Sample is not simple

Nicolò De Carolis
6 min readDec 30, 2015

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Critica metodologica alla ricerca psicosociale

1) Do we look happy? Perceptions of romantic relationship quality on Facebook

  • criticità 1: La selezione del campione del primo esperimento sembra essere poco rappresentativa dell’andamento generale del comportamento studiato così come presentato nell’abstract dell’articolo scientifico. La velleità della ricerca in esame sembra essere generica:
    Nel paragrafo relativo al reclutamento, però, si legge:

108 heterosexual couples (N=216) recruited from a small Canadian university ranging in age from 19 to 31

Questa selezione non sembra rappresentativa, dunque, di un andamento generale, ma solo — volendo — dei modi di percepire la qualità delle relazioni in funzione della visibilità che viene loro data sui social dei Canadesi delle piccole università tra i 19 e i 31 anni. Partendo da questo tipo di campione, dunque, risulta difficile asserire, come invece si fa nel paper in analisi:

“We predicted that perceptions of people’s relationship quality based on their Facebook profiles would correspond to self-reported relationship quality (Study 1), and that people with high relationship visibility (i.e., a dyadic pro- file picture or status) would be perceived as more satisfied and committed in their rela- tionships and as more likable”

La percezione di valore, sia per chi li pubblica, sia per chi li fruisce, di certi significati indagati nei questionari è certamente influenzata da variabili di contesto socioculturale e di età anagrafica (direttamente proporzionale all’esperienza dei soggetti in ambito non solo social, ma anche e soprattutto amoroso.

La relazione istituita tra visibilità della relazione sul social e la sua qualità percepita, dunque, non può dirsi verificata “in assoluto”, come invece accade ma, forse, solo relativamente al contesto social(e) canadese universitario e alle loro pratiche di permanenza sui social. Questo stesso esperimento, probabilmente, se replicato tra gli universitari di Casablanca, avrebbe avuto risultanze diverse (in Marocco, la società musulmana percepirebbe la vetrina social per la relazione, si ipotizza, in maniera fortemente diversa rispetto all’universitario Canadese e, quindi, avrebbe popolato la propria timeline con contenuti e significati diversi, che sarebbero letti in modo diverso da pubblici di differente estrazione culturale).

  • criticità 2: da qui la seconda criticità. Nel presentare il secondo esperimento, si legge che, esso voglia espandere la prospettiva del primo esperimento (con campione di universitari canadesi di cui sopra) partendo però da un campione di estrazione molto diversa:

Participants were 114 undergraduate Facebook users (32.5% male, 67.5% female; 35.1% in a relationship)

Come può un campione di 114 universitari statunitensi di massimo 22 anni espandere e approfondire i risultati ottenuti da un campione di 216 Canadesi tra i 19 e i 31 anni? A parte la disparità numerica tra i due campioni e la, seppur poco visibile, diversità socio-culturale tra statunitensi e canadesi, risulta innegabile che la disparità di età ed esperienza amorosa e digitale tra un ventiduenne e un trentunenne potrebbe dare risultati e riscontri molto diversi. È rischioso se non addirittura fuorviante, dunque, affermare che i risultati del secondo esperimento siano sovrapponibili ed evolventi quelli del primo.

2) The function of self-disclosure on social network sites: Not only intimate, but also positive and entertaining self-disclosures increase the feeling of connection

  • criticità 1: Per stessa ammissione della ricercatrice, questa ricerca presenta alcune limitazioni dalla portata non indifferente. La prima che anche qui si vuole riportare, è dovuta dalla lunghezza del questionario che ha portato a non poche defezioni e ha aumentato il rischio di risposte poco accurate o ponderate dovute, si ipotizza, dalla stanchezza o dalla noia degli individui facenti parte del campione.
  • criticità 2: Come sottolineato da chi ha condotto la ricerca, il fatto che questa sia stata portata avanti sull’humus sociale e legale tedesco ha comportato non poche problematiche, dal punto di vista non solo strutturale e metodologico, ma anche e soprattutto di “disponibilità” della popolazione a rendere visibili dati propri (elevato valore della privacy). Ecco che, allora, sorge spontanea una domanda a chi, come noi, legge il paper in esame: in un epoca globalizzata e ben collegata attraverso metodi digitali ed immediati come quella in cui viviamo (articolo dell’Aprile 2015) non sarebbe stato più comodo, nonché più proficuo campionare individui di un’altra nazionalità? Magari più propensa, culturalmente, ad esporre dati personali e con paletti legislativi meno stringenti come, per esempio, quella italiana o quella spagnola?

