Genova: andata e ritorno

Ornella Giau
Solotur
Published in
7 min readFeb 17, 2019

Ogni anno, verso Novembre, si pone per noi expat l’annoso problema di come rientrare “a casa” per le vacanze di Natale.

Foto credit: https://www.trekearth.com/gallery/Europe/Italy/Liguria/Genoa/genova/photo884786.htm

Che vuol dire poi “a casa”? Non è forse più casa nostra la nazione dove abitiamo e lavoriamo tutto l’anno? Che cosa è che ci spinge ogni anno a metterci in viaggio verso la casa della nostra infanzia, a dormire nello stesso letto di quando avevamo 15 anni? Spingitori di expat, su Rieducational Channel! XD

Vabbe, risate a parte. Anche quest’anno ho fatto fumare Google alla ricerca di collegamenti, coincidenze e miracoli vari per arrivare in Sardegna in tempo per la vigilia di Natale. E siccome sono oramai anni che mi spacco la testa tra compagnie aeree, cambi e aeroporti, quest’anno ho detto basta.

Basta perdere tempo in aeroporto con l’aria condizionata nel cervello.

Basta raggomitolarsi su sedili vecchi e sporchi mentre il vicino ti ruba lo spazio vitale.

Just basta.

Quest’anno mi riprendo il tempo. Quest’anno mi godo il viaggio. Se ancora non ci siete arrivati, ho deciso di andare in Sardegna in nave.

In treno si viaggia meglio

Siccome abito oltralpe, già il fatto di dover raggiungere un porto mediterraneo è di per se una challenge. Avrei potuto cercare un passaggio in macchina con Blabla Car, ma avrebbe significato dover passare infinite ore chiusa in una scatola di metallo con persone sconosciute senza poter fare nulla di produttivo (leggere, scrivere, designare…).

Grazie a Dio amo viaggiare in treno. Il dondolio e l’andare mi rendono estremamente produttiva e se potessi ci lavorerei addirittura in treno, tutto il giorno. Sarà possibile? Train-office?

Disclaimer: certi viaggi in treno possono diventare viaggi della speranza assurdi e scomodissimi, lo so. I treni sono spesso in ritardo e il tasso di nervosismo può impennarsi vertiginosamente ma…. che vi devo di?! A me per ora è andata meglio in treno che in aereo o in bus. Per cui, viva Deutsche Bahn e Trenitalia.

Il viaggio #sailinghomeforchristmas è iniziato a Monaco alle 6 del mattino, sulla soglia di casa mia, con lo zaino in spalla e le provviste di cibo ben riordinate nelle scischette. Ho chiuso la porta a chiave, lasciate da sole le orchidee e ho cominciato il lento e laborioso processo di scollare la mia mente dalla routine quotidiana ed immergermi totalmente nel viaggio, nel Solotur.

Alla stazione sono salita sul mitico treno OBB che fa la spola tra Monaco e Verona e mi sono seduta al mio posto, pronta a tutto. Il dondolare del treno ha subito fatto partire il mood giusto dentro la mia testa, e come mi aspettavo ho passato le lunghe ore sopra le alpi in uno stato di grazia e tranquillità che neanche d’estate sulla spiaggia. Ho scritto, ho letto, ho pensato agli affari miei guardando fuori dal finestrino. Ah, ho anche spammato Instagram come se piovesse.

I cambi previsti erano a Verona e Milano, con arrivo a Genova verso le 5 di pomeriggio, purtroppo già dopo il tramonto del sole. Ma la nave non sarebbe partita fino alla sera del giorno dopo, quindi avrei avuto un bel po’ di tempo per esplorare questa città.

Le aspettative mancate

Già da un paio d’anni, per qualche motivo misterioso, questa città sconosciuta mi chiamava. Non c’ero mai stata prima, e nella mia testa era la città dei poeti moderni, dei cantautori, una città di mare piena di fascino e tradizione.

Forse mi sbagliavo.

Lasciatemi dire che in generale mi è piaciuta, mi ha intrigato. Però mi ha lasciato anche un pò stranita. Sarà stata la quantità industriale di automobili che circolavano, oppure le luminarie accecanti che mi hanno accolta a urla alla stazione di Brignole, non so. Fatto sta che non mi aspettavo una grande città.

Genova invece è una grande città, condensata e compressa tra le montagne e il mare. C’è tutto, una cosa sopra l’altra, la città vecchia, i vicoli, i pescatori, le tirrenie, le autostrade, le merci, le giostre, le spiaggie, le catapecchie e le chiese bianche e nere.

Cose da fare a Genova

La prima sera, appena arrivata e lasciati i bagagli in un B&B stranissimo ma tutto sommato ok, mi sono inoltrata verso il mare. Tutto questo viaggio alla fine è stata una ricerca dell’acqua di mare, dei moli, del pesce, che a Monaco tanto mi mancano. E quindi appena arrivata in via XX Settembre non mi sono fermata nei negozi li a due passi, dovevo andare al mare.

