Progettare attraverso il futuro

Sketchin estende la sua offerta per aiutare le aziende e le comunità a rispondere alle sfide che il futuro ci sta ponendo dinanzi.

Luca Mascaro
Verso il futuro
8 min readOct 1, 2020

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Photo by Photos Hobby

Quando ho fondato Sketchin, quattordici anni fa — sì, lo so, il suo compleanno sarebbe il 10 ottobre, e questo annuncio lo anticipa solo di una manciata di giorni — avevo l’ambizione di progettare strumenti digitali che migliorassero l’esperienza delle persone, allora spesso alle prese con interazioni complesse e frustranti. Le cose nel frattempo sono cambiate, i prodotti e i servizi digitali si sono evoluti e anche la capacità del design di elaborare soluzioni sempre più semplici, coinvolgenti, immediate, sulla spinta di una trasformazione tecnologica in continua accelerazione.

In questi 14 anni si è anche precisato ai miei occhi il ruolo del design: quello di grande interprete delle potenzialità tecnologiche e dei comportamenti delle persone, capace di individuare gli spazi di opportunità e di miglioramento delle prime a servizio delle seconde. Detto ancora più semplicemente: il compito del design, secondo me, è capire come utilizzare la tecnologia per far vivere alle persone esperienze sempre al di sopra delle loro aspettative. Dal 10 ottobre 2006 a oggi questa è stata la grande intuizione che ha sorretto, senza vacillare, le attività dello studio.

Ma sarebbe un po’ miope, da parte nostra, limitare la nostra attenzione alla tecnologia, al design, ai prodotti, ai servizi, ai sistemi, ai pixel, ai blueprint, ai prototipi… insomma a quell’ “avventurismo tecnologico” — detto con le belle parole, un po’ impertinenti, di quel geniaccio di Carl Woese — a cui sembra ridursi a volte il nostro lavoro. Il nostro studio fa parte di un mondo più vasto, immerso nel continuo flusso del divenire e delle trasformazioni: ambiente, società, mercato, persone… , la complessità del reale spinge anche noi ad affrontare dilemmi e a interrogarci sulla natura del nostro operare e sui servizi che possiamo offrire.

Le cinque forze del cambiamento

Quest’anno è stato emblematico: l’epidemia che ancora flagella il mondo è stata il cambio di paradigma delle nostre esperienze, paragonabile — per portata ed effetti sui comportamenti — a una guerra, alla diffusione di internet, all’uso dello smartphone. Ma lo sappiamo, nessun cigno nero è davvero tale, quello che falla è la nostra capacità di anticiparlo, mentre i segnali o gli elementi che concorrono alla trasformazione sono già presenti. Sono segnali deboli, il quadro si compone solo con un grande sforzo di interpretazione e grande attenzione, ma è un’operazione possibile.

In questo caso, di pandemia si parlava già da tempo, solo non si sapeva che forma avrebbe preso — e ci è andata tutto sommato benino, vi ricordate l’ebola in Centrafrica di un paio di anni fa? In Svizzera ci furono un paio di casi… -, il cambiamento climatico e le sue minacce hanno preso un ruolo di primo piano nel dibattito pubblico e nell’agenda scientifica, politica ed economica mondiale; la popolazione mondiale continua a invecchiare, la gentrificazione è un fenomeno evidente sia a livello globale che all’interno delle nazioni, e l’economia mondiale è in una fase di lenta recessione da qualche anno, la tecnologia galoppa a velocità esponenziale.

I segnali deboli che influenzano il cambio di paradigma contemporaneo

Abbiamo percepito come la nostra fosse davvero la società del rischio e come la sua gestione ci stesse spingendo risolutamente verso una seconda modernità, e come il cambiamento si stesse muovendo lungo traiettorie ellittiche, non lineari. Da un paio d’anni a questa parte abbiamo cominciato a riflettere sulla dimensione del futuro e delle sue sfide, di come noi, come studio — ma anche come i nostri clienti e le comunità in cui lavoriamo e viviamo — dovessimo cambiare per restare rilevanti, per continuare a fare in modo che il nostro lavoro fosse di valore.

Progettare attraverso lo spettro dei futuri

In breve, la nostra intuizione è stata questa: il nostro ruolo deve essere quello di aiutare i nostri clienti — soprattutto aziende, ma anche organizzazioni, enti pubblici, comunità — a esplorare il proprio futuro e a concepire strumenti e servizi che consentano loro uno sviluppo sostenibile.

Il focus dello studio si è esteso per abbracciare una più decisa prospettiva verso il futuro, scegliendo la strada di accompagnare le aziende e le organizzazioni in un’esplorazione del proprio avvenire, anticipando le possibili sfide e utilizzando gli strumenti del design e le opportunità della tecnologia emergente per tracciare percorsi possibili e sostenibili.
Ambizioso? Un pochetto :)

Ma proviamo a precisare. Intanto il futuro, di per sé non esiste, è una possibilità che può o meno verificarsi. Il futuro è quindi uno spettro di eventualità, alcune praticamente certe, altre probabili, altri ancora inverosimili. Quello che facciamo, come persone e come gruppi, è scegliere — più o meno consapevolmente — quello che preferiamo, che più ci soddisfa sulla base delle informazioni in nostro possesso. Come persone, esploriamo il nostro avvenire e diamo una direzione alle nostre azioni, tracciando così il nostro personalissimo percorso.

