Caccia all’errore

fabiana.totaro
Social Mustard
Published in
5 min readNov 10, 2015

Analisi e criticità di cinque articoli proposti.

Paper 1
DO WE LOOK HAPPY? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook [Emery, Muise, Alpert, Le]
L’indagine prende in considerazione la rilevanza della pubblicazione del proprio stato sentimentale su Facebook. Viene quindi esaminata una sola piattaforma, indubbiamente tra le più conosciute e diffuse, senza prendere minimamente in considerazione altri social network altrettanto rilevanti che rendono possibile manifestare la situazione affettiva. Sarebbe stato interessante un eventuale confronto su coerenza, modalità, tempi e frequenze di utilizzo nei differenti SNS.
Vengono condotti due studi:
nel primo, sono prese in considerazione 108 coppie eterosessuali di un’università canadese di età compresa tra i 19 e 31 anni.
Si può trattare di un campione un po’ ristretto in quanto la dichiarazione del proprio status può riguardare utenti con età anagrafica diversificata e preferenze sessuali differenti. Inoltre non vengono rilasciati indizi sul tempo passato sul social network, fattore che incide profondamente sull’interesse, modalità e possibilità di presentarsi online in un determinato modo.
Nel secondo studio, basato su 114 studenti di un college americano, i limiti restrittivi a livello di età, provenienza, ritmi quotidiani sono tendenzialmente i medesimi dello studio precedente.
E’ davvero scontata una continuità tra come ci si presenta online e come realmente si è uscendo da uno schermo? Per l’indagine sembrerebbe un aspetto dato per assodato da cui far iniziare la ricerca.

Paper 2
THE FUNCTION OF SELF-DISCLOSURE ON SOCIAL NETWORK SITES [Sonja Utz]

L’autrice conduce l’indagine sottoponendo un questionario a 150 studenti di un’università tedesca. Si tratta, senza dubbio, di un campione d’analisi troppo restrittivo: dei 150 interrogati, già di per sè un numero troppo esiguo per riuscire ad includere a grandi linee le innumerevoli categorie di utenti presenti sui social, solo 60 portano a termine il test. Forse il buono di 15 euro spendibile su Amazon è stato l’unico incentivo per utilizzare quasi un’ora di tempo per rispondere alle domande. Sicuramente un questionario più breve ed immediato avrebbe portato ad un numero largamente più superiore di aderenti.
La piattaforma presa in esame è esclusivamente Facebook, altro aspetto che circoscrive fortemente la ricerca la quale, inoltre, si limiterà a considerare solo studenti, quindi tendenzialmente con le stesse abitudini e modalità di fruizione.
Sonja Utz non ci risparmia qualche ovvietà. Non credo che nessuno si sia stupito nel leggere che un utente tenderà a pubblicare informazioni particolarmente intime utilizzando canali privati, come i messaggi personali. Ed è anche scontato che pubblicare “il bello” riscuote più successo ed apprezzamenti.
Per concludere, servirsi di teorie e studi passati oltre ad essere poco attuali rende poco scorrevole e, a tratti, interessante la lettura.

Paper 3
I WOULD LIKE TO…, I SHOULDN’T…, I WISH I…:Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites [Sleeper, Acquisti, Cranor, Kelleyy, Munsonz, Sadeh]
L’articolo prende in considerazione le modalità di utilizzo, le percezioni e le eventuali modifiche di comportamento di utenti attivi su alcune tra le principali piattaforme SNS come Facebook, Twitter e Instagram.
Per essere considerati attivi basta aver effettuato l’accesso almeno una volta nel corso dell’ultimo mese: si tratta, a mio parere, di un requisito troppo slegato dalla situazione reale e attuale.
Lo studio analizza un campione di 604 partecipanti che devono essere esclusivamente americani, limitando drasticamente una ricerca che potrebbe essere di gran lunga più ampia e variegata.
Inoltre, il bacino utenza preso in considerazione è costituito solo da lavoratori senza però dedicare sufficiente attenzione alla tipologia della mansione svolta e a come questa possa influenzare modalità, tempo e obiettivi di fruizione.
Nel caso in cui un soggetto possieda un profilo su più di una piattaforma, l’analisi si focalizzerà solo su una sola di esse scelta in modo totalmente casuale: viene esclusa la possibilità che il network selezionato possa non essere quello più utilizzato dal soggetto in questione. E una ricerca scientifica ed attendibile non lascia nulla al caso.

Paper 4
WALK A MILE IN DIGITAL SHOES: the impact of embodied perspective-taking on the reduction of negative stereotyping in immersive virtual environments [Yee, Bailenson]
La ricerca viene condotta su un campione di 48 studenti dello stesso sesso, di conseguenza i risultati non saranno estendibili ad altri soggetti con competenze, conoscenze e vissuti differenti.
Inoltre, il premio crediti formativi per la partecipazione all’indagine può rendere quest’ultima poco spontanea e aderente alla realtà.

Paper 5
THE EFFECT OF SOCIAL FACTORS ON UGC-PRODUCTIVITY: Evidence from Flickr.com [Hsiao, Wang]
Il confronto sociale, l’identità sociale e la qualità/forza del legame sociale incidono sulla produzione di contenuti da parte degli utenti, non più fruitori passivi ma veri e propri produttori di valore.
Questo è il messaggio principale del paper in questione.
Studi precedenti hanno dimostrato la veridicità di queste ipotesi e non resta che fidarci dal momento che non viene data in alcun modo l’opportunità di risalire, consultare e analizzare le ricerche in questione.
La scientificità dell’articolo è ambigua: si parla della somministrazione di un questionario senza essere minimamente presentato o descritto, il campione di utenti preso in considerazione manca di una spiegazione adeguata, vengono scelte quattro community ma non vengono rilasciati indizi sul loro target.
La piattaforma presa in considerazione è solo una, Flickr.com. Perchè è stata scelta proprio questa? E perchè la ricerca si è limitata solo ad essa tralasciando gli innumerevoli altri poli di UGC?
Articolo forse poco concreto e approssimativo.

--

--