Il caso Rosso

Giulia Gaveglio
Sintomi
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6 min readOct 4, 2018

Vostro onore, eccellentissimi membri di questa giuria. Sono qui davanti a voi quest’oggi per porre alla Vostra attenzione ulteriori sviluppi relativi al caso “Lupo contro Rosso”. L’imputata è già presente in sala? Bene. In tal caso, direi di procedere senza ulteriori indugi. In quanto avvocato dell’accusa elencherò ora, per conto del mio cliente, le motivazioni a sostegno delle nostre richieste giudiziarie. Nello specifico, il mio cliente domanda che la presente imputata sconti la pena prevista per assassinio multiplo di famigliari e che con effetto immediato venga reso operativo nei suoi confronti un ordine restrittivo, ai fini di salvaguardare l’incolumità fisica e personale del mio assistito. I fatti che ora procederò a esporre evidenzieranno in modo inoppugnabile la responsabilità lupicida dell’imputata Rosso e solleveranno altrimenti il mio cliente da ogni ingiuriosa accusa di stalking e attentato alla persona fisica che l’avvocato della difesa ha indegnamente cercato di portare in luce nel corso della giornata di ieri.

A tal proposito prenderei in analisi la deposizione rilasciata dall’accusata, sig.na Rosso Cappuccetto. Prego i signori Grimm di prendere nota fedelmente nel verbale della presente seduta. Signorina, lei ha dichiarato di essere del tutto estranea alle vicende che, circa tre anni fa, hanno portato alla prematura dipartita del nonno del mio assistito, sig. Lupo. Dichiara infatti che il soggetto in questione l’abbia indebitamente seguita nel bosco, e si sia poi introdotto con la forza in casa della sig.ra Nonna, sua parente, divorando in primo luogo la signora Nonna e in secondo luogo lei stessa, giunta sul luogo del delitto e ingannata dalle sembianze del lupo, il quale avrebbe indossato gli indumenti della dipartita sig.ra Nonna. A causare la morte del sig. Lupo senior sarebbe stata, secondo la testimonianza della difesa, (e sto qui citando testualmente il verbale) un cacciatore passato per assoluto caso presso la casa della nonna, che “prese le forbici gli aprì la pancia, e dopo un paio di tagli, ecco che vide luccicare il cappuccetto rosso, e tagliato ancora un po’, subito saltò fuori la bambina, che disse: «Ah, che paura, com’era buio nella pancia del lupo»; e poi uscì anche la nonna ancora viva”. Dunque, secondo la versione rilasciata da Lei e dai testimoni chiamati in suo favore (sig.ra Nonna e sig. Cacciatore), la morte del sig. Lupo Senior altro non sarebbe stata che una tragica coincidenza, legata alla necessità di salvaguardia della sua sopravvivenza personale e incolumità.

Permettetemi di affermare che la vostra proposta di considerare valida tale deposizione altro non è che un vile insulto all’intelligenza della nostra giuria. Ammettiamo pure che le testimonianze siano parzialmente valide: come il mio assistito stesso riconosce, il sig. Lupo Senior era indubbiamente un individuo fortemente volubile, ben lontano dalle tendenze pacifiste e ambientaliste del nipote. È dunque possibile che il sig. Lupo Senior abbia effettivamente cercato di sorprendere la presente Cappuccetto, in quanto boccone di carne dall’elevata e fragrante qualità. Ciò non di meno, diverse parti del racconto della difesa non collimano: intanto, signori della giuria, vi domando, come può una bambina in pieno possesso delle proprie capacità psicofisiche confondere un membro della specie lupus, dotato di denti aguzzi, zampe con artigli, coda e soprattutto una profusa quantità di pelo nerastro, con un’anziana signora miope e malata, a letto in vestaglia e cuffietta da notte? Anche ammettendo che il sig. Lupo si fosse effettivamente così camuffato, penso che sia alquanto improbabile che un tale travestimento abbia potuto confondere una bambina normodotata, che come ogni bambina ben conosca la sua progenitrice. Ciò detto, e non ammesso, le dinamiche della liberazione dell’imputata e della sig.ra Nonna sono quanto mai sospette. In quale modo il cacciatore dovrebbe aver compreso che il lupo aveva ingerito i due soggetti? Come è possibile, vi domando, da un punto di vista meramente tecnico e scientifico, che le due siano uscite dalla pancia del sig. Lupo Senior illese e senza alcun segno di masticazione e/o di digestione?

A tal proposito, ci vengono in aiuto alcune scoperte che l’unità boschiva dei RIS ha riscontrato questa mattina nel corso di un’attenta perlustrazione dell’abitazione della sig.ra Nonna: come già sospettavamo in precedenza, nel suddetto luogo sono state ritrovate grandi quantità di cocaina e una scorta segreta di pellicce di animali svariati, impilate in una scatola e contenenti al loro interno un’etichetta cucita a mano, che reca il falso logo dell’azienda italiana Prada. Ciò ha confermato le precedenti indagini sui presunti narcotraffici e sulle operazioni di falsificazione della sig.ra Nonna: tutto fa pensare che il sig. Lupo Senior sia stato vittima di questo bieco traffico e che al momento dell’arrivo del Sig. Cacciatore (che pare essere ugualmente coinvolto nell’attività criminale della Sig.ra Nonna) il suddetto Sig. Lupo fosse già stato assassinato dalla signora Nonna e da Cappuccetto con una racchetta da tennis e un set da cucito.

