Storia di T., ovvero come si racconta sui social una 24enne che ha da poco perso la sorella.
Premessa
Ho conosciuto T. più di un anno fa, a inizio Febbraio 2014. Ero appena arrivata nel mio appartamento di Lisbona e lei era una delle mie sette coinquiline, tre delle quali erano francesi tra cui, appunto, T. Complice anche il fatto che “le francesi stanno con le francesi” e “ le italiane stanno con le italiane”, non ci siamo calcolate molto all'inizio, fino a quando, un paio di mesi dopo, ci siamo conosciute meglio e siamo diventate davvero amiche. É stato allora che T., classe 1991, mi ha confidato di avere da poco perso la sorellina S., classe 1993, a causa di un tumore.
Analisi
T. è, per quanto io possa dire, una delle persone più innamorate della vita che io abbia mai avuto il piacere di conoscere. Una proactive, sempre in movimento, autrice di idee brillanti e originali, ottimi voti, grande compagna di feste, generosa, sveglia, carina, sportiva e sorridente. É una di quelle che piacciono per natura e senza sforzo sia nella vita come sui social, che ti scrivono come status “Laureata!” e, baam, 180 likes, che ti postano una foto con un’amica — una foto normale, nè in costume nè in mutande- e sono 40 likes. Certo, ogni tanto posta anche foto con sua sorella o le dedica qualche post e, ovviamente, riceve una serie di likes e commenti non indifferente.
Personalmente credo, come ho già detto, che sia una che piace per natura, ma sono anche abbastanza convinta che piaccia, nella vita, come nei social, per la gioia di vivere che ha e che riesce a trasmettere nonostante il grande dolore che prova.
Chiaramente la condivisione di foto e post riguardanti la sorella che non c’è più, il mettere in atto una self-disclosure di qualcosa di così intimo e personale da arrivare nel profondo di chiunque, crea, viaggiando sul canale dell’empatia, un’ampia connessione, generando una corrispondente “pioggia di likes”. Tuttavia questo tipo di post nel profilo di T. occupa solo un posto marginale, il più dei suoi post è dedicato, infatti, alle attività quotidiane -le vacanze, lo stage, l’università, le feste con gli amici- o agli eventi straordinari- la laurea, la partecipazione a qualche contest, l’inizio di una nuova esperienza all’estero, ecc. Post piacevoli, pieni di sorrisi, racconti buffi delle sue giornate, per quello che posso capire io dal francese, almeno. Se non fosse per qualche accenno qui e là, non sembrerebbe quasi che abbia passato quello che ha passato. È la grande regola non scritta dei social, mostrarsi più felici di quello che si è.
E qui sta l’inghippo. Io e T. ogni tanto parliamo e so che, anche se, come lei dice, “siamo giovani e con tutta la vita davanti e quindi ho il diritto/dovere di vivere il doppio”, non sta ancora così bene. Sta, come è giusto che sia, ancora elaborando il suo lutto. Mi dice che ogni tanto vede sua sorella, come se non se ne fosse mai andata, altre volte ne percepisce la presenza, con la consapevolezza che non c’è più.
Se il Sè è risultato e conseguenza dell’azione sociale, credo che T. voglia raccontare una storia di riscatto, una storia che dice “sì, ho perso mia sorella, ma sono molto giovane e ho il diritto di divertirmi. Il fatto che abbia perso S. non significa che debba stare chiusa in camera mia a piangere o che non debba avere delle aspirazioni professionali”. È anche vero però che il doversi mostrare sempre felici, soddisfatti, al top, come direbbe qualcuno, porta, a mio avviso, T. a smussare alcuni angoli della sua vita, a non potersi o non volersi esprimere appieno, a 360 gradi. Comportarsi come se non si avesse subito un lutto o non dargli troppo peso sui social, sembra quasi fare sì che quella sia realtà, sembra quasi che non sia mai successo. T. assume il ruolo di quella che ce l’ha fatta, nonostante tutto, in maniera perfetta e brillante, di quella che è stata così forte da superare tutto. Ogni tanto, però, la vita, quella vera, quella che fa male, quella che non è top, ma decisamente down, fa capolino e così arrivano le foto, le frasi, gli sfoghi…e il gioco che si è costruito, si interrompe.