Fidarsi è bene, non fidarsi…

Sara Astorino
Social Mustard
Published in
3 min readOct 24, 2015

Nell’affastellato mondo dei social network, trova sempre più spazio una parola legata tipicamente all’interazione umana, più che virtuale: la fiducia. Fidarsi, nella realtà vissuta, e oggi in quella mediata, vuol dire capitalizzare quel portato di informazioni che costituiscono la reputazione di qualcuno o di qualcosa (un brand, ad esempio). Per capire meglio come la fiducia basi oggi la cifra sociale che contraddistingue queste piattaforme online, prendiamone ad esempio quattro:

Facebook, aka il capostipite dei social network online.

È di sicuro un luogo dove l’utente trova sfogo per i suoi interessi. Chi entra a far parte di questa rete sociale trova le informazioni riguardanti le persone a cui vuole virtualmente affiliarsi con buona dose di facilità, immediatezza, e chiarezza nei casi in cui queste si presentino con dati anagrafici reali. In generale, lasciando parlare l’1,4 miliardi di utenti che ogni giorno risultano iscritti e potenzialmente attivi sul sito, risulta essere un ambiente dotato tanto di web credibility che di trust.

LinkedIn, aka il trovalavoro dei giorni nostri.

Come non fidarsi di una rete sociale che mette sul piatto ogni giorno fior fior di professionisti, pronti a certificare le loro abilità, e mostrare il loro “pedigree” lavorativo dinanzi alla community? Le fonti informative non lasciano spazio a dubbi, perchè a parlare sono tanto i titoli di studio, quanto i legami sociali avuti dagli stessi utenti del social network con altri. La fiducia, certo, potrebbe vacillare difronte a millantate doti professionali e presunte collaborazioni, ma si sa — e non è solo una favola a dirlo — le bugie hanno le gambe corte.

Google +, aka getta la maschera.

Google + ha affrontato agli inizi della sua messa online una lotta serrata all’iscrizione di utenti con pseudonimi, soprannomi o nomi reali- non standard (ad esempio omonimi). Questo punto sottolinea quanto, in un social del genere, l’esposizione nel mondo del web debba per forza passare attraverso un riconoscimento forzato dei soggetti agenti, che gli fornisce molti punti a favore nella crescita della sua web credibility e trust. Se accedo a Google +, so che riceverò la giusta tutela, la giusta riservatezza della mia privacy, la giusta esposizione mediatica.

Nuto, aka l’apoteosi della fiducia online.

Sconosciuto ai più - come è giusto che sia - data la sua impronta spiccatamente professionale, di una nicchia di professionisti, questo social network si pone come rete sociale in grado di mettere in contatto medici specialisti di ogni discpilina al fine di condividere opinioni, dubbi, consigli, approfondimenti, casi clinici. La premessa, è chiaro, è quella di essere medici certificati dall’ordine, e di interagire su tale piattaforma proprio al fine di garantire la privacy dei pazienti ed evitare tutte le inconvenienze di un social più esposto all’occhio esterno, come lo stalking dei pazienti, possibili dubbi sull’identità dell’interlocutore, etc. Nuto sembra rispondere all’identikit del perfetto social network dove web credibility e trust la fanno da padrone.

Conclusioni

Non esiste una formula adatta per la fiducia; ci fidiamo di ciò di cui vogliamo fidarci, questa è la verità. Ognuno di noi porta dentro di sé esperienze pregresse e sentori vivi che lo aiutano nelle scelte. Anche se, come diceva un vecchio proverbio - e le orde di nonne, mamme, zie del globo intero- :“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.

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Sara Astorino
Social Mustard

Precisa, energica ed organizzata. Non mollo l'obiettivo finché non lo raggiungo. Unico difetto? PRIVACY obsessed. Ma parliamone.