Lo Slam e le sue tribù — Sesta puntata: Mitilanti

Chiara Lugaro
SLAMwork
Published in
6 min readMar 14, 2019

Ebbene sì, che vi piaccia o no, la rubrica poetica più scomoda dell’Internet — “Lo Slam e le sue tribù” (e quale sennò?) — è tornata, e ancora una volta la dichiarazione di intenti è una e una sola: combattere strenuamente per la poesia.

Anche se può sembrare strano, nella patria del calcio e delle gioie della tavola (e non solo) fare poesia non è esattamente la preoccupazione principale dell’animale italico, non è nemmeno nella sua top ten, anzi forse viene vista più come una di quelle cose che vanno fatte una volta nella vita (e già è tanto).

Ma a noi piace combattere contro lo status quo, e in questo Il Poetry Slam pare fare al caso nostro: sebbene sempre di poesia si tratti, la gente agli slam ci va e, cosa ancora più assurda, ci ritorna, si diverte, ne parla… Una rivoluzione, che noi abbiamo intenzione di diffondere il più possibile!

Dopo l’incursione in Sardegna della scorsa puntata passiamo quindi ad un’altra tribù che ha attirato la nostra attenzione: parliamo dei Mitilanti, che si definiscono laconicamente con la frase “poesia performativa con base alla Spezia”. È un collettivo nato nel 2015 e composto da Andrea Bonomi, Andrea Fabiani, Filippo Lubrano, Alfonso Pierro e Francesco Terzago. Vediamo se con me sono un po’ più prolissi.

Partiamo dalle origini, com’è nato i “Mitilanti”? E perché quest’inversione consonantica? Per che cosa combattete?

Mitilanti: Il nome Mitilanti mette insieme i mitili, cioè il prodotto tipico della nostra città (anche se qua li chiamiamo “muscoli”) e l’idea della militanza. Volevamo trasmettere l’immagine di un gruppo agguerrito, pronto a battersi per la diffusione della buona poesia (quantomeno di quella che secondo noi è buona poesia), senza compromessi. Ma anche fortemente radicato sul nostro territorio, che ha la fortuna non casuale di chiamarsi “Golfo dei Poeti”.

Siete di La Spezia. Come si caratterizza il contesto sociale in cui vi muovete con il vostro lavoro?

M: Il nostro motto, “è ancora un golfo per poeti”, nasce dalla consapevolezza che questo territorio è stato e deve tornare ad essere un buon posto in cui fare poesia. Spezia (per noi, sempre e comunque senza articolo: l’articolo è per i foresti) è una città caratterizzata da scorci d’una bellezza sorprendente (proprio nel senso che non te l’aspetti) nella quale, nel tempo, sono state aperte profonde ferite: l’arsenale militare, il porto mercantile, la centrale elettrica a carbone (beffardamente intitolata a Eugenio Montale). Un territorio di contrasti, in cui il bello e il brutto si alternano e dialogano, comunicano un conflitto che a volte sembra armonizzarsi e a volte sembra urlare. In questi anni, con i nostri poetry slam e con gli spettacoli che abbiamo organizzato, portando qui i migliori interpreti della poesia performativa italiana, siamo riusciti a creare un ambiente in cui per la poesia c’è accoglienza, predisposizione all’ascolto e alla condivisione. Quello che stiamo cercando di creare è qualcosa che ha a che fare con la parola “comunità”.

Il gruppo è composto da cinque persone apparentemente abbastanza diverse fra loro. Si è mai rivelato un problema per voi lavorare ad un progetto comune date le differenze dei vostri percorsi individuali?

M: Basterebbe leggere qualche passaggio delle nostre chat WhatsApp per rendersi conto di quanto sia difficile! Però abbiamo cercato di rendere le nostre differenze una risorsa. Abbiamo tutti e cinque caratteristiche profondamente diverse e diversi modi di approcciare la poesia: il trucco è far in modo che si sommino invece di annullarsi o limitarsi. Crediamo sia davvero un valore aggiunto avere all’interno del nostro collettivo un vicecampione nazionale di poetry slam come Andrea Fabiani, un artista di strada come Alfonso Pierro, uno che scrive su Nazione Indiana e Nuovi Argomenti come il Marchese Terzago, una sensibilità del quotidiano come quella di Andrea Bonomi e la dimensione internazionale e di viaggio di Lubrano.