3) I Would Like To…, I Shouldn’t…, I Wish I…: Exploring Behavior-Change Goals for Social Networking Sites

  • criticità 1: Ancora una volta sembra essere il campionamento lo step metodologico su cui è più facile correre il rischio di relativizzare i risultati ottenuti. Anche in questo caso il campione di soli lavoratori statunitensi non può essere rappresentativo di un trend generale. Gli obiettivi che la società americana si aspetta di poter ottenere e i diversi affordance che essa sa e può vedere in ciascun SNS sono quanto mai specifici del contesto socioculturale. Gli statunitensi, per esempio, sono più abituati di altri ad utilizzare un social come Twitter dato il tipo di relazione che permette: congeniale al loro modo di vivere la socialità online (in inglese, per altro, con 140 caratteri si possono esprimere molti più concetti rispetto a quanto, invece, se ne possono esternare con altri idiomi). Gli statunitensi conoscono meglio limiti e opportunità di questo social rispetto ad altri (entrano variabili di familiarità e abitudine). Questo tipo di limitazioni socio-culturali indirizzano, inevitabilmente il Behavior-Change che ciascun utilizzatore reputa ottenibile da ciascun social.
  • criticità 2: Poco lo spazio adibito a descrivere i diversi tool di ogni specifico social in modo tale da rendere intelleggibile il parallelismo tra goal scelto e social utilizzato per il raggiungimento degli obiettivi. Poco lo spazio, in assoluto dedicato ad Instagram.

4) Walk A Mile in Digital Shoes: The Impact of Embodied Perspective-Taking on The Reduction of Negative Stereotyping in Immersive Virtual Environments

  • criticità 1: Campione, anche qui, numericamente poco vario 48 persone equamente divise tra uomini e donne non possono essere rappresentativi di un trend comportamentale assimilabile a realtà.
  • criticità 2: L’ estrazione sociale simile tra i partecipanti alla ricerca esclude di per sé l’abbattimento di pregiudizi in realtà simulata. Il pregiudizio può essere più o meno radicato a diverse età e condizioni economico-culturali. Troppo poco variegato l’assortimento di punti di vista, sul piano qualitativo oltre che quantitativo come visto nel primo punto, per sostenere quanto dichiarato tra gli obiettivi della sperimentazione. Per come è strutturato l’esperimento, esso può solamente arrivare a dire che gli universitari (se non gli studenti di una specifica università) hanno reagito — in relazione allo specifico ambiente simulato — riguardo allo stereotipo-anzianità così come emerso nei risultati. Facile, infatti, asserire come gli stereotipi siano figli di una molteplicità di fattori che il campionamento di questa ricerca non sembra tenere in considerazione.

5) The Effect of Social Factors on User-Generated Content Productivity: Evidence from Flickr.com

  • criticità 1: Campione non sufficientemente descritto, nella complessità delle sue variabili, per consentire a chi legge di valutarne attinenza e validità in funzione degli obiettivi esplicitati.
  • criticità 2:

By collecting data from Flickr.com, we expect to support that individuals’ perception of “social comparison” and “social identity” will positively influence users’ behavior of content generation. We also assume that social interaction, in terms of tie strength, will increase users’ productivity of content.

gia solo in questa citazione dall’abstract è intuibile quanto non vi sia coerenza tra il metodo e gli obiettivi. È facile intuire, come già abbiamo detto in questo paper, che ogni SNS abbia delle proprie peculiarità che indirizzano e modulano l’interazione in modi e tempi diversi che veicolano significati e valori tra loro molto variegati. Gli obiettivi cozzano, quindi, con la scelta di approfondire il solo Flickr.com che, data la sua struttura unica, incanala e dà forma a partecipazione, comparazione sociale e identità in un modo particolare ed esclusivo.

La ricerca, in questo senso sembra peccare di miopia o “pressappochismo”: non si dà risalto a quanto, al variare delle strutture di socializzazione inscritte nelle diverse piattaforme di collaboration, vari anche il comportamento, relativamente alle dimensioni in esame, degli utenti partecipanti l’atto co-creativo.

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Nicolò De Carolis

Laureato in media e comunicazione amante della semiotica (spazio per credermi pazzo ricavato qui).