Pochi mesi dopo anche lo zio del mio assistito, sig. Lupo Bis, ha trovato la morte nei paraggi della stessa abitazione. Testimoni oculari possono confermare che l’imputata Rosso fu vista parlare nella foresta anche con lui, e poche ore dopo il mio cliente ha ritrovato e ha potuto osservare con i propri occhi il corpo del suo povero zio brutalmente annegato. La deposizione della sig.na Rosso mantiene la linea della difesa, asserendo che il suddetto Lupo Bis stesse cercando di irrompere nella casa della nonna per mangiarla, sebbene secondo diversi testimoni oculari la vittima l’avesse in realtà fermata lungo la strada semplicemente per proporle l’acquisto di un’enciclopedia. Ora, l’astio nei confronti di una professione indubbiamente oggetto di irritazione collettiva, ma al contempo altrettanto onesta, non mi pare costituire un movente sufficiente a giustificazione del lupicidio per legittima difesa.

Mi chiedo come il sig. Lupo Bis sia potuto annegare autonomamente in una vasca dell’altezza di circa un metro, che si trovava dinnanzi all’abitazione della Sig.ra Nonna. Citando la deposizione, pare che il sig. Lupo bis, arrampicatosi sul tetto della suddetta abitazione in attesa del passaggio della Sig.na Rosso, “si mise a fiutare e a scrutare là sotto, e alla fine allungò talmente il collo che non riuscì più a reggersi e cominciò a scivolare, e scivolò, scivolò giù dal tetto dritto nel trogolo e affogò”. Insomma, cari giurati, volete forse credere che un esemplare adulto di lupo sia affogato da solo in qualche centimetro d’acqua, senza che vi sia stata alcuna prevaricazione fisica? Ancora non vi bastano le prove per giungere all’unica conclusione possibile, ovvero che il mio cliente e i suoi simili sono stati oggetto di violenza e di odio razziale da parte di questa bambina crudele?

Il mio assistito, come lui stesso ha testimoniato, ha incontrato per la prima volta la Sig.na Rosso qualche mese fa, mentre per la sua attività di catering biologico trasportava nel bosco un carico di biscotti al cocco. Poche ore dopo la suddetta bambina inseguiva il mio assistito, il quale è stato miracolosamente salvato dal sopraggiungere dei servizi civili, con un’accetta da boscaiolo. Ha in seguito sostenuto di aver pensato che la scatola che il sig. Lupo trasportava contenesse bombe carta, affermando nuovamente di aver agito per la propria incolumità. Il pacco in questione, per correttezza dei fatti, è stato consegnato dal sig. Lupo alla scientifica, la quale ne ha appurato l’inoffensività . È ora a disposizione dei giurati, qualora ne volessero vagliare il contenuto.

Nei mesi successivi il mio cliente è stato vittima di ripetuti agguati con armi da fuoco, tentativi di incendio doloso e consegna di pacchi bomba. Vive nel terrore perenne e, come può certificare il presente documento medico, è soggetto a crisi ipertensive e a manie di persecuzione. Lo psichiatra che lo ha in cura potrà testimoniare, se chiamato al banco, che l’imputata è presente nei sogni notturni del mio cliente, incubi nel corso dei quali la suddetta, dopo aver fatto a brandelli il corpo del sig. Lupo e di tutta la sua famiglia, giunge addirittura a cibarsene. Non può recarsi presso il posto di lavoro senza rischiare di rimanere vittima di una qualche forma di attacco da parte dell’imputata e, anche qualora gli attacchi non si verifichino, il mio cliente è bloccato da crisi di panico che impediscono lo svolgersi regolare delle sue attività. A tal proposito, ritengo che l’imputata debba essere considerata colpevole di ogni accusa e sottoposta a un adeguato periodo di reclusione, in modo che il mio assistito possa circolare liberamente e riesca a ottenere l’aiuto psicologico di cui abbisogna per il superamento dei traumi che l’hanno privato prima del nonno, in seguito dello zio e infine della stessa salute mentale. Proprio per questo, domando il massimo della pena, tenendo anche conto delle false deposizioni che da alcuni anni l’imputata continua a rilasciare e che sono state scrupolosamente registrate dai presenti fratelli Grimm. Inoltre, richiedo una pena adeguata anche per la Sig.ra Nonna e il Sig. Cacciatore, colpevoli di traffico di sostanze stupefacenti e di favoreggiamento nonché occultamento di lupicidio.

E con questo ho concluso, Vostro Onore.

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Giulia Gaveglio
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26 anni, una laurea in filosofia, una ricerca spasmodica del dubbio, un amore per i gatti, per i ponti, per tutto quello che sta sul filo del rasoio.