Quadro ancora in lavorazione

Da Roma (Italia): Mario, “giovane” pittore toscano

Silvia Costantini
#iorestoacasa #StayAtHome
5 min readApr 13, 2020

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Siccome dipingo, se non dipingo esco. Prima mi piaceva incontrare gli amici: si chiacchierava, con alcuni avevo appuntamento fisso per un aperitivo, con altri di tanto in tanto cene e qualche sabato si giocava a burraco. Ora sono bloccato, vivo da solo e sono in isolamento, come tutti, dal 12 marzo.
Mario è un “giovane” pittore toscano, appena ottantasettenne, del quartiere Trieste Salario di Roma.

Reinventare le giornate: non solo dipingere e… una poesia

Ho una cagnetta, Happy, che non è giovanissima e ormai ha bisogno, per le sue necessità, di uscire tre volte al giorno: la mattina e la sera viene mia figlia e la porta a fare un giretto completo, dopo pranzo scendo io, qui sotto il palazzo, per il minimo indispensabile. In quel momento trovo occasione di salutare a distanza, dalla parte opposta della strada, il direttore d’orchestra, mio amico del palazzo di fronte: anche lui vive solo, così scambiamo due chiacchiere e qualche gesto per farci compagnia. Mi chiama poco prima e mi dice “guarda io esco”, ad esempio per buttare l’immondizia, e ci si trova per quei minuti delle necessità di Happy.

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Per il resto la mia routine in casa è rimasta come prima: se sto dipingendo perdo un po’ il senso del tempo e quasi mi dimentico di mangiare, ma è sempre stato così, non ho mai avuto orari fissi. Per fortuna c’è mia figlia che ogni mattina mi porta cose buone già cucinate, così in realtà ci vuole poco: devo solo riscaldarle.
In più mi sto inventando cose che non avrei mai pensato di fare, come dare una sistemazione ai tanti, oltre 250 CD, poco meno in cassette e diversi 33 giri di musica classica. Prima, ogni volta che cercavo un musicista, era una caccia al tesoro, ora li ho messi tutti in ordine, alcuni alfabetico altri cronologico. Ci sono voluti giorni, ma così ho fatto anche altro.
Questa cosa del virus che gira non ha cambiato il mio modo di dipingere,
noto solo che uso un po’ più di rosso, che poi è il colore della guerra.
Mi ha portato a scrivere, però, una poesiola, che inizia con versi tratti da un canto popolare toscano (la prima sestina), e poi… ecco ve la scrivo (è un po’ “colorita”):

Al tempo che de’ Guelfi e Ghibellini
repubbliche a que’ tempi costumava,
i Cortonesi battean con gli Aretini,
Siena con le Maremme contrastava
e Pisa combattea contro Volterra:
non c’era posto che ‘un facesse guerra.

Oggi c’è un’altra guerra, ma il nemico
non lo vedi girare che s’inguatta.
Non metti l’elmo, solo un panno amico
schiacciato sopra il naso, sulla faccia.
La spada non ti serve, che portare?
Sol guantacci di gomma da buttare.

La casa è la fortezza con le mura,
tu ci stai dentro e il tempo non ti passa.
Il nemico non vedi, è ‘na iattura,
almen combatteresti, porcavacca!
Di casa non si esce, porcozio,
né puoi dir, non partendo, “bella addio!”.

Esci un poco col can, che cacar deve,
ma senza andar lontano dal fortino,
che la Municipale, se ti vede ,
ti fa la multa come a un malandrino.
E bene fa, che poi qualcun tra mille,
le regole non segue, ch’è imbecille!

Al balcone m’affaccio la mattina
per parlar col mio amico musicista
anche lui prigioniero, in quarantina,
girava tutto il mondo, gran pianista.
Ora star fermo e riparato deve
e il viaggiare per lui molto è più breve.

Ed io che fo? Il tempo ‘n passa mai,
ti devi rinventare qualche cosa,
sennò ti troverai tra pianti e lai,
che ‘ncoglionisce chi troppo riposa.
Speriam che passi presto questa guerra,
che ci troviamo già col culo a terra!

Preoccupazioni e cambiamenti

A dir la verità quello che mi preoccupa di più sono i miei figli: non vorrei che capitasse qualcosa a loro.

Quel che mi manca, invece, è uscire, socializzare con qualcuno: mi piace stare insieme alle persone. Non sono una persona che ama stare al telefono, ma in questo periodo ci passo un bel po’ di tempo: mi chiamano gli amici, li chiamo io, le telefonate sostituiscono le uscite.

Quando scendo dopo pranzo con Happy, la prima cosa che noto guardandomi attorno è la pulizia: le persone girano di meno, le strade non sono sporche e i cassonetti non più ricolmi di immondizia. La città appare più vivibile, c’è poco traffico, quasi per niente e quei pochi momenti che sono fuori mi gusto di più la bellezza dei palazzi intorno.
La gente la vedo più attenta, si riguarda: io cerco di non aver contatti con nessuno e, anche quando viene mia figlia, mantengo la distanza.

Per il dopo dovremo essere noi forti

Il dopo sarà duro, perché si dovrà ricominciare daccapo, un po’ come dopo la guerra anche se non ci sono state distruzioni di case e città, ma di altro tipo. Con la globalizzazione se una nazione va in crisi, specialmente se importante come gli Stati Uniti ad esempio, si porta dietro tutte le altre. Prima ognuna faceva un po’ per sé.
Che poi non si sa bene cosa si intenda per il “dopo”, perché uno magari pensa che sia finita e invece non è così, comunque ci sarà la recessione economica, questo è chiaro.
Nella classe politica attuale ci credo poco, dovremo essere forti noi: sarà una ripresa dal basso.

Quando tutto sarà finito la prima cosa che vorrò fare sarà rivedere gli amici per una bella mangiata insieme.
L’uomo è un animale sociale, se non ha il contatto con i suoi simili in qualche modo lo deve trovare: l’altro giorno, per esempio, sono salito sulla terrazza condominiale e ho chiacchierato con il mio amico Marcello, che stava sulla sua di terrazza.

Nel tempo da solo sto anche leggendo tanto. Ora ho iniziato il “De officiis” di Cicerone con testo a fronte: il latino l’ho abbandonato da qualche annetto, quando ero a liceo, quindi lo sto assaporando lentamente.

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