Selfie?

Sara Ferrari
Social Mustard
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3 min readOct 11, 2015

Da qualche anno a questa parte vi sarete resi conto che qualcosa nelle immagini che i vostri contatti pubblicano su Facebook e sugli altri SNS è cambiato. Il numero degli autoscatti ha superato di gran lunga le foto normali. Vi sarete resi anche conto che vi è qualcosa di diverso anche nelle piazze del mondo di fronte ai monumenti famosi e soprattutto avrete notato che si è aggiunto qualche oggetto alla merce che i “vù cumprà” ci propongono nelle suddette piazze.

Quel “qualcosa” al quale mi sto riferendo è l’ormai celeberrimo “bastoncino per i selfie” o detto in termini più tecnici “selfie stick”. Questo oggetto allungabile alla cui estremità è possibile collegare il proprio smartphone è spesso vittima di derisione ma contemporaneamente sta diventando a tutti gli effetti uno dei simboli della nostra epoca. Può essere che nel giro di pochi anni sia destinato a scomparire oppure si evolverà o ancora è possibile che ognuno di noi ne possiederà un esemplare. Ad ogni modo, tutte queste ipotesi non escludono il fatto che attorno a questo oggettino si possa discutere parecchio.

Pare che il primo esemplare di “selfie stick” risalga addirittura agli anni ’80 e che sia nato in Giappone. Vi era infatti un modello di macchina fotografica che tra i suoi accessori vedeva comparire anche un bastoncino allungabile che serviva appunto per scattarsi foto da soli. Pare che però in Giappone, in quegli anni non abbia fatto molto scalpore.

Oggi invece il bastoncino è diventato un vero e proprio must per i “social addicted” che si dilettano a scattare foto con grupponi di amici in una particolare occasione o semplicemente davanti ad un monumento. Il punto però interessante è proprio questo: non si chiede più al passante di scattare una foto, siamo noi a volerla scattare con l’autoscatto con noi leggermente in primo piano per immortalare il momento, o ancora di fronte al monumento prendiamo l’amico o il partner sotto braccio ci mettiamo di spalle a monumento e scattiamo. Dopo di che condividiamo il momento sui social per dire: io c’ero, io ci sono stato. Io sono presente quanto la Torre di Pisa dietro di me.

Forse è per questo che in Giappone negli anni ’80 un accessorio di questo tipo non ha avuto successo, rispondeva ad un bisogno inesistente. Oggi invece quel bisogno c’è ed è evidente.

Analizzando il fenomeno del selfie stick dal punto di vista della psicologia sociale possiamo affermare che esso rappresenta un chiaro esempio di “behavior changing design”.

Il bastioncino ha a tutti gli effetti un’ affordance poiché rappresenta un oggetto che fino a qualche tempo fa avremmo concepito come inutile perché il concetto di “selfie” non era ancora entrato nel linguaggio quotidiano o semplicemente noi stessi non avevamo ancora fatto dell’autoscatto un trend.

Un’affordance è una risorsa, un’opportunità che l’ambiente offre ad un soggetto in grado di coglierla.

Ogni oggetto o layout o superficie può avere un effetto positivo o negativo su di noi. Di fatto modifica i nostri atteggiamenti verso quell’oggetto.

Io stessa ero e sono tutt’ora molto scettica e perplessa nei confronti di questo strumento ma per curiosità e per svolgere questa analisi ho provato ad utilizzarlo. Inutile dire che inizialmente, soprattutto in pubblico, mi sono sentita parecchio ridicola ma a lungo andare, scatto dopo scatto, mi sono abituata all’idea e mi sono addirittura divertita.

Il bastoncino è stato oggetto di risate e scenette scherzose che hanno contribuito a creare un clima di convivialità con i miei amici.

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Sara Ferrari
Social Mustard

Communication student settled in Milan. I love art in all its sides, cooking cakes and travelling. Erasmus in Belgium is still in my heart.Instagram:@lesnuggets