Forma alla relazione: il valore dell’Interaction Design

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Verso il futuro
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5 min readOct 17, 2014

Obiettivo del design, e quindi anche dell’interaction design (IXD), è individuare e sviluppare soluzioni progettuali (siano esse prodotti, sistemi o servizi) in grado di facilitare e potenziare le capacità d’azione dell’uomo in relazione alla realtà e ai contesti in cui egli vive. All’IXD viene affidato il compito di dare forma alle soluzioni, risolvendo problemi funzionali e formali, e di tradurle in artefatti tangibili.
Ma se considerato da una prospettiva più ampia, l’IXD rappresenta uno dei possibili linguaggi di relazione che il design, e il designer, mette in atto al fine di veicolare i messaggi che gli artefatti portano con sé: l’IXD trasferisce significato dai prodotti ai destinatari. Ovvero, forma la relazione. Ed è proprio questo il valore che la disciplina può offrire all’interno del panorama dell’esperienza.

Siamo nell’era del consumatore: la persona è al centro. Le soluzioni e le strategie progettuali devono quindi essere mirate a comprenderne, a soddisfarne e ad anticiparne bisogni e aspettative.

In questo contesto, l’obiettivo del design dell’interazione è quello di progettare artefatti in grado di sostenere le persone nella loro vita quotidiana e professionale, ossia di generare esperienze che facilitano e potenziano il modo in cui le persone lavorano, comunicano e interagiscono.

Possiamo concordare con la definizione data da Winograd nel 1997 che descrive l’IXD nella sua complessità come “la progettazione di spazi per la comunicazione e l’interazione umana”.

Tuttavia spesso quando si parla di IXD l’attenzione è focalizzata principalmente sul tema dell’interfaccia, ossia sulla forma che assumono le soluzioni progettuali.
Appropriato, ma non esaustivo: la forma (nelle sue caratteristiche estetiche e funzionali) rappresenta un aspetto essenziale del design proprio perché “soddisfa i bisogni per i quali è stata creata”. Una forma propria e appropriata risponde e interpreta l’intenzione progettuale dalla quale scaturisce. Ciò significa che la forma, l’interfaccia, è da intendersi in senso ben più ampio come artefatto tangibile risultante del processo di progettazione.

Di fatto, l’IXD si occupa in maniera più estesa di progettare interfacce per la fruizione e l’esplorazione di contenuti. L’interfaccia coinvolge tanto gli utenti quanto i contenuti che questi intendono fruire, mentre l’interazione riguarda i messaggi (gli input e gli output) che vengono scambiati tra contenuti e fruitori attraverso l’interfaccia .

L’interfaccia rappresenta cioè lo strumento, il mezzo, la forma, attraverso la quale le persone interagiscono, instaurando relazioni con i contenuti al fine di raggiungere determinati obiettivi o di soddisfare determinati bisogni.

L’interfaccia mette in atto il fine del progetto e ha valore di interpretante del problema.

Il vero oggetto di indagine dell’IXD dunque non è tanto l’interfaccia quanto il processo di interazione, la relazione che si instaura tra contenuti e persone (gli utenti fruitori) all’interno della quale l’interfaccia rappresenta l’artefatto tangibile, l’oggetto che abilita la relazione.

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Proprio per questo motivo il concetto di relazione assume nell’IXD una centralità fondamentale.

Il progetto non deve solo interrogarsi sulla forma dell’artefatto, bensì sulla forma della relazione (tra utente e contenuti) che quell’artefatto intende generare. Ponendosi questo quesito, il designer progetta una relazione, oltre che un oggetto di relazione.

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Quando mi capita di dover spiegare il mestiere dell’interaction designer uso spesso una metafora che getta luce su quest’ultima affermazione.

Se si paragona l’intefaccia, l’artefatto progettato, a un bicchere di vino e il contenuto al vino stesso, compito del design è individuare e progettare la forma di bicchiere più idonea a esprimere al meglio le caratteristiche del vino: il bouquet, il gusto, l’equilibrio e il finale del vino sono influenzati dalla forma del calice nel quale viene consumato. Ci sono calici per i vini rossi, bianchi, per le bollicine e per quelli liquorosi. In ogni caso la forma del calice segue la funzione.

Compito del designer è quindi quello di generare/progettare una relazione biunivoca tra utente e contenuti che deve identificare nuove intersezioni tra due mondi: il mondo dell’utente e quello del prodotto o del servizio. Fino a farli sovrapporre. Fino a far sì che l’utente possa sentirsi parte del mondo di contenuti o di prodotti di cui sta fruendo. Fino all’attivazione del processo di identificazione.
È proprio l’instaurarsi di questa relazione, di questa intersezione o sovrapposizione, che genera nuove esperienze e rende possibile il processo di fidelizzazione.

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Ecco allora che il bicchiere, attraverso la sua specifica forma, diviene oggetto di relazione, attivatore e mediatore della relazione che si instaura tra il vino — il contenuto — e chi lo gusta — l’utente. Si potranno così apprezzare pienamente tutte le caratteristiche del vino, degustarlo come merita, e vivere un’esperienza del gusto.

Ma c’è di più.

Ogni volta che l’interaction designer progetta un’esperienza deve interrogarsi anche sul senso della relazione; deve quindi domandarsi cosa significa progettare un senso, un significato. Detto altrimenti, deve interrogarsi sul progettare una relazione capace di veicolare significato. E di restituire valore.

Il medium è messaggio — Marshall McLuhan

L’IXD instaura relazioni dotate di senso che rendono i prodotti e i servizi desiderabili da parte degli utenti, la natura di queste relazioni può essere concepita come un processo in evoluzione: dalla mera soddisfazione dei bisogni, passando attraverso la soddisfazione che si trova nell’uso (joy to use) o nel possesso (joy to have), fino ad arrivare ad un vero e proprio coinvolgimento della persona (engagement).

Ecco qual è il valore dell’IXD all’interno dell’economia dell’esperienza: progettare relazioni di valore per gli utenti che le fruiranno.

Così facendo l’IXD media tra la complessa natura degli artefatti progettati e gli effetti di senso che questi producono. In questo modo riporta il consumo alla sua più genuina forma di fruizione: fornire alla “comunità umana” (alle persone) i mezzi più idonei e meglio concepiti per affrontare la propria esperienza”.

Questo è il sesto articolo della serie “Il valore del design nell’economia dell’esperienza”. Nella stessa serie:

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