Le galassie “Chiodo”

Uno scherzo della prospettiva di dimensioni galattiche

Michele Diodati
Spazio Tempo Luce Energia

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Nel 2007 fu pubblicata sul sito del telescopio spaziale Hubble la più profonda e dettagliata immagine mai realizzata della bellissima galassia a spirale Messier 81 (NGC 3031), frutto di osservazioni compiute tra il 2004 e il 2006 con la Advanced Camera for Surveys. L’immagine totale alla massima risoluzione è un file enorme, un TIF di quasi 690 MB che misura 22.620 per 15.200 pixel. Alla distanza stimata di M81 — 3,6 megaparsec, pari approssimativamente a 11,6 milioni di anni luce — il campo osservato copre all’incirca 64.000 anni luce in orizzontale.

La ricchezza di dettagli che si apprezza scorrendo in lungo e in largo questa super-immagine è incredibile. Non solo si riescono a scorgere ammassi globulari, ammassi aperti e regioni di formazione stellare, ma persino singole stelle all’interno della galassia. Ai margini del campo ripreso da Hubble sono inoltre visibili numerose galassie di sfondo, la cui luce ci arriva da distanze molto maggiori rispetto a M81. Tra i tanti dettagli, uno colpisce in particolare: una coppia di galassie a spirale che si trova più o meno in corrispondenza del margine inferiore destro della vista totale di M81 prodotta da Hubble.

Messier 81 ripresa dal telescopio spaziale Hubble. L’ovale giallo in basso a destra evidenzia una coppia di galassie a spirale, molto più lontane di M81, che appaiono minuscole rispetto alla grande galassia che domina l’immagine. Credit: NASA, ESA, and The Hubble Heritage Team (STScI/AURA)
In questa vista ingrandita, la freccia indica la coppia prospettica di galassie a spirale evidenziata dall’ovale nell’immagine precedente. Credit: NASA, ESA, A. Zezas and J. Huchra (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics)

Le due galassie sono parzialmente sovrapposte rispetto al nostro punto di vista. Quella in primo piano è vista di faccia, cioè con un’inclinazione simile a M81. I due bracci a spirale appaiono piuttosto deboli, quasi invisibili, mentre il nucleo risalta nitidamente e finisce per assomigliare alla testa di un chiodo, il cui corpo è la seconda galassia a spirale, posta dietro la prima e visibile di taglio.

L’associazione tra le due galassie è probabilmente solo uno scherzo della prospettiva, perché non sembrano esservi in nessuna delle due le distorsioni mareali causate dalla reciproca attrazione gravitazionale, tipiche di una collisione in corso. Sono dunque, forse, relativamente lontane l’una dall’altra, anche se non possiamo dirlo con certezza, visto che non possediamo una visione chiara del loro rapporto. In ogni caso, appaiono in entrambe segni di una vigorosa attività di formazione stellare, il che può essere indizio di una recente perturbazione.

L’immagine catturata da Hubble induce a pensare che il cielo notturno potrebbe riservare uno spettacolo magnifico a un ipotetico astronomo alieno che si trovasse a guardare il cielo da un pianeta della galassia che vediamo di taglio (un pianeta periferico rivolto verso la Terra). Possiamo immaginare di essere lì con un piccolo telescopio, sufficiente per ammirare quella grande galassia a spirale — quella che nell’immagine di Hubble ci appare di faccia — stagliarsi nitidamente nel cielo, con il suo nucleo brillante, i suoi ammassi globulari, le regioni di formazione stellare: qualcosa che ricorda lo spettacolo offerto dalla vista di Andromeda osservata dalla Terra, ma moltiplicato — ci piace immaginare — per dieci o per cento.

Nei principali database astronomici sembra non esistere alcuno studio che citi le due galassie in questione, nemmeno nel maggiore database galattico, il NED della NASA. Nell’archivio online della Sloan Digital Sky Survey III (DR12), c’è un oggetto che corrisponde alle coordinate di ascensione retta e declinazione della strana coppia: è SDSS J115905.34+4521. C’è una rilevazione fotometrica che coincide con il nucleo della galassia in primo piano e poi uno spettro, che identifica l’oggetto come una galassia starforming, cioè di attiva formazione stellare. Lo spostamento verso il rosso (z = 0,08916) ci permette di risalire approssimativamente alla distanza, che, senza tener conto dell’estinzione, è pari a circa un miliardo e 228 milioni di anni luce: le due galassie sono dunque oltre cento volte più lontane da noi di M81!

Non avendo per ora un riscontro in letteratura, potremmo chiamarle provvisoriamente le Galassie Chiodo.

Lo spettro associato all’oggetto SDSS J115905.34+4521. Credit: Sloan Digital Sky Survey

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Michele Diodati
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Science writer with a lifelong passion for astronomy and comparisons between different scales of magnitude.