Io ripreso nell’infrarosso dallo strumento JIRAM di Juno il 16 dicembre 2017 da una distanza di circa 470.000 km (NASA/JPL-Caltech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM)

Un nuovo vulcano su Io

Appare in una nuova immagine nell’infrarosso prodotta da JIRAM, uno strumento di fabbricazione italiana installato a bordo della sonda Juno, in orbita intorno a Giove dal 4 luglio 2016

Michele Diodati
Spazio Tempo Luce Energia
3 min readJul 18, 2018

--

C’è un pezzo di scienza e tecnologia italiane a bordo della sonda Juno, in orbita intorno a Giove dal 4 luglio 2016: è lo strumento JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato da Finmeccanica, sotto la guida scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF di Roma.

Lo strumento JIRAM di JUNO (Selex SE)

JIRAM è due strumenti in uno: una camera a infrarossi e uno spettrometro. Grazie alla sua doppia natura, è in grado di fornire immagini contestuali delle regioni dell’atmosfera gioviana di cui esamina la composizione. La fotocamera ha un campo visivo di 3,66 × 6,24 gradi ed un sensore CMOS da 432 × 128 pixel. Possiede inoltre due filtri che le consentono di operare simultaneamente nelle bande L ed M dello spettro, cioè nelle lunghezze d’onda comprese tra 3,3 e 3,6 micrometri e tra 4,55 e 5,05 micrometri, ideali per riprendere le emissioni aurorali e termiche di Giove.

Il contenitore in cui è installata la gran parte dell’elettronica di JIRAM (NASA/JPL/SwRI)

Lo scopo principale di JIRAM è esaminare gli strati più esterni dell’atmosfera di Giove nell’infrarosso, fino a una profondità in cui la pressione atmosferica corrisponde a 5–7 volte quella dell’atmosfera terrestre a livello del mare. Ma JIRAM può essere utilizzato anche per fornire altri tipi di informazioni. Se, invece di Giove, lo strumento punta la luna vulcanica Io, allora è in grado di fornire un’immagine termica delle emissioni provenienti dalla sua superficie, utilizzabile per ricostruire una mappa dettagliata dei suoi vulcani (Io è di gran lunga il corpo più vulcanico dell’intero sistema solare).

È appunto ciò che JIRAM ha fatto il 16 dicembre 2017, riprendendo Io nell’infrarosso da circa 470.000 km, pari a 1,22 volte la distanza media tra la Terra e la Luna. L’immagine, riprodotta di seguito, fornisce attraverso l’uso del colore una mappa della radianza dell’emisfero visibile di Io, cioè una mappa della radiazione elettromagnetica, riflessa o trasmessa, da ciascun punto della superficie in relazione a un angolo solido, corrispondente al punto di osservazione di Juno.

(NASA/JPL-Caltech/SwRI/ASI/INAF/JIRAM)

Nell’immagine di Io ripresa da JIRAM, l’intensità dell’emissione termica — misurata in millesimi di watt al metro quadro per steradiante — diminuisce dal bianco al nero, passando attraverso il giallo, l’arancio e il rosso. Le aree più luminose rappresentano vulcani attivi, luoghi in cui, a causa dell’emissione di flussi lavici, la temperatura media della superficie è molto più alta che altrove. L’elemento più importante in quest’immagine di JIRAM è la presenza di un nuovo punto caldo (hot spot), associato probabilmente a un vulcano attivo precedentemente ignoto.

La superficie di Io, il più interno dei quattro satelliti galileiani di Giove, è ricoperta da qualcosa come 150 vulcani attivi, in grado di emettere flussi piroclastici che si elevano fino a 300 km dalla superficie. Si stima che vi siano almeno altri 250 vulcani non ancora scoperti. Con un diametro di circa 3.650 km, Io è leggermente più grande della nostra Luna.

Simulazione grafica dello strumento JIRAM in azione, a bordo della sonda Juno della NASA (NASA/JPL/SwRI)

Questo blog ha una newsletter settimanale a cui è possibile iscriversi da qui. In caso di generosità, è possibile persino fare una donazione libera con Paypal all’autore degli articoli.

--

--

Michele Diodati
Spazio Tempo Luce Energia

Science writer with a lifelong passion for astronomy and comparisons between different scales of magnitude.