L’amore ai tempi del 2.0

Gabriele Lingiardi
Social Mustard
Published in
6 min readOct 18, 2015

Lo stato sentimentale su Facebook può avere diversi valori: può dare una percezione della qualità di una relazione così come può essere uno strumento per creare interesse o veicolare messaggi nei confronti degli altri utenti.

All’origine della mia ricerca c’è il tentativo di capire se questa lettura valga per tutte le fasce di età o solamente per gli utenti più giovani e più attivi.

Ho quindi sottoposto un breve questionario a 16 miei amici di Facebook che hanno compiuto più di 50 anni e che hanno compilato il campo «relazioni» sulla piattaforma. 12 di loro hanno risposto.

Ho posto 5 domande in cui l’intervistato poteva scegliere tra tre tipi di risposte: molto, poco, per niente.

Eccole elencate e numerate:

1) Ho compilato lo stato sentimentale su Facebook perché lo percepisco come una richiesta obbligata dalla struttura del social network stesso.

La domanda ha ricevuto come risposta: 7 per niente, 3 poco, 2 molto. Un dato interessante, che smentisce l’idea di una compilazione meccanica e poco consapevole del campo «informazioni». Traspare dalle risposte una forte consapevolezza del funzionamento della piattaforma.

2) Ho compilato lo stato sentimentale su Facebook perché voglio che i miei amici abbiano più informazioni possibili su di me.

I risultati in questo caso sono: 6 per niente, 3 poco e 3 molto. Leggendo orizzontalmente i dati rileviamo che, rispetto alla prima risposta, un utente è passato da «per niente» a «molto» e un altro da «poco» a «molto». Viene evidenziato così come, seppur la percentuale di «molto» sia inferiore ai «per niente», per qualche utente il campo sentimentale ha una funzione prettamente informativa, scelta volontariamente. Gli utenti che invece hanno risposto al primo quesito, ammettendo di avere compilato il campo perché «obbligati», hanno dato risposte negative a questa seconda domanda, confermando così la sincerità della prima risposta.

Lo scenario che emerge fino ad ora è quello di un’utenza spaccata tra due tendenze: la forte consapevolezza e l’uso motivato da una parte, l’inconsapevolezza del valore dall’altra.

3) Ho compilato lo stato sentimentale su Facebook perché volevo che le persone a me sconosciute avessero più informazioni possibili su di me.

La domanda ha portato a: 7 per niente, 4 poco, 1 molto.

Le risposte sono in coerenza con la domanda due.

4) Ho compilato il mio stato sentimentale su Facebook perché penso sia un importante elemento che caratterizza la mia persona.

Le risposte questa volta invertono il trend: 5 molto, 4 poco, 3 per niente. Come già intuito, e qui maggiormente confermato, la scelta di compilare lo stato sentimentale è legata alla volontà di presentare se stessi. La percezione da parte degli utenti intervistati è che, seppur in diversa misura, la sfera affettiva vada a costituire una parte essenziale nell’identità della persona.

5) ho compilato il mio stato sentimentale su Facebook perché l’ha fatto un amico/a

Questa domanda ha ricevuto 12 «per niente». La totalità degli intervistati ha negato di avere adeguato il proprio comportamento a quello degli amici. Ancora una volta c’è da evidenziare la forte e autonoma consapevolezza del funzionamento del social network.

6) Quanto è d’accordo con la seguente affermazione? Lo stato sentimentale serve ai giovani per «segnalare» la propria situazione affettiva alla persona interessata.

I risultati sono stati: 7 poco, 3 per niente, 2 molto. Questo è un risultato ancora in linea con le aspettative. Alla luce di quanto visto fino ad ora, queste risposte sembrano confermare che, per gli utenti al di sopra dei 50 anni, questo parametro indichi un elemento di presentazione di sé verso gli altri e non di rapporto con gli altri, cosa che invece potrebbe avvenire per gli utenti più attivi dal punto di vista sentimentale.

