Criticità metodologiche nelle ricerche
“Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook”
(Lydia Emery, Amy Muise, Elizabeth Alpert, Benjamin Le)
La ricerca indaga la percezione della qualità della relazione di coppia in Facebook, considerando in particolare, nell’analisi dei profili Facebook, la “relationship visibility” (la visibilità dello status relazionale) e la cosiddetta “relationship disclosure” (le informazioni relative allo status affettivo).
La ricerca si articola in due studi, nei quali emergono le seguenti criticità:
Nel primo studio, il campione selezionato è composto da 108 coppie eterosessuali, ovvero 216 studenti universitari di nazionalità Canadese e di età compresa tra i 19 e i 31 anni. Oltre ad essere un campione poco diversificato in termini di parametri assunti (aspetto che non permette di generalizzare agli utenti di Facebook i risultati ottenuti), si tratta anche di partecipanti per i quali è previsto un compenso equivalente a 10$. Allo stesso modo, nel secondo studio, sono previsti crediti universitari agli studenti che decidono di prendere parte alla ricerca. Ciò significa che la partecipazione all’indagine è poco spontanea e, al contrario, motivata e sollecitata dai ricercatori. Questo potrebbe influire sull’andamento ed i risultati della ricerca.
Oltre a ciò, nel secondo studio, i partecipanti sono chiamati a valutare profili Facebook fittizi. Ciò implica che i ricercatori possono, consapevolmente o inconsapevolmente, influire sui risultati della ricerca. Questi ultimi, tra l’altro, possono essere solo parzialmente applicabili alla realtà, in quanto basati, come detto, su profili fittizi.
Infine, in entrambi gli studi, si sottolinea come i risultati non considerino variabili relative ai partecipanti quali il tempo trascorso su Facebook, il gender, la durata della relazione, il numero delle relazioni passate,…
Per una maggior completezza della ricerca, invece, sarebbe opportuno prendere in considerazione anche questi aspetti.
“The function of self-disclosure on social network sites: not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection”
(Sonia Utz)
In questo caso la ricerca indaga gli effetti del “self disclosure” nei SNS, in particolare Facebook, analizzando i messaggi e i post pubblici e privati.
Le criticità che caratterizzano lo studio sono le seguenti:
Innanzitutto, il grado di intimità, di positività e di divertimento del self-disclosure così come il sentimento di connessione, sono costrutti che devono essere trasformati in valori oggettivamente e direttamente misurabili.
Anche in questo caso, per i partecipanti è previsto un compenso equivalente ad un Amazon voucher di 15 euro. Ancora una volta, i risultati della ricerca sono il frutto di una partecipazione poco spontanea.
Ancora, un aspetto critico riguarda il fatto che, a causa della lunghezza del questionario online somministrato, il numero di partecipanti è passato da 151 a 60: un campione drasticamente ristretto su cui basare la ricerca.
Inoltre, per garantire la privacy ai partecipanti alla ricerca, questi ultimi, rispondendo al questionario online, non sono stati obbligati a mostrare il contenuto dei loro post e dei messaggi privati. Tuttavia, non rendendolo visibile, è venuta a mancare anche la capacità di valutare se effettivamente i post ed i messaggi privati fossero, come segnalato dai partecipanti, intimi, positivi e/o divertenti.
Infine, anche in questo caso, essendo la ricerca rivolta a studenti tedeschi, i risultati ottenuti non possono essere generalizzati a tutti gli utenti di Facebook.
“I would like to… , I shouldn’t…, I wish I…: exploring behavior-change goals for social networking sites”
(Manya Sleeper, Alessandro Acquisti, Lorrie Faith Cranor, Patrick Gage Kelly, Sean A. Munson, Norman Sadeh)
La ricerca intende indagare gli obiettivi di coloro che desiderano cambiare il loro comportamento sui SNS quali Facebook, Twitter e Instagram, cercando di comprendere, di conseguenza, come tali SNS siano percepiti dagli utenti.
Dal campionamento dei partecipanti emerge che la variabile di genere, di età e quella relativa alla frequenza di utilizzo, variano da un SNS all’altro. Questa differenza nelle variabili di campionamento costituisce una criticità che può influire sui risultati della ricerca.
Oltre a ciò, a differenza di Facebook e Instagram, in Twitter alcuni obiettivi di bahavior-change variano in base al grado di utilizzo del social network. Interessante sarebbe approfondire la questione ed evidenziare le motivazioni alla base di questa differenza.
Infine, la ricerca rimane piuttosto teorica in quanto non procede con uno studio di tipo qualitativo che possa confermare o smentire i risultati ottenuti dal sondaggio online.
“Walk a mile in digital shoes: the impact of embodied perspective-taking on the reduction of negative stereotyping in immersive virtual environments”
(Nick Yee, Jeremy Bailenson)
La ricerca messa in atto ha come obiettivo quello di capire se l’assunzione della prospettiva di un’altra persona, attraverso il ricorso all’immersività virtuale, possa ridurre gli stereotipi ed i pregiudizi negativi legati alla categoria sociale degli anziani.
In primo luogo, lo studio è stato realizzato in un setting artificiale. Di conseguenza i risultati ottenuti possono essere solo parzialmente estesi alla realtà.
Ancora una volta, ai partecipanti vengono riconosciuti crediti universitari. Aspetto che sottolinea nuovamente una partecipazione poco spontanea alla ricerca.
Poca spontaneità emerge anche nel corso dell’esperimento in laboratorio, in quanto i gesti ed i movimenti compiuti dai partecipanti sono suggeriti dai ricercatori.
Un ulteriore limite riguarda il fatto che l’interazione ha luogo tra persone dello stesso sesso. Interessante sarebbe stato, invece, esplorare le dinamiche di un’interazione che coinvolgesse anche sessi opposti.
Infine, manca un diretto collegamento tra la fase di sperimentazione in laboratorio e la compilazione del questionario che possa portare a significativi risultati.
“The effect of social factors on user-generated content productivity: evidence from Flickr.com”
(Shih-Hui Hsiao, Yichuan Wang)
Il saggio ha come obiettivo quello di indagare i fattori sociali che possono influenzare la produttività degli utenti, analizzando in particolare la community di Flickr.com
Una prima criticità riguarda il fatto che ai partecipanti è stato chiesto di inserirsi tra i contatti dei ricercatori. Ciò potrebbe avere delle conseguenze ed influenzare le azioni dei partecipanti nella community di Flickr nel corso della ricerca.
Infine, emerge la necessità di trasformare la percezione da parte degli utenti dell’influenza sociale e dei legami sociali in un valore oggettivamente misurabile.