Medium: quando Twitter sfonda i 140 caratteri

L’ossessione per il contenuto nel nuovo giocattolo di Stone, Williams & co.

Dabliu
La Macchina di Turing
2 min readJun 26, 2013

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Dritto all’essenziale.

È più o meno quello che si pensa la prima volta che ci si iscrive e si entra in Twitter. Il panico di dover azzeccare le parole giuste in così poco spazio diventa un’ossessione molto simile a quella della pagina bianca per lo scrittore.

La filosofia che sta dietro Medium, il nuovo giocattolino di Biz Stone e Evan Williams, i papà di Twitter e prima ancora di Blogger, è più o meno la stessa. Nell’era dell’information overload non solo siamo letteralmente inondati di notizie ma nella fase di pubblicazione e lettura dei contenuti siamo assediati da banner, immagini, pubblicità ed intere colonne con foto e orpelli spesso completamente inutili che il 90% delle volte ci fanno dimenticare il motivo per cui siamo arrivati in quella pagina o, da autori, ci distolgono da quello che volevamo raccontare. Non è un caso la fortuna di tool (come Pocket o Instapaper), app (come iA writer), o addirittura funzioni integrate nei browser (vedi il Reader di Safari) che permettono di scrivere e leggere in ambienti puliti e privi di distrazioni.

Medium prevede la possibilità di condividere la bozza del proprio lavoro prima della pubblicazione e ricevere contributi dai collaboratori.

Niente a che fare con esperienze paranormali

Caratteristiche di Medium, al quale ovviamente si accede tramite il proprio account Twitter, sono i contenuti di media lunghezza (ogni medium una volta pubblicato mostra il tempo previsto di lettura), possibilità di votare i post in modo da mandarli in vetrina, editor di testo a scomparsa, possibilità di commentare parti dei post con note a margine e collections, dei contenitori tematici che possono essere pubblici o ad invito e possono essere condivisi fra più collaboratori che con gli stessi interessi.

L’editor a scomparsa, discreto e minimale, è attivabile evidenziando il testo

Un progetto partito ormai un anno fa, che solo oggi sta dando gradualmente agli iscritti la possibilità di pubblicare propri contenuti e che prende in prestito le caratteristiche più fortunate di diversi social: da Tumblr a Pinterest non scordandosi di passare in casa Digg.

Resta da vedere se nell’era in cui riceviamo talmente tante informazioni da non tenere aperta la stessa pagina per più di 10 secondi questa essenzialità, condita con qualche ormai irrinunciabile ingrediente social, riuscirà a far tornare la gente a scrivere…e soprattutto a leggere!

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