Spettro mio caro

Marianna Piani
Shape my Universe
Published in
4 min readJan 30, 2017
M.P.2017

Spettro, o visione, o premonizione,
accanto a me riposa,
non fuggire nei prati, o nelle piazze
delle città deserte in piena notte.

Spirito audace, anima senza pace,
afferrami salde le braccia,
perché io non cada
nei precipizi della ragione,
non lasciare che sopravvenga
la geometria dell’esistenza
e soffochi l’incendiarsi del sogno,
la catastrofe irrisolta, l’edificio mirabile
della libera immaginazione; e liberami, tu,
invece, da ogni gabbia accecata
di senso, consenso, e consolazione.

Mio amabile specchio,
specchio oggettivo, senza il lume
di una qualche ragione, sublime
riflesso della mia natura,
giungimi in soccorso ora,
prima ch’io rinsavisca alla luce —
come la fulgida neve all’ardore
fonde e sublima in tenue vapore
risalendo lucente a quel cielo
che l’ha svogliatamente
generata, in un soffio di gelo.

Non lasciarmi ricadere
in guarigione, non ributtarmi addosso
l’opaca coltre della salute.
Restami amico, specchio, compagno, sodale,
ribelle con la mia ribellione,
avido, insaziabile, vorace di fede,
di verità, di illusione,
non mi concedere preda ferita
al disincanto vorace e mendace,
rimani sempre vigile, saldo,
puro, sempre al mio fianco.

. . .

Hanno discusso a lungo di me
gli Angeli di Misericordia, gli Spiriti
Aureolati, i Giudici Alati, e i Santi
hanno discusso dei demoni insani
che mi affollano visceri e mente.
Questo spettro mio caro,
questo delirio di seta e di trina,
questa luce che m’acceca
e il buio che s’espande a dismisura:
è tutto questo mio destino, o condanna?
È questa forse la fiamma che mi alimenta?

Angeli, dispiegate l’ali contro il cobalto
dell’inaccessibile cielo, Santi, tendete la mano
salvifica al mio cuore: ma preservate v’imploro

questa mia cara, chiara follia!

Marianna Piani
Milano, 6 Maggio 2014

Questa composizione risale a un periodo di recrudescenza della mia patologia mentale, una forma abbastanza seria di sindrome bipolare che mi conduce periodicamente ad essere ricoverata per sottopormi a trattamenti psichiatrici piuttosto gravosi.
All’epoca ne ebbi più d’uno a breve distanza di tempo, mentre ora, per fortuna, il “demone” che covo nell’anima non si manifesta da qualche tempo con altrettanta frequenza e virulenza.
I ricoveri, che durano di solito attorno a una settimana, per me sono sempre stati come una specie di pausa, di sospensione in un limbo senza spazio e senza tempo, in cui perdo il contatto e il possesso del mio corpo, affidato totalmente agli operatori sanitari, e da cui riemergo come una resuscitata millenni di sepoltura.
Eppure ormai questa malattia fa parte di me, sono io — è lo specchio in cui mi vedo, capovolta, di volta in volta, e non so mai se io sono la persona che guarda o l’immagine che è guardata, se sono al di qua o al di là dello specchio.

Questa strana malattia comunque è a tal punto assimilata a me che non riesco a comprendere se la mia vita, ciò che faccio, anche la mia spinta creativa sia il risultato del mio stato patologico, oppure se viceversa sia esso ad essere generato dal mio modo di essere.
In realtà, alla fine, non ha molta importanza. I medici operano sui sintomi con l’aiuto delle sofisticate farmacologia psicoattive oggi a disposizione, e non paiono interessati a cause o effetti. Da parte mia mi sono ormai adattata a convivere con la malattia, e, più o meno inconsciamente, temo addirittura una vera guarigione. Mi dà sollievo controllare le crisi acute, che sono credetemi molto dolorose, ma non posso concepire che un giorno magicamente una cura potesse debellare definitamente il male e riportarmi alla “normalità”…
Quale normalità? Cosa sarebbe di me, senza la mia malattia? Cosa sarebbe delle mie paure, del mio coraggio, della mia compulsione a creare, a scrivere? Cosa sarei se fossi “normalizzata”, riformulata, ridotta alla ragazza belloccia che in apparenza sono, adattata dal mio disadattamento a una vita in tutto e per tutto “normale”, lavoro, amore, vestitini, scarpe?… Sarei sempre io? Mi riconoscerei ancora? O non sarebbe piuttosto un perdere ogni senso di me stessa?

Ma alla fine, non è mio problema, ciò di cui soffro è più o meno controllabile, mi hanno detto, ma non esiste una cura definitiva… Dunque ecco, rimarrò quella che sono, nel bene e nel male, nelle mie brevi esaltanti risalite e nelle mie vertiginose ricadute, sulla cima del mondo e nei suoi abissi profondi, donna divisa, ma integra me stessa . E credo che sia un bene così.

Grazie sempre di tutto cuore per la vostra preziosa presenza e amichevole lettura.

M.P.

(I republish here from my Blog, but it’s never just copy & paste: writing is always a changing and evolving process. Here the original version of this text. If you wish to know more about me as a woman and amateur writer, I’ll be glad if you visit it.)

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Marianna Piani
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Incurable romantic, dreamer. Professional illustrator and animator, amateur writer. Lesbian. Vegetarian. Woman ♥ Poetry & Books ♥ http://maripiani.blogspot.it