Il futuro si definisce progressivamente e permette a quanti sono in grado di interpretare le informazioni, di programmare e progettare la propria evoluzione. In altre parole, è possibile trattare il futuro con un approccio progettuale, con tutte le cautele del caso. Più remoto è il futuro, più aumenta il margine di aleatorietà.

Lo stesso ci proponiamo di fare con i nostri clienti: li vorremmo aiutare a guardare in avanti per capire quale direzione è per loro preferibile, quella che vogliono imboccare in funzione delle loro ambizioni, valori, opportunità. Inoltre li vorremmo aiutare a comprendere quale sarà il loro ruolo nel lungo termine, ma anche a gestire la transizione da adesso ad allora.

Tre anni fa abbiamo cominciato a farci queste domande, e poco dopo — ma sommessamente, dietro le quinte, per prepararci all’industrializzazione di questo nuovo filone di servizi — abbiamo cominciato a stabilire delle partnership con alcuni clienti coraggiosi per sviluppare i loro servizi e prodotti del futuro, dal concept al lancio, attraverso discipline quali il venture design, e aiutato organizzazioni a capire il loro futuro di lungo termine attraverso attività di transition design.

I coni del futuro

Adesso, prossimamente e oltre

Il nostro nuovo filone di offerta, che estende quello tradizionale, si dispiega su tre orizzonti temporali.

Now — Da ora a un anno a questa parte

Ci sono dei futuri che sono certi quasi quanto il presente, le cui sfide sono ben definite e che devono quindi essere affrontate. La trasformazione digitale, per esempio, rientra perfettamente in questo tipo di orizzonte. A questo tipo di sfide risponde l’offerta tradizionale dello studio.

In un momento come questo, che abbiamo chiamato di continuità ibrida, trasformare i propri prodotti, servizi e processi per rispondere alla mutazione dei comportamenti delle persone, è diventata una necessità improcrastinabile.

Near Future — Da 2 a 4 anni da ora

La dimensione del futuro si accentua quando si affronta questo orizzonte. Nell’ambito del mercato e della tecnologia le cose sembrano — la cautela è d’obbligo — aver raggiunto un minore livello di incertezza: progressivamente le tecnologie emergenti entreranno in una fase di maturità e quindi potranno essere adottate in tempi certi, allo stesso modo il quadro normativo si sta precisando e comincia a regolare alcune aree grigie.

Questo permette alle imprese, per la prima volta dopo decenni, di definire un orizzonte di trasformazione pianificando il salto tecnologico a breve e a medio termine con criterio, e permette di guardare al futuro con un approccio progettuale e industrializzato: è possibile quindi progettare e lanciare il prossimo business dei nostri clienti.

Abbiamo realizzato un percorso di questo genere con Flowe, una IMEL (Istituto di Moneta Elettronica) e una benefit corporation che fa parte del Gruppo Bancario Mediolanum. Abbiamo da poco concluso un percorso di venture design e concept to launch per definire una nuova esperienza d’uso degli utenti attraverso un’app nativa, che oltre a conto e servizi di pagamento potesse offrire anche un vero e proprio ecosistema incentrato sul miglioramento, la sostenibilità e il benessere.

Abbiamo aiuto Flowe a concepire un modo diverso e sostenibile di fare banca e di gestire il risparmio

Next Futures — tra 10 anni e oltre

Nel caso di un futuro remoto, la fantasia può correre libera. È lo spazio dell’immaginazione. Possiamo dire, senza tema di essere smentiti, che nel 2375 ci sarà un’Egemonia Galattica. Questa affermazione non è né vera né falsa…

Se invece interpretiamo correttamente le tendenze già in atto, possiamo fare delle affermazioni probabilistiche: nel 2030, si stima che la popolazione mondiale sarà di 8.5 miliardi di persone. Questo dato ci permette di fare delle ipotesi in molti ambiti: la produttività dei raccolti, la disponibilità di materie prime, l’abitare, l’andamento macroeconomico globale, qualche ipotesi sugli assetti geopolitici…, ma il margine di incertezza è ancora altissimo. C’è tutto il tempo perché un asteroide ci possa colpire e allora addio.

È possibile però, con questi presupposti, sviluppare scenari ipotetici per promuovere la transizione verso una direzione sostenibile. L’abbiamo fatto sulla città di Lugano, per esempio, utilizzando gli strumenti del transition design e del futurescaping per provare a immaginare come sarebbe stato viverci nel 2040.

Abbiamo immaginato un nuovo sistema di mobilità per Lugano e il Ticino, insieme a un nuovo modo di vivere la città.

Il design è fondamentale per immaginare quale sarà il futuro preferibile nei prossimi 10 anni, comprendere quali tecnologie saranno mature per allora e da qui partire in un percorso a ritroso che consenta di comprendere che tipo di esperienze vivranno le persone. Individuare poi quali saranno le piattaforme tecnologiche e operative che le abiliteranno e, infine, definire una roadmap per colmare il gap tra quella visione e il presente.

Una nuova missione per Sketchin

Riassumendo, se mi avete seguito fino a questo punto, ecco la nuova missione di Sketchin: aiutare le aziende a esplorare e affrontare il loro futuro lanciando nuove imprese, evolvendo le organizzazioni, potenziando l’esperienza umana e definendo trasformazioni di business che creino valore sostenibile nel tempo.

Il viaggio che ho iniziato con Sketchin e le sue persone è stato fino ad ora interessante, emozionante, ricco di sfide e di qualche inciampo lungo la strada, ma il futuro è anche una scoperta, per questo è così bello andargli incontro.

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Luca Mascaro
Verso il futuro

CEO @sketchin. Passionate of japanese culture in my spare time.