Gente al setaccio.
Come cambia un profilo Facebook.
Se dovessi descrivere il processo del “trasferimento di sé stessi” su Facebook, direi che funziona un po’ come quando passiamo al setaccio qualcosa: sopra la rete rimangono gli scarti e nella coppa di sotto si accumula quello che mi serve realmente. Credo, in verità, che con tutti i social network funzioni un po’così, solo che al setaccio “passiamo” la nostra persona: quello che del nostro essere riteniamo inutile, stupido, poco interessante o semplicemente privato, lo teniamo per noi. Tutto il resto lo pubblichiamo. Magari lo pubblichiamo proprio così com’è. O magari no.
Il profilo Facebook che ho deciso di descrivere è quello di G. È un mio carissimo amico e lavora da qualche mese per Elita, una sorta di associazione culturale che promuove eventi di un certo spessore (per lo più musicali) a Milano. Da quando G è entrato in questo “sistema”, il suo profilo Facebook è decisamente mutato. Adesso è un uomo in carriera e in quanto tale ogni suo post e ogni sua foto deve essere calcolata e progettata.
Facendo una panoramica generale si potrebbe dire che:
1) ha inserito il controllo dei post in bacheca (per evitare che qualcuno — come me — gli pubblichi foto imbarazzanti);
2) Nessuna relazione sentimentale (quando in realtà è fidanzato da parecchio tempo);
3) Foto del profilo seria. In bianco e nero. Che non cambia da almeno 5 mesi;
4) Niente selfie in bacheca (troppo banali e stupidi per un ragazzo in carriera);
5) Uno o al massimo due post al giorno: solo musica ricercata o riflessioni imparziali con paroloni da Accademia della Crusca;
6) Poche informazioni personali, quelle essenziali a delineare una persona corretta, al passo con i tempi (la moda e gli eventi) e seria.
Poi ripenso a quando, tempo fa, mi chiese di caricare in bacheca un video in cui cantavamo — stonando del tutto — Amore disperato di Nada e mi viene da sorridere.