I miei business coach: Prima puntata — Antonino Cannavacciuolo

Ciccio Rigoli
SLAMwork
Published in
5 min readMay 22, 2018

Con questo post inizio una nuova rubrica dedicata ai miei business coach. Persone da cui ho imparato come fare il mio mestiere, a volte anche involontariamente, che mi hanno dato qualcosa e a cui mi ispiro. Ma scordatevi tutti i life coach di cui avete sentito parlare, quelli che vogliono farvi diventare ricchi in 24 ore o che sanno come si fa. Che se poi sapessero davvero come si fa a diventare ricchi sarebbero ricchi loro e basta e chi se ne frega degli altri.
In questa prima puntata parliamo dell’uomo che mi ha insegnato come avere cura di quello che si fa e la concentrazione:
Antonino Cannavacciuolo, lo chef più conosciuto d’Italia o quantomeno più presente sul palinsesto di La8.

Io sono un fan di alcuni programmi televisivi. Ad esempio seguo sempre 4 Ristoranti con Alessandro Borghese oppure alcune porcate su Dmax che mi resettano completamente il cervello facendomi vedere gente che mangia, ripara macchine, si fa tatuaggi improbabili o viene controllata all’aeroporto.

Tra i miei programmi preferiti spicca sicuramente Cucine da incubo. Mi rassicura, il plot narrativo è sempre lo stesso e alla fine il Bene trionfa sempre. In breve, a beneficio di chi non sa di cosa stiamo parlando, ecco come funziona Cucine da incubo:

  • C’è un ristorante che va male. Ma non male perché attraversa una crisi passeggera, fa proprio schifo. Si mangia male, la cucina è sporca, l’arredamento pare uscito da una sit-com americana degli anni Settanta, il cuoco scazza con la cameriera che scazza con il titolare che scazza con i clienti e, insomma, la fine si approssima;
  • Così non si può andare avanti. Dall’Iperuranio degli chef, su una macchina sponsorizzata arriva Lui, il Demiurgo, l’uomo che risolverà tutto: Antonino Cannavacciuolo con le sue manone sante che non si fa problemi a usare sulle spalle dei gestori dei ristoranti;

Antonino mangia (malissimo) nel ristorante vuoto, e parte con un cazziatone che al confronto quello che ti faceva tuo padre quando ti avevano sospeso a scuola perché ti avevano pizzicato nei bagni a fumare era una passeggiata di salute.

Dopodiché Antonino assiste al servizio serale in cui il locale si riempie e le attese si fanno infinite, il cameriere scazza col cuoco, la gente in sala sente le urla e se ne va senza aver mangiato, i piatti arrivano freddi, insomma, manca solo l’ingresso degli ispettori dell’’Ufficio d’igiene della ASL e la disfatta sarebbe completa. Tutti a nanna, ci vediamo domattina;

  • Antonino fa fare qualche attività per riunire il gruppo e far ritrovare la squadra e miracolosamente nessuno scazza più con nessun altro. Insegna qualche piatto nuovo ai cuochi, la sua squadra di arredatori intanto ristruttura il locale che diventa una roba fighetta che pare uscita da una rivista di design, alla riapertura tutto va benissimo e il locale è pieno, la gente è felice, tutti si amano, il cameriere limona col cuoco per quanta gioia ha nel corpo, Antonino ringrazia tutti e fa i complimenti per la ritrovata unità;
  • Cannavacciuolo esce soddisfatto dal locale dopo aver distribuito manate sulle spalle a destra e a manca, fa una battutina sull’aver salvato la situazione e saluta tutti con il suo tormentone: “Addìos!”.

Una storia bellissima ogni volta, famiglie che si ritrovano, debiti che si ripianano, acqua che si trasforma in vino e pesci che si moltiplicano. Un messaggio messianico che passa attraverso piatti di pasta, soufflé, timballi, dolci cremosi al cioccolato e cocco che da freschezza. Ma non è questo che mi ha insegnato Cannavacciuolo.

Di cucina non ho imparato molto, ma di come si gestisce uno spazio frequentato dalle persone ho imparato un sacco di roba dall’Antonino Nazionale e dalle sue manone.

L’attenzione per il particolare

Io sono distratto per natura. Non mi accorgo delle cose, lascio le carte in giro, a volte il tavolo di casa mia è una specie di Vietnam di scontrini e cartacce. Se replicassi lo stesso atteggiamento a SLAM, il coworking che gestisco, in pochi giorni ci ritroveremmo sommersi e i clienti scapperebbero a gambe levate.
Quando Cannavacciuolo entra in un ristorante, nota subito i dettagli. Su quel mobile c’è la polvere, il piatto è sbeccato, le tovaglie sporche e così via.

Stando tutti i giorni nello stesso spazio si rischia di perdere di vista e dare per scontate le cose, per questo mi sforzo ogni giorno di vedere con occhio critico se c’è qualcosa fuori posto.

Esempio stupido ma calzante: se in uno dei bagni manca la carta igienica, rischio di mandare all’aria tutto il resto del lavoro perché questa mancanza potrebbe essere quello che rimane in mente a chi viene a lavorare qui.

La semplicità (con quello che si ha)

Inutile proporre centomila cose e farle tutte male, e tutti i ristoranti di Cucine da incubo hanno menu chilometrici con piatti cucinati male. Meglio poche cose, ma fatte bene. Anche questo è un atteggiamento che cerco di riportare: comunico quello che abbiamo e lo faccio funzionare al meglio. Invece che stupire con effetti speciali che poi falliscono, meglio andare dritti al sodo e consentire a chi viene qui di stare bene. A volte basta solo avere una sedia comoda, una connessione che funziona bene e una temperatura corretta dell’ambiente. Che non vuol dire sciatteria o minimalismo, ma attenzione ai bisogni dei clienti.

Sorridere

I cuochi si sentono ripetere sempre che bisogna cucinare contenti, altrimenti i piatti vengono male, e che i camerieri devono sorridere ed essere accoglienti. C’è una frase napoletana che non è stata mai detta a Cucine da incubo ma secondo me Cannavacciuolo ogni tanto pensa, ovvero “‘O cazz nun vuo’ pensier” (spero la traduzione non sia necessaria). Lo stesso avviene nei lavori a contatto con il pubblico: non bisogna avere pensieri estranei.
Chi viene a lavorare qui deve trovare un ambiente bello, confortevole e gente simpatica. Se arriva e trova me nervoso, si troverà a disagio e presumibilmente non tornerà. I miei pensieri devono rimanere lontano da qui, me li tengo a casa. E sorrido, sempre. Per fortuna mi viene abbastanza naturale, o almeno credo.

Per questa prima puntata è tutto, la prossima puntata sarà su uno dei Maestri di vita che davvero mi ha insegnato molto: il Maestro Miyagi di Karate Kid. Sì, quello di “Dai la cera, togli la cera”. Intanto, per il momento, “Addìos!

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Ciccio Rigoli
SLAMwork

Comedian, Book expert, Writer, Dad, Lazy. CEO and Founder at SLAM.