Un buon esempio di come il collettivo suoni meglio della somma dei singoli può essere il nostro ultimo progetto “Casa dentro”, un libro/cd sul tema del viaggio che abbiamo realizzato insieme al musicista Michele Mascis. Grazie alle nostre competenze e alle nostre diverse storie abbiamo potuto gestire in quasi completa autonomia — muovendoci sempre in un’ottica di collaborazione — tutto il processo creativo, dalla scelta dei testi, alla grafica, alla realizzazione dell’oggetto libro.

Più nello specifico, che tipo di attività organizzate? Con la cultura si mangia?

M: Nei nostri quasi quattro anni di vita come Mitilanti abbiamo organizzato svariate iniziative, dai poetry slam con il marchio “Senti Che Muscoli SP!” a vere e proprie rassegne di poesia, come “Palamiti”, con cui, come dicevamo prima, siamo riusciti a proporre al pubblico spezzino il meglio del panorama italiano della poesia performativa.

Due anni fa poi abbiamo organizzato “Mitilanza #1 — gli spazi mobili della poesia”, un convegno che ha riunito alla Spezia oltre cento poeti provenienti da tutta Italia che per due giorni hanno discusso (anche animatamente) di poesia, in quattro diverse tavole rotonde, e dato vita a un evento senza precedenti, almeno da queste parti: dieci reading simultanei in dieci diversi locali del centro storico, in modo che per un’ora alla Spezia ci fosse, quasi dappertutto, solo poesia.

Poi ci sono i nostri spettacoli di poesia con musica: “Casa dentro” con Michele Mascis e “Poeta non è un lavoro”, una riflessione in poesia sul mondo del lavoro, creato insieme a Manuel Picciolo.

Poi c’è la nostra Palestra di scrittura creativa, giunta alla terza edizione, con le Masterclass come quella con Walter Siti dello scorso anno.

E poi altri progetti in cantiere, sempre volti a portare la poesia dove dovrebbe davvero stare, ovvero tra la gente, nella realtà.

Detto questo no, con la cultura ancora non riusciamo a mangiarci. Per ora riusciamo, ogni tanto, a berci, quello sì.

Domanda cattiva: ma perché il gruppo è composto solo da uomini? È così anche per il pubblico che vi segue?

M: La risposta, parafrasando la biografia del Saggio Fabiani è che… siamo accidentalmente nati maschi. Da parte nostra non c’è nessuna preclusione a una presenza femminile all’interno dei Mitilanti. Per noi anzi è un cruccio: ci sarebbe molto piaciuto essere stati avvicinati da qualche ragazza, in questo senso (sì, e probabilmente anche in altri, maliziosi!). Ma la verità è che, almeno sul nostro territorio, e almeno quando abbiamo iniziato, purtroppo — e sottolineiamo: PURTROPPO — le presenze femminili erano rare. Solo sul palco, perché a livello di pubblico in realtà la maggioranza è quasi sempre femminile. Probabilmente per il noto fascino del Marchese.

Scherzi a parte, in generale, per l’equilibrio che abbiamo raggiunto adesso, crediamo sarebbe difficile immaginare l’ingresso di un altro componente nel gruppo, di qualunque sesso esso sia. Però tutto può capitare.

Noi, da parte nostra, non abbiamo mai pensato di scrivere per un determinato genere. Ci piacciono tutti i generi. Più di tutti quelli che applaudono.

Nella prossima puntata parleremo con un altro collettivo poetico, se non volete perdervi neanche una puntata iscrivetevi alla nostra newsletter. Basta un minuto e potete farlo da questa pagina. Zero spam, tutto SLAM.

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