RCW 120 è il nome della bolla al centro di quest’immagine, ripresa dal telescopio spaziale Herschel nel lontano infrarosso. La bolla è generata dalla potente radiazione di una stella al suo centro, non visibile nelle lunghezze d’onda osservate da Herschel. Lungo le pareti della bolla, in basso a destra, si annida una stella in formazione che possiede già almeno 8/10 masse solari e che può diventare ancora più massiccia, utilizzando parte del materiale soffiato via dalla stella al centro di RCW 120. Credit: ESA/PACS/SPIRE/HOBYS Consortia

Herschel rivela il lato nascosto della formazione stellare

RCW 120 è una bolla galattica che contiene una grande sorpresa. Quanto grande? Almeno otto volte la massa del Sole

Michele Diodati
Spazio Tempo Luce Energia
3 min readMay 14, 2010

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La bolla galattica nota come RCW 120, situata a circa 4.300 anni luce di distanza da noi, è stata formata dalla violenta radiazione di una giovane e brillante stella che occupa il suo centro. La stella, non visibile alle frequenze esplorate dal telescopio spaziale Herschel, nei 2,5 milioni di anni trascorsi dalla sua nascita non ha fatto altro che sospingere materia interstellare verso le pareti della bolla. Ciò ha creato un guscio ricco di grumi ad alta densità, che possono collassare sotto la spinta della gravità fino a formare nuove stelle.

Il processo anzi è già in corso. Infatti, il brillante nodo alla destra della base della bolla contiene una stella in embrione insospettabilmente grande, la cui formazione è stata innescata proprio dalla potenza radiante della stella centrale. Le osservazioni di Herschel hanno mostrato che l’embrione contiene già tra 8 e 10 volte la massa del Sole. E può crescere ancora molto, perché è circondato da una nube contenente l’equivalente di circa 2.000 masse solari.

Non tutta quella materia cadrà ovviamente sulla stella in formazione, ma non è dato sapere a che punto si arresterà esattamente il processo. Cosa blocchi l’accrescimento di una stella in formazione è tuttora un enigma per il quale non vi sono risposte sicure. In base alla teoria, una stella dovrebbe fermare il suo accrescimento una volta raggiunte all’incirca le 8 masse solari. A quel punto, dovrebbe essere diventata così calda da emettere fiumi di radiazione ultravioletta, che spingerebbero via la materia circostante, proprio come ha fatto la stella al centro di RCW 120. Ma vi sono molti casi, invece, in cui la formazione stellare va ben oltre le 8 masse solari, come attestano le numerose stelle giganti scoperte nella nostra galassia.

Un limite superiore ben più alto, 150 masse solari, sembra essere il confine invalicabile della formazione stellare. Si spera che la capacità di Herschel di osservare nei dettagli i bozzoli da cui nascono le stelle possa aiutare a comprendere meglio i meccanismi che regolano la formazione stellare e la fine dalla fase di accrescimento.

Nell’immagine seguente, acquisita sempre da Herschel nel lontano infrarosso, sono visibili, sulla sinistra, due regioni di formazione stellare nella costellazione dell’Aquila: G29.9 e W43. Stanno formando centinaia di stelle di ogni grandezza e massa. Le più grandi hanno già cominciato a scavare con la loro radiazione ultravioletta gigantesche cavità all’interno della caotica nube di polveri e gas da cui si stanno formando le stelle. Il fenomeno è particolarmente visibile in quella specie di sbuffo bluastro concavo, in basso a sinistra.

Credit: ESA/Hi-GAL Consortium

La regione di formazione stellare visibile nell’immagine successiva si trova nella costellazione della Volpetta. Mostra molto bene la struttura su larga scala tipica di queste regioni. La materia da cui nascono le stelle è disposta in un’intricata rete di filamenti, che raggiungono gradualmente densità sempre maggiori, fino a quando si frammentano e cominciano a collassare sotto l’azione della gravità, dando origine ai bozzoli da cui, alla fine, nasceranno le nuove stelle.

Credit: ESA/Hi-GAL Consortium

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Michele Diodati
Spazio Tempo Luce Energia

Science writer with a lifelong passion for astronomy and comparisons between different scales of magnitude.