Lo Slam e le sue tribù — Quinta puntata: Poetry Slam Sardegna

Chiara Lugaro
SLAMwork
Published in
4 min readFeb 13, 2019

Mamma Mia, here we go again, cantavano gli Abba. Il titolo calza a pennello per descrivere l’andamento della nostra rubrica “Lo Slam e le sue tribù”, una rubrica che forse barcolla ma di certo non molla, al contrario, resiste e persiste cocciuta.

Ma perché continuare imperterriti a percorrere un sentiero irto di pericoli, rischiando di graffiarci con cespugli di rovi, di cadere in un fosso o, benissimo che vada, di finire a piè pari sopra una cacca di mucca? “Adrenalino-dipendenza”? Masochismo? Semplice stupidità?

Sia come sia, noi ci crediamo e quindi restiamo qui, mai paghi di mostrarvi la grande bellezza dello Slam made in Italy.

Dopo la Toscana di Fumofonico della scorsa puntata, abbiamo deciso di muoverci verso sud per una nuova esplorazione, e ci siamo imbattuti in quei pazzi (non per modo di dire) del circuito Poetry Slam Sardegna. Il gruppo in questione, distaccamento regionale della LIPS — Lega Italiana Poetry Slam — , si presenta come un agglomerato di “zone temporaneamente autonome di libera espressione, ascolto e partecipazione — pubblici, testi, voci, collaboratori benvenuti — e poesia”.

Dopo una descrizione così esaustiva non ci resta che lasciare la parola al collettivo poetico.

Innanzitutto un po’ di chiarezza, quando e come nasce il circuito di Poetry Slam Sardegna?

Poetry Slam Sardegna: Tra i 500.000 e i 100.000 anni fa c’erano già stati alcuni slam in Sardegna, ma è in attesa dell’ondata del primo campionato LIPS che si incomincia un vero e proprio circuito regionale. In alcune questure occupate e sopra barbacani di castelli aragonesi rasi al suolo si sono manifestati desideri di esporsi all’epidemia virale del linguaggio poetico performativo che si aggirava tra i continenti, e sguinzagliare archetipiche yeti gennargenti nelle camerette e nei telefonetti post 2010.

Quali sono le aree della regione in cui la risposta del pubblico è stata più positiva? Per capirci, dove non vi hanno lanciato neanche un pomodoro?

PSS: A Gavoi patate, a Ozieri cipolle, ad Alghero egragopili, a Sassari bucce di lumaca, a Cagliari poetti, a Quartu cani, a Oristano stellette ninja, a Orani statue, a Siniscola note musicali, a Bosa sedie, a Olbia niente, a Porto Torres rifiuti radioattivi, a Nuoro libri.

Abbiamo dunque appurato che non ci lanciano pomodori neanche agli anti-slam: una nota di vanto, certo, ma con un pizzico di rammarico.

Parlate di trovare di “spazi di libera espressione”, ma cosa intendete esattamente? Non sarà il fantozziano “rutto libero”, vero?

PSS: Può darsi. Sta a te. Non c’è censura. In Sardegna finora si son messi il minor numero di limiti possibile lasciando che il rapporto si sviluppasse tra pubblico e poeta. Ha comportato nudità pubblica (integrale o meno), collutazioni amorose e omoerotiche con conseguenti irreparabili fratture ossee, o semplici stiramenti, passamontagna tra il terroristico e il rapinatore a voce armata. Poesie concrete come il rutto, sia libero alla Ugo Uti o disciplinato alla Decio Pignatari — Gilberto Mendes sono il minimo.

Qual è il vostro rapporto con la tradizione poetica sarda? Vi è anche lì una componente orale abbastanza importante?

PSS: Gli organizzatori del più importante premio di poesia in lingua sarda del mondo, il Premio Ozieri, hanno deciso di dedicare una sezione al Poetry Slam. Il Premio Ozieri è comunque un premio che si basa, come la stragrande maggioranza dei premi di poesia al mondo, sullo scritto. Si tratta di un dato che va inserito nel complesso rapporto che si va sviluppando tra le istituzioni della poesia (spesso legate alla forma scritta e alla trasmissione a mezzo stampa) e le, nuove e antiche, forme della poesia. Ozieri, tuttavia, è anche la patria delle Gare di Poesia, gare tra poeti improvvisatori che seguono metriche rigorose e riscuotono a tutt’oggi un grande successo di pubblico in piazza.

Il Poetry Slam ha finora seguito dinamiche molto diverse da quelle della gara poetica e non ha trovato un luogo e un tempo di contatto diretto, anche se certo lo desidera.

Infine, pensate che invecchiando abbandonerete le vostre aspirazioni poetico-sociali, oppure intendete continuare a fare poesia fino a quando porterete la dentiera?

PSS: Sono già abbastanza invecchiato. Più della dentiera (che mai avrò perché i miseri contributi ENPALS non me la faranno permettere) sono preoccupato per l’avanzata del tartaro che mi sta rendendo fin troppo sibilante la ‘s’. Insomma, urge una visita dal dentista.

Nella prossima puntata parleremo con un altro collettivo poetico, se non volete perdervi neanche una puntata iscrivetevi alla nostra newsletter. Basta un minuto e potete farlo da questa pagina. Zero spam, tutto SLAM.

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