Chiara Morgante
Social Mustard
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6 min readNov 10, 2015

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Le criticità metodologiche individuate nei paper studiati

Paper 1

Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook

La ricerca oggetto del paper 1 si articola in due studi differenti, si classifica come assolutamente innovativa e si pone due obiettivi:

1) Dimostrare che le relazioni di coppia visibili su Facebook sono percepite dall’esterno come di qualità più elevata e hanno un più alto grado di approvazione esterna;

2) Dimostrare che le persone che condividono dettagli più intimi su Facebook sono percepite per avere un livello di relazione qualitativo, più alto, ma ricevono anche un grado di approvazione, da parte della propria audience, inferiore rispetto a quelle che non adottano questo comportamento.

Gli studi condotti per avvalorare queste due tesi sono due e ciascuno, a mio parere, mostra delle possibili criticità metodologiche:

1) Nel primo studio si conclude che la percezione della qualità della relazione degli osservatori è strettamente legata a ciò che la coppia decide di mostrare di sè e la prima criticità, secondo me risiede proprio in questo: una persona manifesta e rende pubblici su Facebook solo i lati che vuole si vedano, pertanto ricerche in questo campo resteranno sempre vincolate a questo punto, saranno sempre parziali e solo fortuitamente corrispondenti al vero. I risultati saranno collegabili solo ad una percezione che potrà anche essere corretta, ma basata su dati insufficienti o manipolati dall’utente stesso.

Altra criticità dello studio è legata al fatto che non si considerano componenti essenziali quali il tempo trascorso su Facebook, il genere dell’individuo e la durata della relazione.

2) Nel secondo studio, la prima criticità a mio parere può essere rappresentata dal fatto che, per stabilire il grado di qualità della relazione, molta importanza è data, ad esempio, alla foto del profilo dei membri della coppia, se in questa sia presente un solo membro di essa o entrambi, ma questo elemento è molto aleatorio, le immagini possono cambiare spesso, inoltre qui i profili analizzati nell’esperimento appartengono ad utenti fittizi.

Una criticità legata ad entrambi gli studi potrebbe essere connessa al fatto che i risultati di queste ricerche andrebbero tarati sul tipo di audience che entra in contatto e osserva il profilo della coppia, occorre fare una distinzione fra amici stretti, conoscenti ed estranei che si apprestano a dare il loro giudizio.

Paper 2

The function of self-disclosure on social network sites: Not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection

Il paper 2 si focalizza sull’analisi del rapporto tra self disclosure degli utenti sui SNS e tipo di connessione che ciascun utente di essi ha con la propria audience web. Si ipotizza che gli user che condividono esperienze positive sui social ricevano feedback maggiori e positivi rispetto a coloro che condividono esperienze negative. Si afferma che esiste un legame più forte con chi condivide contenuti di stampo umoristico e soprattutto che ci si senta più legati a chi commenta o mette like più frequentemente. Si indagano gli effetti sull’utente rispetto ai feedback ricercati nella pubblicazione di un proprio contenuto e di quelli non voluti, riscontrando che quelli non attesi risultano più sgraditi. Si conclude che si tende a mantenere un più alto grado di intimità nei messaggi privati piuttosto che attraverso contenuti resi pubblici, nei quali, manifestare un alto livello di intimità risulta sgradito al proprio pubblico.

Per dimostrare queste ipotesi viene condotto uno studio su 151 studenti tedeschi che mostra, a mio parere alcune criticità metodologiche:

1) Come affermato nel paper, prendere in considerazione la piattaforma Facebook e il tipo di impostazioni con cui si decide di condividere un contenuto (il tipo di privacy e pubblico al quale ci si indirizza) conduce a risultati molto variabili, poiché le impostazioni legate al controllo della privacy mostrano possibili cambiamenti dovuti ai frequenti aggiornamenti, limitare il nucleo degli utenti a cui indirizzarsi, all’epoca di svolgimento della suddetta ricerca, non era sempre possibile.

2) Rispondere ripetutamente a questionari molto lunghi, causa un abbassamento dell’interesse e della voglia di partecipare da parte dell’intervistato, inoltre il limite di tempo in cui svolgerlo impedisce ad alcuni di portarlo a termine.

3) Condurre uno studio su giovani tedeschi restringe il campo e lo limita culturalmente, non è possibile infatti generalizzare i risultati a tutti gli utenti del social network, poiché ogni utente risente molto del clima nazionale e culturale in cui si trova immerso, con le sue facilitazioni e i suoi divieti, vedi il caso delle forti limitazioni sui social network di cui sono vittime gli utenti cinesi.

