Gabriele Lingiardi
Social Mustard
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4 min readNov 10, 2015

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Analisi dei metodi di ricerca

Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook.

Il primo studio si basa soprattutto sulla percezione della qualità di una relazione. Trattandosi di un’analisi scientifica costruita per indagare determinati fattori, è inevitabile il rischio di forzare la percezione, costringendo l’intervistato a razionalizzare processi inconsapevoli o a ricordarsi di sensazioni passate che, ritornate alla memoria, risultano diverse.

Nel secondo studio non viene tenuta in considerazione la frequenza di pubblicazione dei post e il conseguente effetto che può avere sui risultati. La percezione della qualità di una relazione può essere inficiata da repentini cambi di immagine (una foto di coppia tenuta come profilo per poche ore può essere interpretata come un pentimento) così come non viene tenuto in conto il significato più personale che una determinata foto può avere per chi osserva il profilo conoscendo il soggetto interessato.

The function of self-disclosure on social network sites.

Una prima trascuratezza metodologica, seppur a livello più di completezza che di validità della ricerca, è legata ai casi analizzati: dal momento che le basi di partenza di questo lavoro erano fortemente radicate nelle vecchie ricerche sulle interazioni, le interazioni nel social network sono state analizzate a partire da degli atteggiamenti già riscontrati nel mondo reale. Questo ha portato a trascurare usi del mezzo che non fossero legati ad un posizionamento sociale. Molto spesso un utente può interagire su Facebook non solo per presentare se stesso ma, ad esempio, per organizzare qualcosa con un gruppo di persone, oppure per motivi lavorativi e non puramente relazionali.

Come già evidenziato dagli autori stessi il metodo adottato ha portato a notevoli difficoltà che possono avere intaccato la correttezza della ricerca: il sondaggio on line richiedeva quasi un’ora per essere completato e in pochi sono arrivati alla fine, nonostante l’incentivo monetario.

I contenuti dei messaggi sono stati poi classificati dai partecipanti secondo delle categorie predefinite. Un modo sicuramente efficace per sintetizzare e rendere leggibili i risultati ottenuti ma che non tiene conto di diverse variabili, quali il significato intimo di un messaggio privato (che può essere divertente ma anche affettuoso, può essere positivo dal punto di vista grammaticale ma negativo a seconda dell’individuo specifico che legge).

Siccome l’interazione via social network è per lo più immediata, valutare a ritroso le conversazioni fa perdere un aspetto temporale (un post pubblicato a mezza notte può avere un significato diverso se pubblicato di mattina, così nei messaggi privati contano molto i tempi di risposta) che non va invece trascurato.

I Would Like To…, I Shouldn’t…, I Wish I…

La ricerca si articola su tre dei principali social network e analizza la quantità di attività compiute dagli utenti. Si è trascurato però di tenere in conto i collegamenti che questi network possono avere tra di loro. Una foto su Instagram può essere ricondivisa automaticamente su Twitter e Facebook. Non si tratta quindi di compartimenti stagni che non interagiscono tra di loro. Non tanto una carenza di metodo quanto di completezza (e quindi attendibilità) del lavoro.

Si è trascurato di valorizzare il contesto d’uso e molte delle risposte sono state ricondotte entro schemi i quali hanno inficiato la complessità dei risultati fornendo schematizzazioni forse eccessive.

I social network sono stati presi in considerazione soprattutto per le loro funzioni principali e meno per quelle collaterali (Twitter come motore di ricerca, Facebook come chat) e che, di conseguenza, non sono entrate nello studio dei comportamenti, prodotti e desiderati, dai fruitori.

Walk A Mile in Digital Shoes.

Lo spazio in cui viene effettuata la ricerca è un laboratorio dotato di attrezzature tecnologiche per permettere un’esperienza di immedesimazione non ottenibile altrimenti. La coercizione operata da una spazialità ben definita e dai tratti poco familiari può però portare ad un’alterazione della percezione mettendo a disagio il partecipante. Inoltre i volontari che hanno preso parte allo studio, conoscendo lo scopo della ricerca, reso evidente soprattutto dalla presenza di vistose attrezzature, tenderanno ad adeguare le loro risposte in funzione dei risultati attesi.

La simulazione virtuale non è in grado di raggiungere un buon livello di fotorealismo, il quale avrebbe permesso un cambio di punto di vista credibile. È inevitabile, in questo caso, la percezione di essere dentro un ambiente finto. Questa variabile non è però stata considerata e quindi non sono state attuate strategie per ridurre il margine di errore derivato da questa.

The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity.

La base teorica su cui si appoggia il saggio si riferisce soprattutto a ricerche molto antiche, precedenti la nascita dei social network. Queste teorie sono inoltre utilizzate più come risposte a problemi nuovi che come stimolo di ricerca.

Viene indagata la percezione, ma le riflessioni post hoc possono falsare le risposte costringendo a riflettere su una percezione molto spesso non consapevole.

Nel considerare gli User Generated Content non viene però presa in analisi la dimensione reputazione ed economica che può indirizzare il comportamento degli utenti.

Gabriele Lingiardi

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