Memi-video: chi sono costoro?

Valeria Capettini
Social Mustard

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Questa settimana approfondiamo l’argomento dei meme attraverso l’analisi di due casi di memi-video presenti su YouTube.
Per farlo, vediamo prima di cosa si tratta e quali sono le caratteristiche principali.

Secondo il vocabolario online della Treccani, la parola meme indica un

Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro […]
Un video, un disegno, una foto diventa meme (termine coniato nel 1976 dal biologo Richard Dawkins ne Il gene egoista per indicare un’entità di informazione replicabile) quando la sua «replicabilità», che dipende dalla capacità di suscitare un’emozione, è massima. (Federica Colonna, Corriere, 18 dicembre 2011, La Lettura, p. 9).

Come abbiamo visto (M. Cantamesse, Psicologia Sociale della Comunicazione Mediata. Mimetica, slide.7), è possibile identificare la chiave del successo di un meme:

Un meme che prevede di essere ripetuto a memoria, o senza essere compreso, avrà un vantaggio selettivo rispetto ad un meme dallo stesso contenuto ma che non prevede la ripetizione meccanica, in quanto quest’ultimo sarà più soggetto a mutazioni casuali. 

Possiamo quindi passare all'analisi di due casi di memi-video di successo

Harlem Shake

Maggio 2012: esce il singolo Harlem Shake, del dj statunitense Baauer.
Il 30 gennaio 2013 sul canale YouTube DizastaMusic, viene caricato un video in cui, per i primi secondi, alcuni personaggi, mascherati in modo strano e apparentemente senza senso, ballano in modo confusionario sulle note di Harlem Shake. Visto il successo ottenuto da quella brevissima introduzione al video, il 2 febbraio viene caricato quello che sarà poi il vero e proprio video Meme:

Google Trend

Dovunque vengono realizzate nuove versioni di questo meme, ognuna delle quali dura 30 secondi circa. Nel giro di pochi giorni il fenomeno diventa virale e si diffonde praticamente in tutto il mondo, raggiungendo il massimo picco di successo nel marzo 2013, come possiamo intuire da quello che Google Trend mostra riguardo le ricerche effettuate con le parole chiave Harlem Shake.

:oogle Trend

Diverse testate internazionali si sono occupate del fenomeno Harlem Shake. In un articolo del marzo 2013 il redattore del BBC News Magazine Tom Hayden lo descrive così:

The format is simple. The soundtrack to every video is New York DJ Baauer’s song Harlem Shake.
Each video lasts about 30 seconds. For the first 15 seconds, one person — often masked or in a helmet — dances in front of apparently oblivious or uninterested people. As the bass drops, the video cuts and suddenly the screen is full of people dancing energetically and festooned with weird costumes and props.

Diversissimi, e sorprendenti, i video che sono stati realizzati.
Ci si sono cimentati paracadutisti, pompieri, impiegati, gatti e perfino leoni marini e trichechi.

Questo video, per esempio, è stato girato sott’acqua:

La vera chicca, comunque, è la versione di Harlem Shake frutto della collaborazione di ScuolaZoo, Spotted: Unicatt e TVCatt, che è stata girata in Sant’Ambrogio.

Sono Giapponese

Nel settembre 2013 in rete appare il video di un giornalista che intervista la gente riunita per assistere al miracolo di San Gennaro a Napoli.
Tra i numerosi intervistati spicca un giovane ragazzo giapponese che, dopo che il giornalista gli domanda quale sia la sua richiesta per S.Gennaro, sembra rispondere «Ma sono giapponese!»

Il video è passato quasi inosservato e solo recentemente ha raggiunto una fama notevole.

Apro una piccola parentesi:
Mi sembra corretto precisare che probabilmente, come riportano in molti, tra cui per esempio Linkiesta, la risposta del giovane dovrebbe essere presa molto più sul serio: secondo questa corrente di pensiero, infatti, nel video non si dice «Ma sono», bensì «Assumi giapponese». Il che renderebbe tutto parecchio meno divertente.
Accantoniamo comunque la questione e vediamo gli effetti che il video ha generato.

Il fenomeno “Sono Giapponese” ha riguardato per lo più le immagini: sono nate molte rappresentazioni ironiche come quella che possiamo vedere accanto.
Oltre alle numerosissime immagini di questo tipo che si sono diffuse negli ultimi mesi, la bizzarra risposta è stata utilizzata anche per la creazione di molti memi-video.
Nella maggior parte dei casi, i video che rientrano in questo fenomeno vedono la voce e, spesso, il volto del giovane giapponese inseriti in altri contesti dove creano una situazione di assoluto non-sense.

Ecco qualche esempio:

Come ci mostra Google Trend, il fenomeno ha riguardato esclusivamente l’Italia e la ricerca delle parole sono giapponese ha visto un vero e proprio boom solo a partire da settembre 2015.

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