Sky, Netflix, Popcorn Time, My Movies? No, MUBI.

Il social network dei film d’autore

Sara Astorino
Social Mustard
3 min readOct 30, 2015

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Aprendo la home del sito, appare chiaro di trovarsi in uno spazio alternativo, lontano dalle solite schermate dei grandi broadcaster che incasellano le nuove uscite cinematografiche in bacheche colme di titoli. MUBI è un sito, una piattaforma streaming, ma soprattutto una community di affiliati e devoti al cinema d’autore; quello strano sì, quello noioso e a volte incomprensibile, quello da piatto vegano e bicchiere di vino, più che da popcorn e coca-cola.

Identità

L’utente che accede a una piattaforma del genere è certamente mosso da un interesse nei confronti d’una cinematografia “particolare” - per così dire - e si muove verso orizzonti di nicchia che, altrimenti, non lo avrebbero portato sin qui. L’intento che mosse il suo fondatore, Efe Cakarel, un ragazzo turco appassionato di cinema, era proprio quello di avere a disposizione una piccola bacheca nella quale concentrare le eccellenze del cinema d’autore mondiale. Chi accede a MUBI dichiara ufficialmente di appartenere ad uno status diverso dal solito cinefilus omnivorus, e cerca inevitabilmente suoi simili con cui confrontarsi a suon di opinioni e giudizi sulle pellicole.

I film presenti su MUBI sono solo 30 e vengono quotidianamente aggiornati, in modo da garantire una rotazione costante: inserito uno nuovo, quello che è rimasto in vista per trenta giorni sulla piattaforma viene cancellato.

Trust building

L’accesso a MUBI è un accesso bloccato, ovvero sotteso ad una sottoscrizione nella quale si accettano i termini di pagamento, di 4,99 euro al mese. Questa piccola barriera all’entrata segna l’evidenza del fatto che all’interno non si possa trovare altro che gente realmente interessata all’argomento fondante del sito; i forum di discussione sono raramente intaccati da troll, e la moderazione delle chat si muove attraverso commenti più o meno accesi di amanti o detrattori della pellicola in questione. Ci si muove in un mondo alla pari, dove le opinioni diverse aiutano a chiarire diverse sfumature del film preso in esame, e in generale c’è molto confronto.

“Non credo che il digitale stia uccidendo del tutto il cinema. E’ solo un altro passo nell’evoluzione del mezzo e nulla rimpiazzerà mai l’esperienza di andare al cinema per guardare un fantastico film e condividerlo col pubblico. Ciò che sta cambiando è la via di accesso ai film e, cosa più importante, il modo di condividerli e raccomandarli ai propri amici.” Efe Cakarel, fondatore e CEO di MUBI.

Persuasive design

MUBI è elegante, inutile negarlo. Si apre con sottile grafica al visitatore, presentando l’ultima pellicola inserita, lanciandone il main theme come sottofondo, concedendo pochissimi fotogrammi, in modo da catturare l’attenzione. Una volta entrati nella sezione Now Showing, si dischiude la piccola bacheca di film, dove il cinefilus morbosus può scegliere pellicole sconosciute ai più sulla faccia della terra, in un ventaglio di possibilità che spazia dagli anni ’30 fino ai giorni nostri.

Conclusioni

Le grandi community online sono uno strumento di connessione globale, ma la potenza delle community minoritarie, dei “luoghi di ritrovo”, della scelta di nicchia, crea un sentimento di affiliazione molto più forte nei legami deboli a cui siamo abituati.

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Sara Astorino
Social Mustard

Precisa, energica ed organizzata. Non mollo l'obiettivo finché non lo raggiungo. Unico difetto? PRIVACY obsessed. Ma parliamone.