Net neutrality: cos’è e perché deve interessare tutti noi

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3 min readDec 5, 2017

In questi ultimi giorni si fa un gran parlare di net neutrality, ma perché? Un evento ha riacceso l’interesse su questo tema: il voto da parte della Federal Communication Commission per eliminare questa norma negli USA.
La FCC è l’ente statunitense che regola le comunicazioni federali e proprio in questi giorni sta discutendo se e come revisionare la legge del 2015 che stabilisce il principio della neutralità della rete, allora fortemente voluta dall’amministrazione Obama.

Ma cos’è questa net neutrality? Perché è così importante per tutti noi?

La sua definizione non è semplice, ma generalmente con questo termine si intende il principio secondo cui i provider dei servizi internet devono trattare tutti i dati allo stesso modo, senza discriminare utenti, contenuti, siti internet, piattaforme e applicazioni o metodo di comunicazione.

Per capire meglio basta fare un esempio: senza la neutralità della rete sarebbe possibile pagare per un servizio che permette di navigare sui siti web, ma non di ricevere e-mail, oppure che permette di accedere solamente ai maggiori social network, ma non a piattaforme di streaming video.

È facile immaginare come la decisione negli USA possa influenzare anche quello che accadrà nel vecchio continente e in tutto il resto del mondo. Soprattutto sarà un ottimo precedente per tutti quegli Stati che hanno intenzione di adottare delle norme simili.

Ovviamente la decisione dell’ente americano non avrà una ripercussione diretta in Europa, dove esistono delle leggi apposite, anche se la nostra normativa non è esente da critiche. Fin da subito, infatti, è stata accolta in modo discorde, perché da alcuni ritenuta troppo debole e perché permetterebbe delle scappatoie.

Gli eventi statunitensi hanno quindi dato il via a un grande dibattito globale sui principi che devono regolare internet: dibattito che vede opporsi chi è a favore e chi è contrario alla neutralità della rete, con tutte le sfumature possibili, dai più radicali ai più moderati.

Questa discussione pubblica a colpi di tweet e di post si sta accendendo sempre di più: la piattaforma apposita per sottoporre commenti all’ente americano ha ricevuto 22 milioni di commenti. C’è solo il sospetto che a sostenere le posizioni di Trump e del nuovo chairman della FCC Ajit Pai contro la net neutrality sia un esercito di bot

Una delle conseguenze più temute dell’abolizione della neutralità della rete è l’aumento dei costi: il consumatore potrebbe trovarsi a pagare di più per avere dal proprio gestore il servizio completo, con l’esito che chi invece non lo comprerà avrà un accesso a internet mutilato.

Non si tratta di scenari futuri o lontani: in Portogallo si sta già iniziando a dividere l’offerta in pacchetti di rete venduti separatamente: messaggistica, social, video, musica ed email. Ognuno con un suo costo ed ognuno acquistabile singolarmente e indipendentemente dagli altri.

La net neutrality è uno dei pilastri su cui è nato e cresciuto internet per come lo conosciamo, inizialmente come principio implicito e poi invece regolato tramite delle leggi. Ma proprio queste leggi ora sono sempre più messe in discussione, e la decisione della FCC potrebbe aprire nuovi scenari inediti e, secondo molti, drammatici. Il timore è che si crei una frattura fra un internet di serie A e uno di serie B, tra chi può permettersi l’accesso a tutti i servizi e tra chi invece avrà delle limitazioni. Negare la net neutrality significherebbe creare la possibilità di squilibri, di una rete meno libera e più chiusa: in questo caso non si tratta della larghezza della banda o della velocità di connessione, si tratta del fatto che in certi casi non si potrà accedere a determinati contenuti, piattaforme o siti.

Ne va di un internet aperto e libero: un tema caldo, e come potrebbe essere altrimenti? È un qualcosa che riguarda tutti noi: non il nostro futuro, ma il nostro presente.

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