DUBBI E CRITICITÀ METODOLOGICHE:
▪Paper 1: Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook. (Emery, Muise, Alpert, Le).
- Essendo lo scopo della ricerca generale ed essendo i due studi in relazione, di fatto il secondo l’evoluzione e l’ampliamento del primo, sarebbe stato più consono e utile utilizzare lo stesso ventaglio di età e non 19-31 come nel primo caso e 17-22 del secondo che è per giunta diminuito, magari più ampio ma certamente più omogeneo. Per essere più completi sarebbe stato opportuno ampliare anche lo studio sulle coppie omosessuali e non prendere in considerazione solo quelle etero.
-L’ analisi riguarda solo la visibilità immediata prendendo infatti in considerazione solo la foto profilo e lo status affettivo dei partecipanti, inoltre avvertirli della valutazione dei propri profili può senza dubbio influenzare le risposte che verranno date.
▪Paper 2: The function of self-disclosure on social network site: Not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection. ( Utz)
-la tecnica di raccolta dati tramite questionario online della durata di 57 minuti somministrato a 150 studenti di un’università tedesca, secondo me andrebbero presi in considerazione non per il risultato ottenuto ma per il fatto che solo 60 studenti hanno terminato le domande principalmente sospinti dall’ incentivo in termini di denaro e quindi il risultato è per questo motivo poco obbiettivo ai fini di una raccolta dati scientifica.
- assicurarsi dell’uso continuo del social doveva essere la domanda principale, non ci si può basare solo sui post “recenti” ma definire un arco di tempo specifico della pubblicazione oppure definendo in modo specifico il termine “recente”.
-perché utilizzare come social di riferimento solo Facebook e non altri altrettanto esplicativi su quest’argomento?
- troppo vasta è inoltre la differenza di materiale tra i messaggi privati e pubblici, non sono a mio avviso paragonabili le conversazioni private per giunta analizzate attraverso una singola parola chiave che non permette certo di capire il senso della conversazione con gli stati che spesso come si sa sui social possono mascherare l’effettivo stato d’animo.
- infine abbiamo riscontrato chiaramente anche tra i nostri utenti Facebook come non solo i post positivi, divertenti e ironici riscuotano successo, intermini di like commenti e condivisioni.
▪Paper 3: I Would Like Too…, I Shouldn’t…, I Wish I…: Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites. ( Sleeper, Acquisti, Cranor, Kelleyy, Munsonz, Sadeh)
- Il campione scelto non è in alcun modo omogeneo per età, sesso, numeri e tempo medio passato sui social, non ci si assicura del uso frequente dei social e sopratutto andrebbero fatti test diversi basati sulle caratteristiche dei vari social presi in questione.
- La selezione casuale del social non è efficace per questo tipo di indagine.
- Privo di logica organizzativa tende a confondere fortemente il lettore.
▪Paper 4: Walk A Mile in Digital Shoes: The Impact of Embodied Perspective-Taking on The Reduction of Negative Stereotyping in Immersive Virtual Environments. (Yee e Bailenson)
- Anche in questo caso un incentivo in termini di crediti extracurriculari per studenti universitari influisce sull’obbiettività del risultato scientifico.
- Come si possono abbattere gli stereotipi negativi in generale come si evince dal titolo se, giocando sul cambio della prospettiva, si parla solo degli stereotipi riguardanti le persone anziane? E come si possono abbattere le differenze se per prime in questo caso vengono poste come condizione?
▪Paper 5: The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity: Evidence From Flickr.com (Hsiao e Wang)
-Il testo, che ripercorre un analisi degli UGC all’interno dei social non è utile ai fini di un supporto a valenza scientifica, mancano riscontri in termini numerici e vengono fatti paragoni poco esplicitati con delle precedenti ricerche.
- l’analisi è per altro limitata agli utenti del sito Fickr.com.