In un modo o nell’altro ci sei dentro anche tu!

Veronica Del Zotto
Social Mustard
Published in
3 min readNov 15, 2015

Esempi di video memetici

Ice Bucket Challenge

Almeno per gioco qualcuno di noi ci ha provato. Nel giro di un’estate i nostri profili Facebook, Twitter, Instagram sono stati contaminati da questo virus benefico che ha toccato le celebrities per poi passare alle persone comuni. Ice Bucket Challenge è una campagna lanciata dall’associazione ASL allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla SLA e stimolare le donazioni a favore.

Il tutto è molto semplice: una persona nominata viene filmata mentre qualcuno gli lancia all’improvviso un secchio d’acqua gelata in testa. Dopo aver provato l’ebrezza di una doccia giacchiata (che si dice in qualche modo essere la sensazione provata dalle persone affette da SLA) il “docciato” nomina a sua volta altre persone che sono invitate a realizzare lo stesso video nel giro di 24 ore. Al tutto deve seguire una donazione a favore delle associazioni a sostegno. La campagna ha avuto un enorme successo tanto da raccogliere 115 milioni di dollari in tutto il mondo.

Secondo la visione più accreditata l’ispiratore dell’iniziativa è stato Pete Frates, ex capitano della squadra di baseball del Boston College, colpito da SLA. Frates lanciò la sfida su Twitter e, sorprendentemente, fu accolta da persone che godono di una certa visibilità: passiamo da Mark Zuckerberg a Bill Gates, da Obama a Renzi, da Kety Perry a Donatella Versace.

Il video si è rivelato qualcosa di più di un semplice video virale ad alta spreadability. È infatti andato oltre le aspettative e le finalità originarie assumendo tutte le caratteristiche di un’idea memetica. Innanzitutto è molto semplice da realizzare (basta un secchio d’acqua gelata, uno smartphone e l’essere all’aperto), è divertente, chiunque può essere il protagonista ed è facile da diffondere. La cosa che però non era stata prevista al lancio della campagna e che, quando la spreadability arrivò alle stelle, tirarsi le secchiate d’acqua diventò una moda. Le persone realizzavano video divertenti, ma senza donare, semplicemente per avere il gusto di stare insieme e divertirsi. Ecco allora che sono diventati famosi i fail (cioè le così dette cadute accidentali del secchio d’acqua), le imitazioni dei video delle celebrities, gli screenshot di scene di film che invitavano i personaggi a partecipare e quelli che sottolineavano, invece, come l’acqua fosse un bene prezioso che non merita di essere sprecato lanciandoselo addosso.

Assistiamo quindi ad un’idea che evolve. Inizialmente associato ad una buona causa, il video oggi assume molteplici forme grazie alla facile replicabilità che consente a chiunque, non solamente di diffonderlo, ma anche di restituirci la sua personale versione.

Asereje

Era l’estate del 2002 quando scoppiò il tormentone Asereje. Avevo 12 anni e mi ricordo che quell’estate tutti avevano imparato la semplice coreografia dal video delle Las Ketchup: si ballava in spiaggia, alle feste e il ritornello, facilmente orecchiabile, rimaneva in testa a tutti. Le parole precise non le sapevamo, ma non era necessario: la canzone stessa nasceva come tentativo da parte di chi non capisce l’inglese di cantare la canzone Sugarhill Gang di Rapper’s Delight. Il risultato? Come dimostra il ritornello inventare parole senza senso era lecito!

Un video, quindi, che di per sé porta le persone a replicarlo. La gente si ritrovava a imitare le cantanti, a canticchiare la canzone, e non solo. Ci si divertiva anche ad estremizzare i movimenti della coreografia, su YouTube gli uomini si travestirono da Les Ketchup, ci si inventarono versioni in tutte le lingue, le parole vennero storpiate, mantenendo però sempre la stessa identificabile melodia.

Il contenuto, quindi, non solo si diffonde ed è facilmente ripetibile, ma è in grado di essere il materiale di partenza per la visione creativa di ognuno che si serve del tormentone per restituire la sua personale versione facendo così evolvere il contenuto. Anche in questo caso la semplicità, l’essere adatto a tutti, la connotazione divertente e la facile replicabilità rende il contenuto memetico e in grado di sopravvivere nel tempo.

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