Con un meme non si può andar via…

Gabriele Lingiardi
Social Mustard
Published in
3 min readNov 19, 2015

Ice Bucket Challenge

Certe volte i meme possono avere un forte valore sociale.

Nato come campagna di sensibilizzazione per la SLA nel 2014 l’Ice Bucket Challenge ha raccolto in pochi mesi un enorme successo. La sfida consiste nel pubblicare un video in cui si dichiara di fare una donazione di 100$ all’ALS, una fondazione per la ricerca contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica e si invita tre amici a fare lo stesso. Chi rifiuta ha però l’obbligo di pubblicare comunque il video e, dopo avere spiegato in cosa consiste la campagna, si deve versare un secchio di acqua gelata in testa. Con l’evolversi della campagna il senso del gioco è stato parzialmente perso, infatti, molto spesso, le persone pur donando eseguivano il ‘rito di punizione’.

Il grande valore della campagna è stato però quello di avere diffuso, attraverso l’uso memetico del video, le riflessioni su una malattia molto grave, spesso dimenticata.

Attraverso l’auto alimentarsi del gioco, grazie al sistema delle nomine, sia le persone comuni che i vip hanno potuto entrare nella rete di solidarietà con un notevole risalto sia in termini di visibilità (i video sono comici, divertenti e attraenti) che in termini di reputazione sociale.

Proprio grazie alla capacità del gioco di mettere in vetrina l’utente coinvolto, in poco tempo, partecipare alla campagna è diventato un dovere imprescindibile, soprattutto per persone la cui carriera dipende dai riflettori e dai media. Ecco alcuni esempi:

Politici come Matto Renzi

https://www.youtube.com/watch?v=R7EUwtBudnI

O George W.Bush

https://www.youtube.com/watch?v=DepakUSDtQE

Hanno preso parte alla sfida con video simpatici che non dimenticavano però di veicolare contenuti socialmente utili e di ribadire l’importanza della lotta alla SLA.

Così anche persone influenti come Tim Cook

https://www.youtube.com/watch?v=f0mLwEo2ilc

O attori

https://www.youtube.com/watch?v=NM3cAyA5jAo

Nonostante la serietà dell’argomento trattato è sempre presente una forte componente umoristica e giocosa. I video di maggiore impatto sono quelli registrati da persone con un’immagine pubblica più distante dai toni leggeri della campagna proprio perché attivano un forte meccanismo di contrasto.

Sebbene non sia dato sapere chi pubblicò il primo video, è noto che la diffusione iniziò grazie al corridore di motocross Jeremy McGarth.

Tra tutti coloro che presero parte successivamente all’Ice Bucket Challenge, Mark Zuckerberg rappresentò uno dei partecipanti che permisero la maggior diffusione. Egli pubblicò infatti la sua penitenza sul suo profilo Facebook e, grazie ai suoi numerosi follower, permise una rapida diffusione della campagna.

Il picco di popolarità di questo meme fu raggiunto in breve tempo ma, con la fine dell’estate, terminò e non venne più ripreso.

Canzoni sottotitolate.

Un altro tipo di meme, questa volta dalla diffusione meno globale ma più legata alla lingua di ogni nazione, è quello dei video musicali con il testo trascritto nei sottotitoli secondo la libera interpretazione di chi ascolta (senza conoscere la lingua). Giocando sull’illusione della parafonia si viene a creare un divertente accostamento tra immagini, testo e parole molto semplice da realizzare (basta possedere un normale programma di editing video) e molto divertente.

Chiaramente, se in Italia i contenuti dei video si potevano riferire anche alle canzoni americane, lo stesso meme si è evoluto negli Stati Uniti riferendosi alle canzoni dai testi scritti in lingue molto distanti dall’inglese.

Un esempio: https://www.youtube.com/watch?v=PhbPus9y7yA

La creazione di questi contenuti avviene grazie a canali e utenti specializzati. Essi raccolgono un vasto numero di seguaci passivi che condividono i contenuti sui social. Non c’è alcun limite però alla creazione di queste parodie se non la creatività.

È probabile che un precursore di questa moda sia stata un’erronea interpretazione del testo della canzone Funky Town. La confusione viene generata dalla frase ‘gotta make a move to a town that’s right for me’ come possibile vedere dal seguente video: https://www.youtube.com/watch?v=OgrDNfrdmrI

Questo gioco semantico risale agli anni ’80, data di pubblicazione della canzone. In assenza di YouTube e di internet la frase incriminata venne vista come un particolare caso di messaggio nascosto o, per i meno cospirazionisti, come un divertente esempio della facilità con cui la mente viene ingannata.

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