Località Punta Prosciutto, foto protetta da copyright, Davide Vadacca ©

Una nuova estate da (non) dimenticare:

Il deturpamento della costa jonica.

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Siamo ormai a Luglio, nel pieno periodo estivo. C’è chi ha la possibilità economica di effettuare viaggi più o meno lunghi in termini di durata e lunghezza, ma di questi tempi ci sono anche persone (come me) che sono costrette, da cause di forza maggiore, a soggiornare nelle proprie case e a spostarsi solo di pochi chilometri dalle proprie abitazioni.

Nel mio caso, abito solo ad una ventina di minuti in macchina dalle località balneari del Mar Jonio (volutamente scritto nella forma storica) ed a circa una mezz’oretta o tre quarti d’ora da quelle del Mar Adriatico, alle quali però vado sporadicamente, se sono solo.
Proprio per quanto detto, in quest’articolo si parlerà solo della condizione ambientale in cui è costretta a vivere buona parte della costa jonica.

E’ a mio parere contraddittorio sentire:

“Non abbiamo nulla da invidiare, in quanto bellezza, ai Caraibi e alle Canarie; e forse le superiamo anche.”

E poi, arrivare in spiaggia e vedere (attenzione, non tutti i giorni) immondizia ovunque: dalle “semplicibuste nere dell’umido fino ad arrivare, per giunta, a trovare siringhe usate (per nostra fortuna private di ago e liquidi interni).
Si trova “qualsiasi” genere di prodotto industriale: vecchie scarpe, bottiglie di vetro (come quella presente nella foto che fa da testata), pezzi di plastica contundenti, casse in legno (quelle presenti nei mercati ortofrutticoli) ecc.
Gli oggetti sono tanti.

Busta di plastica piena di rifiuti gettata (volontariamente) sulla spiaggia.

La colpa, di chi è?

La colpa non è solo di chi ha causato il danno, ma anche di chi non fa nulla per risolverlo; e quest’ultimi non sono solamente le autorità politiche, ma anche coloro che fanno finta di non vedere il problema, perché non vogliono rendersi responsabili di colpe altrui.

Siamo persone ed “Errare humanum est ma perseverare autem diabolicum”, ossia “Sbagliare è umano, ma perseverare nell'errore è diabolico” citando una tra le locuzioni latine più famose e ancora adesso usata molto spesso.
Se siamo caratterizzati da questa inciviltà, non siamo nemmeno degni di essere definiti “persone”.

Uno scorcio della riserva naturale di Porto Selvaggio, in provincia di Nardò.

Perché deturpare riserve naturali come quella di Porto Selvaggio, nella provincia di Nardò, mostrata qui in foto?
E’ normale secondo voi appropriarsi di un diritto (illecito) quale “inquinare il luogo in cui passo le vacanze” senza tener conto del fatto che ci sono e ci saranno altre persone a visitare/soggiornare in quel luogo?
No, non lo è.
Come detto prima, i responsabili non sono solo le persone che causano direttamente i danni (anche se loro hanno a carico una maggiore responsabilità, dovuta alle loro azioni), ma anche chi “Non vede, non sente e non parla” e le autorità politiche, non tanto quelle locali che non possono fare nulla di veramente significativo, quanto “quelle dei piani più alti”.

Riguardo i politici e le loro attività, ognuno ha la proprie idee; e inoltre sono argomenti di altra entità di cui non si parlerà qui.
Gli altri invece? E’ vero. Perché assumersi responsabilità altrui di cui non si ha nulla a che fare.
Però io farei loro una domanda:

“Vi piacerebbe vivere a contatto con una natura decontaminata, o contaminata?”

Secondo me opteranno, naturalmente, alla prima opzione, una natura decontaminata da qualsivoglia rifiuto organico ed industriale.
Però poi li vedi contraddirsi andando in spiagge sporche, senza che si mettano a pulirla un po’ e appunto facendo finta di non vedere il problema.
E specifichiamo. Nell'inquinare, loro non son di meno.
Non ha assolutamente giustificazioni il modo in cui si comportano, ma…lo fanno. E sbagliano.

A noi la scelta quindi, quest’estate:

Inquinare e per di più non fare nulla per risolvere il problema… Oppure metterci in carreggiata per la salvaguardia delle nostre coste, delle nostre spiagge.

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Davide Vadacca

Studente di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Torino | Dott. in Scienze della Comunicazione | Scrittore e autore di Finibusterrae