Forest, una “spinta gentile” alla concentrazione

Sara Mantica
Social Mustard
Published in
4 min readOct 11, 2015

“Ogni giorno prendiamo decisioni sui temi più disparati […]. Purtroppo facciamo spesso scelte sbagliate. […] È per questo che abbiamo bisogno di un pungolo, di una spinta gentile che ci indirizzi verso la scelta più giusta”.
(Cit. dal libro “La spinta gentile” di Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein)

Il Behavior Change Design è la disciplina che ha come obiettivo quello di influenzare o modificare i comportamenti degli individui. Coniugando tale disciplina con la tecnologia digitale nasce la cosiddetta “Persuasive Technology”, tecnologia che fa leva sulla persuasione e l’influenza sociale per modificare le attitudini e i comportamenti degli utenti.

Ogni contesto sociale, tra cui anche quello offerto dai Social Media, si caratterizza per una serie di dettagli apparentemente insignificanti che possono avere una notevole influenza sul comportamento individuale. I Social Media, in particolare, presentano elementi di design che, oltre a portare l’utente a focalizzare l’attenzione verso una certa direzione, influiscono sul comportamento di quest’ultimo.

Appena accediamo a Facebook, la nostra attenzione ricade sul quadratino rosso, in alto a destra, che ci indica il numero di notifiche ricevute. L’icona, combinata alla nostra curiosità di sapere in quale nuova foto o post siamo stati taggati, orienta il nostro comportamento, spingendoci a visualizzare le notifiche piuttosto che compiere altre azioni come scorrere i post nella home, cliccare sulla nostra pagina profilo e così via.
Allo stesso modo, il “Mi piace”/ “Commenta”/ “Condividi” sotto i post e le foto; la domanda “A cosa stai pensando?” e il numerino che compare accanto alla scritta “Home”, indicando la presenza di nuovi post, sono esempi di Behavior Change Design applicato ai Social Media. Si tratta di elementi, in questo caso caratteristici di Facebook, che suggeriscono all’utente specifiche azioni, spingendolo così verso una determinata direzione.

Quanto detto non si limita solo al Social Network di Mark Zuckerberg, ma è presente in tutti i Social Network Sites nonché nelle varie app.

Tra le più disparate e originali applicazioni, mi sono imbattuta casualmente in “Forest”, un’app gratutita che consente all’utente di concentrarsi sul lavoro o sullo studio, senza lasciarsi distrarre dal cellulare: utile per chi è “telefono dipendente”.

Spesso, quando decidiamo di metterci d’impegno e studiare, ci squilla il cellulare, riceviamo un messaggio, ci arriva una notifica,…
E cosa facciamo in questi momenti? Curiosi, accettiamo la chiamata, rispondiamo al messaggio, accediamo a Facebook/Instagram/Twitter per visualizzare la notifica. Ecco che, allora, studiare diviene un’impresa impossibile.

“Forest” è l’app che ti permette di concentrarti, ancorandoti a quanto stai facendo, cercando di evitare che tu possa rivolgere l’attenzione al cellulare.
In particolare, l’app cerca di farti raggiungere l’obiettivo ricorrendo alla “gamification”. L’idea, infatti, è quella di piantare un albero nel proprio giardino virtuale e lasciarlo crescere per 30 minuti. Una volta cliccato su “Plant a tree” l’utente è invitato a non utilizzare il cellulare. Qualora lo facesse, rispondendo ad una chiamata, inviando un messaggio e così via, la pianta morirà. In questo caso, non solo l’utente fallisce nell’impresa, ma nel momento in cui decide di rimuovere la pianta morta dal giardino virtuale, sarà chiamato a “spendere” virtualmente dei coin.
Al contrario, se riuscirà nell’impresa, otterrà una pianta sana da collocare nel giardino, oltre ad un aumento del punteggio.

Durante la crescita della pianta, l’app, inoltre, fornisce una serie di frasi (“Go back to your work”, “Don’t look at me!”, “Stay focused!”) volte ad incentivare l’utente a non scoraggiarsi e proseguire mantenendo la concentrazione su quanto sta facendo.

È possibile, poi, avanzare di livello, sbloccando nuove specie di alberi, corrispondenti ad intervalli di tempo differenti e superiori ai 30 minuti.
I risultati, infine, possono essere condivisi su Facebook o Twitter, mostrando agli amici o a chi ci segue i progressi raggiunti.

Ma “Forest” è in grado veramente di modificare il nostro comportamento?
Ebbene, curiosa di verificare la validità dell’app in questione, l’ho scaricata sul cellulare e l’ho provata per qualche giorno. Al primo tentativo ho fallito miseramente. Non sono riuscita a trattenermi dal rispondere ad un messaggio, provocando così la morte della pianta. Ma, dopo il primo fallimento, è diventata una vera e propria sfida: ero io contro il cellulare e non potevo assolutamente perdere. Ho impostato di nuovo il timer e, cercando di evitare qualsiasi tentazione, sono riuscita a far crescere la mia prima piantina. Il gioco era fatto: ora sapevo di essere in grado di dare vita alla mia foresta.

In fin dei conti credo che la miglior cura alla nostra distrazione è la nostra volontà di concentrarci su quanto intendiamo fare. Basta spegnere il cellulare e il gioco è fatto. Già, semplice. Ma chissà come, non lo facciamo mai. Il principale nemico della nostra concentrazione rimane lì, sul tavolo, accanto ai libri che cerchiamo inutilmente e svogliatamente di studiare. “Forest” è sicuramente un incentivo, una “spinta gentile”, un’àncora che ci trattiene dall’osservare minuto per minuto il cellulare. Ci fornisce una motivazione in più e frena la nostra dipendenza da cellulare.

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