Frankly.

Luca Silenzi
spacelab
Published in
2 min readOct 23, 2014
IMG_3431.JPG

Let me tell you one thing. In this world we are living in, 98 percent of everything that is built and designed today is pure shit. There’s no sense of design, no respect for humanity or for anything else. They are damn buildings and that’s it. Once in a while, however, there’s a small group of people who does something special. Very few. But good god, leave us alone! We are dedicated to our work. I don’t ask for work. I don’t have a publicist. I’m not waiting for anyone to call me. I work with clients who respect the art of architecture. Therefore, please don’t ask questions as stupid as that one.

Perfettamente d’accordo con Frank e con la sua risposta ad una stolida, generica domanda di un giornalista in occasione della cerimonia di consegna a lui dedicata del Premio Principe de Asturia de las Artes:

“How do you answer to those who accuse you of practicing showy architecture?”

Quando si comincerà a capire finalmente che non è buona norma confondere edilizia e architettura, che parlare di showy architecture non ha senso, così come non ha senso parlare di Starchitects e altre amenità da rotocalco? Perché non si bollano come ‘showy’ gli stilisti e gli artisti più noti, per dire? Perché solo agli architetti è richiesto questo understatement, un basso profilo d’ordinanza? Non è mai accaduto per millenni di storia dell’architettura, mai stati vittime di tanta ipocrisia, come se fossimo davvero noi architetti oggi, con le nostre presunte derive formaliste (1), le cause dei mali del mondo (ne parlai già qualche anno fa, poi ripreso da Abitare, ed ero più ottimista di Gehry col mio 95% di shit buildings).

Frank va per i 90 anni e può permettersi di fare Gehry quando e come vuole, se dei committenti — e che committenti — glie lo chiedono.

Altro che showy: come altri suoi illustri colleghi — ormai oggetto di un tiro al piccione di scarsissimo interesse — non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno, almeno non a livelli tanto bassi di confronto.
Anzi, fin troppo gentile a circostanziare la sua laconica e sacrosanta reazione: fossi in lui, mi sarei limitato al gesto.

Avanti così finché ce n’è, Frank!

____________________
(1): poi magari qualcuno un giorno mi spiegherà, con argomentazioni convincenti e riferimenti teorici non smontabili in due minuti, come lo spazio può fare a meno della forma: ho già dimostrato altrove che essa, molto spesso, perfino nelle sue declinazioni più astratte e nihiliste (cosiddette formless o comunque le si voglia chiamare) è il frutto delle possibilità teoriche, tecniche ed espressive del suo tempo — la Fondation Louis Vuitton è solo di qualche anno indietro, ma credo sia un vantaggio universale veder costruita un’ulteriore opera di Gehry. Ci sarà certamente occasione di tornare su questo argomento.

--

--

Luca Silenzi
spacelab

Spacelab founder+director | Featured in Biennale Architettura Venezia w/curatorial project State of Exception | SpacelabZero mastermind