Sentendomi un pò Dorothy ho seguito il tappeto rosso gentilmente posizionato dalla città di Genova nelle vie più carine del centro, i famosi carrugi, da piazza de Ferrari al Porto. Guardavo queste vie strette come chi aspetta un’apparizione, e piano piano sono arrivata all’acqua. Il Porto Antico, restylato da Renzo Piano, mi ha accolto senza fronzoli e un pò infreddolito dal vento del mare. Ho camminato avanti e indietro fintanto che mi sentivo sicura sulle banchine un pò buiose e abbastanza pittoresche. Tutto bello, non fosse per un’autostrada che ci passa sopra! Se siete stati a Genova sapete di cosa parlo, se non ci siete mai stati immaginatevi un lungomare romantico con un pezzo di raccordo anulare di Roma sopra la testa…. Ma chi l’ha costruita? Ma falla passare da un’altra parte no? Boh…. XD

Il giorno dopo mi sono alzata più presto che potevo, ho salutato il B&B e mi sono buttata, cartina alla mano, alla ricerca di De Andrè a Genova. Ho seguito questo percorso inserendo un detour al Castello d’Albertis che si raggiunge con un ascensore/cremagliera niente male (per niente fancy eh, diciamo che l’ascensore sta a Genova come il vaporetto sta a Venezia).

Ho iniziato a Corso Italia, dove finalmente un pò di panorama marino si è visto, ho attraversato l’orrore della fiera e degli svincoli per la tangenziale, ho camminato sopra il Ponte Monumentale di via XX Settembre e quello è stato bello. Sono andata un pò a caso, seguendo più o meno i cartelli direzione Via Garibaldi. Ho ascoltato l’accento genovese e guardato a pieni occhi le vetrine dei mini negozietti qua e la. Palazzi antichi si mescolano con case cadenti, vie pedonali piene di vita stanno a fianco a strade a 4 corsie senza semafori.

Insomma Genova mi è piaciuta e sopratutto mi ha stupito. Mi ha ricordato che le apparenze e le dicerie non sono tutto e che è meglio lasciarsi sorprendere che sapere già tutto.

Che mi mangio da sola a Genova?

Prima di partire ho cercato tantissimi consigli su internet su dove mangiare a Genova da sola. Speravo nella potenza di Google e delle sue raccomandazioni su Maps, ma purtroppo devo dire che ho trovato recensioni 0 sull’argomento. Il mio problema era che non viaggiavo da sola da tanto tempo e avevo sinceramente paura di non trovare, fare figuracce, essere guardata male. I classici. Ho quindi adottato delle tecniche forse vigliacche, ma che alla fin fine mi hanno fatto stare bene.

  1. Da Eataly è ok mangiar da soli. “Ma dai Eataly c’è anche a Monaco!” e lo so, ma la prima sera al suddetto porto ero spaesata e stanca, quindi sono stata contenta di raggomitolarmi in un luogo tranquillo e mangiare qualcosa di buonissimo.
  2. Cerca i bar son le sedie spiritose per una colazione trendy/casual. La mattina c’è fame e trovare un buon bar zona stazione non è semplice. Io seguo sempre il fattore sedie per farmi un’idea dell’atmosfera generale ^^
  3. Pranzo on the go con la focaccia genovese, e hai risolto tutti i problemi. Prima di partire avevo grandi piani di sedermi da sola al ristorante e ordinare la pasta al pesto, poi però si è fatta la una e la timidezza ha vinto su di me. Per fortuna ho trovato un forno megameraviglioso che faceva la focaccia con burrata e pesto.

Sul traghetto filosofico

Tra un giro e l’altro si è fatta ora di imbarcarsi. Come i viaggiatori d’altri tempi, viaggiare su una nave si notte ha un che di metafisico. Il buio, la rete del cellulare che non c’è, un batman sul ponte, sembra tutto un luogo-non luogo. Il tempo e la fretta si siedono anche loro assieme ai viaggiatori sul ponte, si preoccupano di avere un buon posto per aspettare il mattino, e guardano l’orizzonte, uguale e diverso ogni minuto. Si arriverà quando si arriverà.

A dir la verità non sono stata da sola in traghetto, bensì ho incontrato il mio ex compagno di classe di liceo Gabriele Mele, anche lui expat sardo in Germania. Quindi forse sarebbe giusto chiudere la parte del Solotur qui e dare solo qualche dritta generica per un viaggio così lungo.

Cose varie da non dimenticare

  • Ogni viaggio che si rispetti ha bisogno di un #hashtag che lo identifichi. Io ne avevo 4 : #sailinghomeforxmas #traghettamiadomo #tuchevai #oltremare
  • Non snobbate la prenotazione del posto in treno a priori. Dipende dal viaggio, ma in generale, più è lungo e impegnativo il tragitto, più sarete contenti a posteriori di aver speso quei 4 euro per il vostro posto garantito
  • Praticate Eavesdropping come se non ci fosse un domani. A volte può capitare di annoiarsi e ascoltare le conversazioni altrui è un ottimo metodo per ritrovare la scintilla dell’immaginazione. Tanto mica li rincontrerete mai.
  • Fate in modo che il vostro bagaglio non possa essere dimenticato o separato. Usate tutte le fantastiche cinghie del vostro zaino per tenere uniti i pezzi e non scordarli.
  • Se volete ascoltare musica ricordatevi di scaricare la playlist di Spotify sul telefono / laptop PRIMA di partire
  • Raccomandatevi a dio se imbarcate la macchina in traghetto. Nel parcheggio non ci sono santi ne eroi, ma solo signori in ritardo che bloccano la fila. XD

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