perché mi consentiva di mettermi in reazione diretta con la autenticità e sacralità della Natura. Non credo esista al mondo un luogo più adatto (e in fondo a portata di mano) per partecipare in prima persona della possanza e della incredibile bellezza della Natura.

La composizione è una canzone libera, con un minimo di struttura strofica. Nella prima versione, pubblicata sul mio blog a suo tempo e che potete come di consueto trovare al link riportato qui sotto, avevo parlato di ”roccia arenaria”, che qui ho corretto con “Dolomia/dolomite” perché più pertinente con il teatro di tutte le mie piccole imprese giovanili, dalla Cima Sud delle Cinque Torri, alla Dimai di Rozes, alla Normale della Grande di Lavaredo (quelle facili, insomma).

Grazie di cuore, come sempre, per la vostra preziosa presenza.

M.P.

(I republish here from my Blog, but it’s never just copy & paste: writing is always a changing and evolving process. Here the original version of this text. If you wish to know more about me as a woman and amateur writer, I’ll be glad if you visit it.)

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Marianna Piani
Shape my Universe

Incurable romantic, dreamer. Professional illustrator and animator, amateur writer. Lesbian. Vegetarian. Woman ♥ Poetry & Books ♥ http://maripiani.blogspot.it