4) Fare in modo che l’utente valuti i contenuti sulla propria pagina non permette l’oggettività della risposta, si è sempre influenzati dal contesto e dalla conoscenza della persona autrice del post, i risultati sono troppo influenzati dall’emotività.

Paper 3

I Would Like To…, I Shouldn’t…, I Wish I…: Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites

Il paper 3 mette in luce il concetto di behaviour change design applicato alle piattaforme di Facebook, Twitter e Instagram. Ogni utente si pone degli obiettivi nel corso del proprio utilizzo dei social network, che raggiunge attraverso una modifica del proprio comportamento.

Le criticità analizzate nel metodo con cui si cerca di indagarne gli effetti, su queste piattaforme, secondo me, sono:

1) Vengono selezionati utenti provenienti esclusivamente dagli Stati Uniti, un limite etnografico, come nella ricerca effettuata nel paper 2.

2) Nell’indagine su quali siano i principali obiettivi nel voler modificare il proprio comportamento sui social, facendo la somma delle persone divise per tipologie di obiettivi manifestati il totale è 537, gli altri utenti vogliono raggiungere traguardi connessi a ragioni indipendenti da se stessi e dal proprio comportamento. Dunque il range di possibili obiettivi tra cui scegliere e indicare il proprio era forse limitato, i partecipanti che non lo indicano vengono a questo punto esclusi dalla ricerca.

3) Trovo forzato paragonare tre social così diversi come Facebook, Twitter e Instagram, si tratta di tre piattaforme molto diverse tra loro, per cui lo stesso obiettivo potrebbe essere raggiunto differentemente a seconda del social utilizzato.

Paper 4

Walk A Mile in Digital Shoes: The Impact of Embodied Perspective-Taking on The Reduction of Negative Stereotyping in Immersive Virtual Environments

Il paper 4 si cura di analizzare uno studio sul funzionamento degli stereotipi nella società, gli esseri umani sono portati, per molte ragioni di ascendenza soprattutto culturale, ad assumere determinati comportamenti e atteggiamenti nei confronti della realtà che li circonda. Si tratta di uno studio attento e meticoloso, volto a capire come funzionino questi meccanismi di formazione e manifestazione degli stereotipi, che, tuttavia, nella sua complessità, mostra a mio parere alcune criticità:

1) Gli strumenti con cui viene effettuato lo studio sono sofisticati e all’avanguardia, per quanto possano garantire l’immersione completa in un ambiente virtuale, è molto difficile riprodurne gli effetti se non si dispone dell’adeguata attrezzatura.

2) Le domande poste agli aderenti all’esperimento, sono rivolte a specifici aspetti o situazioni, si indagano comportamenti contestualizzati e ci si concentra sulla risposta specifica. Si cerca di collegare quest’ultima ad uno stereotipo presente nella mente del soggetto, per generalizzarlo in riferimento all’intera porzione di popolazione di cui il soggetto dell’indagine fa parte, ma a mio avviso si dovrebbero considerare soprattutto le ragioni che fanno emergere questo stereotipo, dunque i meccanismi inconsci che guidano l’essere umano, le ragioni intrinseche, attraverso domande meno specifiche o prove più mirate a farli emergere.

Paper 5

The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity: Evidence from Flickr.com

Il paper 5 vuole indagare i diversi tipi di intensità dei legami tra user sui social network comparandoli con il contenuto che essi generano sulle varie piattaforme, per vedere se ci sia un nesso direttamente proporzionale tra legami e prodotto.

Lo studio raggiunge il suo obiettivo e dimostra le sue ipotesi, ovvero che i due concetti siano strettamente collegati, tuttavia l’esperimento presenta dei lati di forzatura:

1) Prima di tutto chiedere agli utenti di diventare contatti degli intervistatori influenza senza dubbio il risultato;

2) Per individuare la percezione e l’importanza del confronto sociale per ciascun intervistato, inviano a ognuno un questionario online da compilare, a mio avviso questo è limitante per comprendere realmente i suddetti aspetti, sarebbe più efficace, anche se più dispendiosa in termini di tempo, un’intervista faccia a faccia che metta l’intervistato in condizione di essere osservato anche nel suo comportamento oltre che dalle sue risposte.

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