E Tu? Su cosa non sei d’accordo?

Elide Vincenti
Social Mustard
Published in
4 min readNov 10, 2015

10 criticità metodologiche

Paper 1: “Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook” di Emery, Muise, Alpert & Len

E se mettessimo la nostra relazione su Facebook?

1- Setting : L’errore che maggiormente ho riscontrato è una certa confusione della ricerca ovvero un setting dal quale provengono degli elementi che confondono l’effettiva relazione tra le variabili sperimentali .Nello specifico ciò avviene nella sperimentazione riguardante la relazione tra la foto profilo e lo status della relazione all'interno delle variabili di visibility e likebility.

2:Errori pratici : ci sono errori numerici. Nel caso della sperimentazione del metodo 1 , il numero totale dei partecipanti è dato come 216 , invece in seguito nella successiva comparazione il numero dei campioni appare differente : 56+94+54 per un totale di 204. Allo stesso modo nell'applicazione del metodo 2 si parte da un campione di 114 ma nell'indicazione delle nota esplicativa appaiono come 54 +76 ovvero 130 in totale

Paper 2: The function of self-disclosure on social network sites: Not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection” di Sonja Utz

Cosa pubblichiamo sui social? Meglio parlare di cose divertenti o racconto qualcosa di me ?

1- Mancanza di specificità: Il primo errore da me riscontrato in questo paper è la mancanza di profondità dell’analisi, che non va all'interno delle varianti possibili dietro ad una scelta. La premessa, così come l’analisi è superficiale, basata su canoni ovvi e comuni. Essa indica elementi intuitivi come il fatto di essere tentati ad esporsi verso chi ci piace o di essere propensi all'utilizzo dei social al fine del mantenimento dei rapporti con persone che conosciamo.

2- Target: Sebbene i giovani siano forse più esperti in materia di utilizzo dei social, essere sottoposti ad un questionario di 57 minuti con varie applicazioni relative a piccole sperimentazioni, non è appetibile per un pubblico giovane. Il risultato che ne consegue è l’abbandono dell’interesse e dunque del questionario stesso da parte di una larga fetta di partecipanti

Paper 3: I Would Like To…, I Shouldn’t…, I Wish I…: Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites” di Sleeper, Acquisti, Cranor, Kelleyy, Munsonz e Sadeh

Cambiare si può?

1- Discriminazione: L’analisi specifica la scelta di aver individuato come campioni, persone provenienti dagli Stati Uniti. Perchè? Trovo che questo sia un grande limite, soprattutto per il fatto di poter mettere a repentaglio il carattere veritiero e generale della ricerca in quanto spesso l’uso dei social cambia a seconda del paese di provenienza, della cultura e del modo di vivere.

2- Indice di domande: Le domande alla base della ricerca pongono sempre l’attenzione sul nostro cambiamento nei confronti dei social ma a mio parere trattando di forme persuasive, le questioni dovrebbero essere rivolte anche in modo opposto ovvero come ci cambiano i social. Dico ciò in quanto credo che il rapporto che noi abbiamo con essi sia direttamente proporzionale al modo in cui cambiano il nostro modo di vivere. Dunque l’errore è nel considerare solo gli obiettivi in fieri che ci poniamo per migliorare l’uso dei social senza comprendere che ancor prima di pensare a ciò, dovremmo interrogarci sulle personali conseguenze.

Paper 4: Walk A Mile in Digital Shoes: The Impact of Embodied Perspective-Taking on The Reduction of Negative Stereotyping in Immersive Virtual Environments” di Yee e Bailenson

E se fossi te ?

1- Campioni dell’esperimento : Il Fine dell’esperimento è nobile, ovvero poter vedere e confrontare i pregiudizi che si hanno verso le persone. Fin qui nulla da dire ma il problema è che la sconfitta o cambiamento del pregiudizio dovrebbe avvenire nei confronti degli anziani. Ciò che metto in dubbio è proprio la validità della scelta della vecchiaia come simbolo di pregiudizio, mi sembra qualcosa di molto banale avere dei pregiudizi nei confronti della vecchiaia, soprattutto attraverso strumenti del mondo virtuale. Per tale motivo trovo che l’idea di dare un avatar sia funzionale ma non in questo caso, nel quale i partecipanti sono consapevoli della mancanza di spontaneità nell'impersonificazione di un ruolo da seguire che dà loro sembianze da persone anziane. In tutto ciò non ho notato nessun elemento che tra un “prima e un dopo” che possa aver modificato o diminuito quella volontà di cambiamento di giudizio alla base dell’esperimento.

2: Questionario: Il momento del questionario aumenta e fortifica le mie perplessità, per il fatto che esso inizia nel mondo virtuale e termina fuori da esso. Ciò oltre ad essere incoerente è come se eliminasse quella poca continuità e personificazione che poteva essersi creata durante l’esperimento.

Paper 5: The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity: Evidence from Flickr.com

Perchè creo e condivido?

1- Piattaforme: La piattaforma presa in considerazione qui è Flickr.com. Il Paper parla delle modalità, delle motivazioni e delle variabili in atto quando decidiamo di creare un contenuto e condividerlo. Considerato che le modalità di approccio alle realtà virtuali differiscono per persona ma anche tra loro, mi chiedo: perchè solo Flickr? Trovo restrittivo e incongruente prendere in considerazione una sola piattaforma, considerate le diverse variabili messe in atto nella costruzione di un contenuto.

2- Variabili? Si parla di variabili, ma quali variabili? L’altro problema è la mancanza di materia prima sulla quale creare una discussione. Il Paper manca di dati, fa riferimento ad argomenti specifici senza darne gli elementi.

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