Antologia degli esserini improbabili — Prefazione
Dalle osservazioni e la lunga ricerca dell’impro-biologa L.L.Décroche
“Giunta sulla cima del colle boscoso, là dove i raggi del sole non arrivano se non sotto spinta o caldo invito di qualcheduno, e la nebbia rimane sospesa persino a mezzodì, mentre passeggiavo armata di un legno trovato a terra e portandomi appresso qualche chilo tra ovoli e porcini che avevano colto la mia attenzione lungo la via, proprio allora, incredibilmente, avvistai un poltrino inafferrabile: era lì, a portata di mano, in piedi come un lemure.
Mi sedetti su un ceppo per riposarmi e presi un fungo per spazzolarlo.
Subito il piccolo saltò sul bordo opposto dello stesso ceppo, con una pignetta in mano, imitando i miei gesti, solo molto lentamente.
Ero così emozionata che riposi il mio fungo nella cesta: lui (o lei, non saprei dire) fece lo stesso lasciando cadere la pigna nell’erba e guardandomi con grandi occhioni gialli. Allora provai ad allungare una mano per stabilire un contatto, un po’ come quando ci si presenta ai gatti o si incontra un alieno la prima volta.
Che sorpresa! Quasi mi dissuase dal proseguire, quando vidi che anche l’esserino stava allungando l’esile zampa verso di me.
Proprio quando i suoi polpastrelli stavano per toccare la mia mano incredula, un colpo, non so: persi i sensi, e tutto svanì.
Mi risvegliai a un’ora che lì per lì non avrei saputo precisare a causa della barriera del fitto bosco, ma che scoprii più tardi essere più o meno i’tocco: nessuna traccia del rarissimo poltrino che poco prima si trovava con me sul ceppo, e nessuna traccia nemmeno dei miei funghi, ad eccezione di un ovolo che forse si era affezionato e ci teneva a finire in carpaccio.”
Abbiamo voluto iniziare quest’antologia con uno degli scritti autografi tratti dal diario di viaggio della ricercatrice L.L.Décroche: la maggiore, se non l’unica, esperta di impro-biologia nonché autrice delle relazioni che leggerete in questo volume. Non volevamo scrivere una noiosa introduzione che vi dissuadesse subito dal leggere questo libro quantomai prezioso e insolito, una raccolta che dovrebbe trovarsi sugli scaffali — reali o virtuali — di ogni casa in cui viva un bambino brillante o un adulto che non abbia perso il suo lato di bambino (non necessariamente brillante).
Questa prima edizione, che probabilmente rimarrà tale finché non si avranno notizie della ricercatrice, recentemente dispersa durante un sopralluogo nella cantina di una nota azienda produttrice di idromele, è stata curata nei minimi dettagli: da uno studio incrociato dei diari della Décroche con la sua antologia degli esserini improbabili, abbiamo potuto arricchire le relazioni scientifiche, quando possibile, con i racconti dei diari originali riguardanti l’incontro o la campagna di osservazione sul soggetto descritto.
Abbiamo pensato così di fare una cosa gradita al lettore, intervallando momenti più enciclopedici a brani di contenuto indiscutibilmente appassionante, scritti sul posto talvolta in velocità dalla penna o da qualsiasi cosa si trovasse a portata di mano e potesse lasciare un segno. Non spenderemo parole invece sul tocco finale di questa raccolta: le illustrazioni che la ricercatrice ha fatto realizzare al pittore Diego Gabriele (al momento assai preoccupato per la recente scomparsa — troverete un’intervista in appendice) con tanto impegno, condividendo con lui ogni dettaglio, anche insignificante, delle sue scoperte.
Vi auguriamo di trarre da questo libro la stessa emozione che ci ha pervaso studiando i manoscritti e ripercorrendo i passi della Décroche, e speriamo che nessuno mai costruisca un parco a tema basandosi sulle informazioni qui contenute. Concludiamo citando un passo del suo diario:
“Tutto deriva dall’osservazione attenta di ciò che ci circonda: la terra, il cielo, la natura nel suo insieme, anche antropologicamente modificata.”
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