Ti amo, ma non parliamone più

Nicolò De Carolis
4 min readJan 14, 2016

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Ogni volta che un mio contatto Facebook inizia una relazione sentimentale è sempre la stessa storia: appena questi cambia il proprio “stato affettivo”, la sua time-line subisce un inesorabile mutamento. Questo virus ha intaccato, in tempi recenti una mia ex compagna di triennale: andando sul suo profilo anche solo poche settimane fa, si potevano vedere post variegati, interessanti e diversificati per argomenti e tono; una pizza o una birra con gli amici, una canzone “che spacca”, una citazione profonda e qualche status sottilmente ironico sulle sue quotidiane “sfortune di giornata”.Tutto piacevolmente normale, poi “il fattaccio”: “è passata ad essere impegnata”. Da quel momento in poi, sulla sua time-line, hanno trovato spazio solo contenuti di coppia … la pizza con gli amici è diventata una cenetta romantica, la canzone “che spacca” è diventata “la nostra canzone ❤” e l’ironia disillusa è diventata ostentazione di una vita piena di romanticismo e sorprese. Che fine ha fatto l’altro profilo? Stento a credere che, con l’inizio di una relazione normale, una persona che reputo normodotata intellettivamente smetta di vedere gli amici, di ascoltare buona musica; che possa smettere di lottare contro i ritardi del treno (per gli innamorati i treni passano sempre in orario?) e che possa acquisire un super-potere particolare che le permetta di evitare “a mo’ di ninja”, ogni singolo escremento di cane sul marciapiede. (I cani la fanno lontano dagli innamorati?).

Dubito fortemente che tutto questo possa accadere semplicemente iniziando una relazione e definendosi “impegnati” sui social, o almeno, a me, non è mai successo. Può essere che accada una delle cose elencate sopra, certo, ma tutte e quattro insieme no.

Forse che, cominciando un rapporto amoroso, questo diventa l’unica cosa degna di essere condivisa con la propria rete e tutto il resto — la normalità — perda inesorabilmente importanza, interesse e dignità di pubblicazione?

Questo elaborato ha l’intenzione di progettare un esperimento che verifichi se esista, nel normale utilizzo della piattaforma Facebook da parte dei miei coetanei e compatrioti, una relazione tra la variazione dello stato affettivo e la l’eterogeneità di argomenti tra i post pubblicati prima, durante e dopo la relazione in esame. Ci si aspetta, ovviamente, che il racconto dell’innamoramento coinvolga parte dei contenuti disponibili ma che non superi (in media) un valore soglia del 50% sul numero totale dei post.

A. FASE 1: selezione del campione

Si suppone la selezione di un sample di profili Facebook di utenti italiani tra i 20 e i 30 anni, universitari o ex-universitari che abbiano avuto e concluso una relazione amorosa nell’ultimo anno. È essenziale che, all’interno del campione, non siano presenti profili che abbiano intrattenuto relazioni con utenti anch’essi coinvolti nella ricerca. Questo al fine di evitare casi loop interni al sample. Ovviamente, dati gli stringenti limiti legali vigenti, il campionamento deve essere fatto sul di profili pubblici, privi cioè di limitazioni riguardanti la privacy.

B. FASE 2: raccolta dati periodo d’interesse

L’analista dovrà scorrere e categorizzare ciascun post (facendo attenzione alla sua interezza: testo, foto e tag); è indifferente che il profilo-campione abbia prodotto esso stesso il contenuto o, viceversa, sia stato taggato da terze parti — siano esse il partner o meno — . Ricordiamo che ciascuno può cambiare le specifiche di visibilità di ogni contenuto che lo riguarda: è dunque legittimo supporre che tendiamo a dare legittimità ed importanza — in termini di narrativa personale — a ciascun contenuto che lasciamo visibile sul nostro profilo, pertanto ciascuno di questi post deve poter entrare a pieno diritto nell’analisi qui proposta, purché sega alcune discriminanti temporali che permettano allo sperimentatore di parificare e rendere quindi equo e confrontabile in se stesso il campione:

  • monitoraggio della distribuzione di argomenti un mese prima del cambio di stato che segna l’inizio della relazione amorosa
  • monitoraggio della distribuzione di argomenti nel primo mese dal cambio di stato che segna l’inizio della relazione amorosa (ingresso nuova tematica nella vita e, ci si aspetta, anche in quella social)
  • monitoraggio della distribuzione di argomenti un mese prima della fine della relazione, e quindi dal nuovo cambio di stato (per tornare social-mente single) per vedere se la narrativa amorosa subisce variazioni in termini quantitativi di post
  • monitoraggio della distribuzione di argomenti un mese dopo il cambio di stato (per tornare social-mente single)e relativo ritorno allo stato sentimentale di partenza.

Seguire questo andamento per l’osservazione di tutti i profili facenti parte del campione.

C. FASE 3: confronto dati raccolti e risultati

Confrontare i dati raccolti in profondità su ogni singolo profilo, in modo trasversale sul campione per rispondere alla domanda: è vero che nell’intervallo di tempo in cui si è coinvolti in una relazione sentimentale, si ha la tendenza a dare maggior risalto alla narrativa di quest’ultima rispetto alle altre possibili? Si risponda per il target degli italiani tra i venti e i trent’anni.

Rispondendo a questa domanda, si potrà, poi, andare a rispondere anche ad un altro quesito: lo spazio occupato dalla narrativa amorosa, in termini quantitativi di post è direttamente proporzionale allo stato d’avanzamento di quest’ultima, quindi, al grado di coinvolgimento percepito dall’utente?

Questo scritto vuole lanciare una sfida a chiunque voglia intraprendere questa analisi psico-sociale. È innegabile, comunque, che questo impianto analitico nasconda dei vantaggi: può favorire un contenimento dei costi e presenta poche barriere legali. D’altro canto, ci si rende conto che questi vantaggi portino dei limiti: il fatto stesso che i profili debbano essere necessariamente pubblici, comporta una più scarsa profondità di analisi (dettata dall’esiguo numero di materiali disponibili/scevri da privacy su ogni profilo). Questa fondamentale barriera all’ingresso costituisce un pericolo per il ricercatore che dovrà convivere con il dubbio di aver escluso molti contenuti — e quindi molte variabili — dalla propria analisi, solo perché non visibili al suo occhio. I risultati potrebbero essere, dunque parziali e/o poco rappresentativi.

Questo problema potrebbe risolversi attraverso la firma, da parte dei proprietari dei profili campionati, di una liberatoria, ovviamente. Ciò andrebbe, però, ad aumentare la difficoltà di reclutamento del semple (un campione troppo piccolo risulterebbe poco rappresentativo) e, inevitabilmente ad allungare i tempi della prima fase di cui sopra.

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Nicolò De Carolis

Laureato in media e comunicazione amante della semiotica (spazio per credermi pazzo ricavato qui).