7) Quanto è d’accordo con la seguente affermazione? Il successo di Facebook si regge sulla possibilità di dichiarare alla propria cerchia di amici i propri interessi affettivi e il proprio stato sentimentale.

Gli intervistati hanno detto: 7 poco, 4 per niente, 1 molto. Le risposte propendono soprattutto verso il negativo, il valore di Facebook è percepito altrove. È un dato interessante se rapportato alla tesi espressa nel film «The social network», in cui lo sceneggiatore lega il successo di Facebook proprio a questa opzione. Nulla di rilevante scientificamente, ma ritengo interessante come le risposte si discostino da alcuni luoghi comuni.

Le domande successive richiedono una risposta dicotomica si/no.

8) Se fosse un giovane tra i 14 e i 18 anni dichiarerebbe il suo stato affettivo su Facebook?

Gli intervistati si sono divisi sul tema rispondendo in 7 no, in 5 sì.

È difficile trarre conclusioni da questo dato proprio perché gli intervistati non hanno trovato un equilibrio e un’uniformità di pensiero a riguardo. Meriterebbe un approfondimento.

9) Se fosse il genitore di un giovane (o una giovane) tra i 14 e i 18 anni permetterebbe a suo figlio di pubblicare il proprio stato affettivo su Facebook?

9 sì e 3 no: ancora una volta vediamo confermate le deduzioni fatte.

10) Crede che per i giovani sia pericoloso dichiarare il proprio stato affettivo su Facebook?

10 no e 2 sì dimostrano che dichiarare informazioni legate all’affettività non è percepito come un’attività potenzialmente pericolosa.

Ho chiesto di argomentare la risposta. Per non scoraggiare la compilazione del test ho reso facoltativa questa attività.

Chi ha risposto no alla precedente domanda ha argomentato dicendo che:»non è pericoloso in quanto decidi tu a quale cerchia di amici comunicare ciò, escludendone altri.» C’è quindi una forte fiducia nell’uso accorto delle impostazioni della privacy.

«Penso che lo stato sentimentale dichiarato su Facebook non sia impegnativo e poco significativo. Mi sembra che Facebook sia poco utilizzato per sviluppare nuovi rapporti e che sia principalmente orientato ad accrescere l’intensità di relazione con persone già conosciute.»

«Facebook per me è incontrare persone che non vedo da tempo e fare nuove conoscenze virtuali e virtuali devono rimanere!»

«Facebook può essere pericoloso, non per quello che si dichiara di essere, ma per come lo si usa, non bisogna mai dimenticare di avere un cervello e che Facebook è uno strumento di comunicazione, non esaurisce la propria vita.»

Coloro che hanno risposto affermativamente hanno detto:

«Non si sa mai che ‘leoni da tastiera’ possano approfittare di una simile situazione…»

«Credo si debbano su Facebook sono le informazioni essenziali e non i dati che riguardano la privacy della persona in particolare giovane che è ancora in formazione che potrebbero essere strumentalizzati dagli altri.»

11) Da 1 a 10 quanto aveva riflettuto, prima di questo test, sul valore dello stato sentimentale on line?

9 persone hanno dato una risposta da 1 a 5; 3 hanno risposto con un valore maggiore di 6. Risulta evidente che generalmente la riflessione sul tema sia abbastanza trascurata.

Il link al test: https://gabrielelingiardi.typeform.com/to/nn9piS

Conclusioni: come già evidenziato, gli utenti più anziani utilizzano lo stato sentimentale per presentare se stessi e non per entrare in relazione con gli altri. Si può però riscontrare un buon grado di consapevolezza del mezzo che smentisce il luogo comune di una fruizione passiva e «costretta» dalla struttura del sito.

Problematiche: il lavoro appena presentato soffre di alcuni limiti. Il campione osservato non è sufficientemente largo per trarre conclusioni soddisfacenti. Per non scoraggiare la compilazione ho dovuto limitare il numero di domande e il grado di approfondimento di queste.

Gabriele Lingiardi

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