DUBBI E CRITICITÀ METODOLOGICHE:
Durante queste settimane abbiamo letto cinque articoli riguardanti diversi aspetti della Psicologia sociale. Ad oggi ci siamo chiesti se questi testi potrebbero presentare delle criticità metodologiche.
Paper 1: Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook. (Emery, Muise, Alpert, Le)
-Nei due studi analizzati in questo articolo appaiono critiche le scelte dei campione di riferimento. Nello studio 1 si utilizzano 108 coppie eterosessuali di una piccola università del Canada, con età compresa fra i 19 e i 31 anni. Nel secondo studio vengono utilizzati come partecipanti 114 studenti di un college americano con età compresa fra i 17 ed i 22 anni.
L’utilizzo di questi campioni di riferimento non permette di estendere i risultati a tutti gli utenti Facebook. La scopo della ricerca non viene presentato come limitato ad una certa fascia di età ma generalizzato, quindi si dovrebbe utilizzare un campione più largo di utenti.
-A differenza del secondo studio, nel primo, non viene tenuto in considerazione la media di tempo trascorso sul social dagli utenti analizzati. Risulta un dato fondamentale perché, il maggiore utilizzo di Facebook, può portare ad una propensione più alta a voler pubblicare post e foto riguardo alla propria relazione sentimentale.
Paper 2: The function of self-disclosure on social network sites: Not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection. (Utz)
-In questo studio viene chiesto a 150 studenti di un’università tedesca di rispondere ad un questionario online sul loro uso di Facebook, della durata media di 57 minuti. Test troppo lungo che, infatti, porta all’abbandono di più del 50% dei partecipanti. Dei 150 utenti iniziali si ottengono le risposte di sole 60 persone (e questo nonostante la ricompensa di un buono di 15 euro su Amazon per questionario completato).
-Per quanto riguarda il setting: la ricerca è stata fatta nel 2013 e quindi è da tenere in conto lo sviluppo e i possibili cambiamenti che si generano continuamente nel mondo della rete. Entrano i gioco anche le abitudini e le caratteristiche proprie che appartengono alla popolazione tedesca che possono differenziarsi totalmente da altre culture. Questo non permette la totale estensione dei risultati.
Paper 3: I Would Like To…, I Shouldn’t…, I Wish I…: Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites. (Sleeper, Acquisti, Cranor, Kelleyy, Munsonz, Sadeh)
-Vengono presi in considerazione tre Social Network: Facebook, Instagram e Twitter. Nel caso una persona possieda più di un social viene scelto casualmente quale utilizzare per la ricerca. Questo però può non essere il sito più utilizzato dalla persona e quello in cui si vogliono raggiungere determinati goals.
-29 partecipanti vengono rimossi perché non vengono dagli US. Si è deciso di limitare la ricerca agli abitanti degli Stati Uniti ma l’utilizzo dei dati prodotti da “non americani” avrebbe potuto diventare un fattore positivo e allargare i risultati fuori dal continente americano.
Paper 4: Walk A Mile in Digital Shoes: The Impact of Embodied Perspective-Taking on The Reduction of Negative Stereotyping in Immersive Virtual Environments. (Yee e Bailenson)
-Una criticità potrebbe essere rappresentata dal fatto che i 48 studenti che partecipano alla ricerca riceveranno crediti extracurriculari. Non è quindi assicurata la reale motivazione e coinvolgimento dei ragazzi nella ricerca.
-I risultati della ricerca non appaiono significanti e chiari.
Paper 5: The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity: Evidence from Flickr.com. (Hsiao e Wang)
-Questo studio si limita alla sola analisi del sito Flickr.com. Si sarebbero potuti tenere in conti dati generati anche da altri siti UGC.
-Non vengono discusse le variabili prese in considerazione. I dati sono stati comparati con precedenti ricerche ma, non vengono specificate quali siano.