Pinktrotters- Contemporary women

fabiana.totaro
Social Mustard
Published in
5 min readNov 1, 2015

Analisi di una community.

S. sta attraversando un periodo complicato, uno di quei periodi da vivere, superare e poi archiviare.
“Ho deciso che faccio un viaggio”. Comune reazione, soprattutto femminile, quella di andare via per un po’, di regalarsi del tempo, di fermarsi e fare ordine. Credo nasca da un forte desiderio o bisogno di rinascere.
Ed è così che scopro Pinktrotters, una rete di donne per le donne.
E’ una community tutta al femminile basata sulla condivisione di esperienze, viaggi ed eventi e volta a conoscere, sperimentare e divertirsi con persone sulla stessa lunghezza d’onda.
“I experienced what it means to feel lonely while travelling and how difficult it can be for a woman to be abroad alone” spiega Eliana Salvi, fondatrice del network in rosa.
Nasce dall’incontro di 10 donne, tra i 27 e i 35 anni, ognuna con un proprio background e con il comune desiderio di costruire una rete di sole donne per scambiarsi consigli, organizzare e condividere momenti sociali speciali. Un riuscito tentativo di alimentare e poi amplificare la complicità femminile che, si sa, quando c’è non ha eguali.
Oltre 200.000 iscritte, più di 250 viaggi e eventi organizzati, presenti in 20 città, la community può vantare più di 100 ambasciatrici (rappresentanti locali Pinktrotters)del mondo della moda, della salute, dell’arte e dell’alimentazione e numerose partnerships con importanti brand dai settori più svariati, da Elle e MarieClaire a Ford, Samsung e Hyundai.
Una rete che vuole crescere e che sta cercando supporto per la realizzazione di due app mirate a ricevere su smartphone suggerimenti di luoghi, offerte speciali ed eventi imperdibili mentre si è in viaggio.

IDENTITA’

Come ogni community che si rispetti, Pinktrotters fa leva sul concetto di identità.
Bisogna essere donne per farne parte, requisito essenziale ma non sufficiente. Bisogna essere donne indipendenti e curiose, intenzionate a viaggiare, a scoprire, a suggerire e a condividere le proprie esperienze.
Bisogna essere donne consapevoli di quanto sia bello essere donne.
E qui, che sia il forte senso di solidarietà e complicità potenziale, che sia il reale bisogno di conoscere e raccontare o che sia un sottile desiderio di sentirsi e mostrarsi donne emancipate, poco importa. Ciò che conta è che è nato online un vero e proprio gruppo coeso che può vantare un forte senso di appartenenza e desiderio di partecipare.
Le occasioni per essere coinvolte sono numerose e spaziano dalla colazione sensoriale alla mostra a Milano, dal week end fuori porta al vero e proprio viaggio estivo. Vita notturna, moda, cibo ed eventi si trasformano in immediati ed efficienti vettori di socialità.
E gli incentivi non mancano. L’estate scorsa, ad esempio, si è aperto un contest: Pinktrotters ha premiato il “migliore” dei 10 gruppi di donne particolarmente attive sui social che hanno condiviso la propria vacanza, suscitato interesse e riscontrato maggior successo.
Sentirsi parte di un progetto comune è facile, infatti oltre all’intuitiva e trasparente interfaccia del sito, la community è attiva su numerose piattaforme online come Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin, Pinterest e Youtube.
Il linguaggio è confidenziale: è un racconto tra amiche, indipendentemente dal fatto che ci sia uno schermo a mediare. Lo si supera, lo si ignora e si condivide.

TRUST BUILDING
Pinktrotters siamo noi.
Sono le nostre esperienze a dare valore e la fiducia fa da collante.
“We personally vet ambassadors in each city, which means our community members can trust the ambassadors and their recommendations. At the same time, the ambassadors use the platform and the network to increase the visibility of their own passions and working activities.”

Ci si sostiene e si cresce, si ascolta e si viene ascoltate. Il progetto è nelle mani di ogni singolo utente e la campagna di crowdfounding lanciata all’inizio del mese ne è un esempio. “Help us build the app” è il motto: ognuna di noi, infatti, può contribuire economicamente alla raccolta dei fondi per progettare le app di cui ho accennato prima. Per farlo, basta fare una donazione o acquistare una serie di prodotti, dalle cover per cellulari, alla maglietta, al portafoglio, tutto firmato Pinktrotter.
E’ nato un brand, dal design perfettamente in linea con il concept: elegante, glamour e, direi quasi scontato, marcatamente femminile. E come ogni brand deve esserci fiducia.

BEHAVIOR CHANGING DESIGN

Pinktrotters cambia il nostro comportamento e il modo di percepire e vivere la realtà che ci circonda.
Tutto dipende, ovviamente, dal grado di partecipazione all’interno della community.
Si può semplicemente leggere, sfogliare, prendere spunto per attività e limitarsi ad una fruizione alquanto passiva ma non per questo poco utile, si può far parte dei vari progetti, aderire alle numerose iniziative proposte, partecipare ai contest, dare consigli e suggerimenti o si può essere ambasciatrice ,con il compito di organizzare eventi locali per promuovere l’attività del network. Il livello di impegno richiesto è chiaramente differente così come lo sarà il modo di vivere la vita nella community.

L’unione fa la forza, si sa. Ma l’unione, in questo caso è anche business.
E’ guadagno sia per il team che ha ideato la startup cosi fortemente basata su brand e product placement, sia per le donne membro che potranno usufruire dei numerosi vantaggi offerti dagli sponsor; è tutto accuratamente studiato e presentato. L’ostacolo più grande, ahimè, è il limite culturale: in Italia siamo ancora “legati agli affetti storici e poco inclini a buttarci in esperienze dove si conoscono persone nuove” dichiara Eliana e la donna è sempre un po’ restia ad affidare all’uomo le redini della famiglia per guadagnare del tempo per sé.
Ma la nostra imprenditrice è ottimista, le cose stanno cambiando.
Per il bene della sua start up e per il popolo rosa, io glielo auguro.

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