La divergenza dei baci
Ci salutammo all’ombra della cattedrale bianca, frastagliata di guglie aguzze, di roccia solida e di vetro fragile. Ci salutammo, dopo un istante pieno di quel vuoto così difficile da cacciare via.
L’aria era fredda, arrivava l’inverno, le persone passeggiavano, nella piazza vasta, attirate dalle luci e dalle promesse delle vetrine. Tu portavi il tuo cappello di lana, al quale sfuggivano, indomabili, i raggi di sole dei tuoi capelli.
Avevi pelle di marmo, labbra di rosa, occhi di sabbia, pupille di buio.
Ci salutammo nel freddo e nella folla.
Ti avvicinasti a me.
Le tue labbra sulla mia guancia.
Sulla tua guancia le mie labbra.
Poi te ne andasti.
Ed io rimasi lì — nell’ombra nera della cattedrale bianca — a chiedermi perché i nostri baci non potessero mai seguire un’altra strada…