Da quando non ci sei.
Analisi di un profilo.
Da quando non ci sei, caro Giorgio, la tua Giada non fa altro che parlare di te. Parla del vostro amore incondizionato e senza limiti, parla di vostra figlia e di tutti i sacrifici che avete fatto per averla. Parla della tua malattia che ti ha strappato a lei nel pieno della vita e non c’è giorno in cui non ricordi le tue sofferenze e la tua voglia di vivere fino alla fine. Parla di come lei stia cercando di superare questo immenso dolore. Stai tranquillo se la cava piuttosto bene, hai lasciato una donna forte e combattiva è circondata da persone che l’adorano e sa difendersi da chi la critica se ad un anno di distanza dalla tua triste dipartita cerca di camminare in avanti. Non pensare alla gente ottusa che non vede al di la del proprio naso, pensa a lei e al fatto che stia seguendo alla lettera l’ultimo regalo che hai voluto farle:
Avevo il dovere di raccontare questa storia anche se sembra la trama di un film è vera in tutte le sue virgole. Una storia che trasuda post dopo post e foto per foto dal profilo Facebook e Instagram di questa persona che ho la fortuna di conoscere.
Giada e Giorgio (nomi di fantasia) ne sono i protagonisti che hanno scelto di condividere con il popolo social la storia di una malattia che non lascia speranze e di come alla fine ci si possa rialzare in piedi per assurdo più forti di prima.
Giada da un anno a questa parte fa un uso intensivo dei social soprattutto di Facebook, grazie al quale si collega con amici e parenti e racconta in modo quasi maniacale ogni sua nuova “conquista” in questa nuova vita senza Giorgio.
I suoi post, sui quali piovono like e commenti più o meno sinceri, ruotano per 80% intorno a sua figlia, al ricordo dell’adozione tanto sofferta, alla sua famiglia che rimane il suo punto fermo, al suo lavoro da maestra e al suo amato Giorgio.
Vivendo in un piccolo paese la sua vita online e offline non ha una netta distinzione anzi tende ad essere l’ una lo specchio dell’altra. Il suo profilo è corredato dalle informazioni generali, dai vari like alle pagine di musica, ai libri che ha letto e ai posti che ha visitato. Non mancano, in questa moltitudine di vita condivisa gli stati allegri e ironici che coerentemente alle tendenze evidenziate dall’ articolo della Utz sono molto popolari ma in questo caso vengono superati dalla condivisione di foto e ricordi che sono velati dalla malinconia e dal rimpianto.
Per lei che si auto-rivela totalmente attraverso i social e da uno schema di se stessa piuttosto definito e lineare, l’uso assiduo e costante di Facebook in particolare è diventato una sorta di scudo, un modo forse per risucchiare energia.
Ah dimenticavo, la cosa più importate, non ha cambiato lo stato affettivo perché lei rimane per se stessa e agli occhi di tutti spostata e sono sicura che non lo cambierà mai.