Da Torino (Italia): Francesco, autore teatrale e insegnante

Silvia Costantini
#iorestoacasa #StayAtHome
4 min readApr 26, 2020

“Mi manca quella cosa che si chiama normalità e che davamo per scontata, ma che scontata non è. Questo virus ci ha dato la possibilità di capire che la nostra libertà, la nostra forza economica, il nostro lavoro, nulla è scontato…”
Francesco è un autore teatrale e insegnante delle scuole primarie, ma non di rado si diletta nella scrittura per il cinema: nel 2015 ha realizzato il cortometraggio “Doppio Urlo”, una poesia filmica omaggio ad Allen Ginsberg, presentato al Festival di Cannes.

Lockdown come occasione per reinventarsi: il docufilm “Al di qua del vetro”

Qui ad Avigliana, paese a una ventina di km da Torino, il lockdown è iniziato i primi di marzo, praticamente insieme a Milano e il resto della Lombardia. La mia giornata da allora è cambiata completamente: prima andavo a scuola, in classe dai bambini, poi non più. Li vedo pochi minuti al giorno attraverso le videochiamate e lavoro con loro attraverso la class-room.

Mi sono ritrovato così all’improvviso, come tutti, da solo a casa con un’intera giornata da gestire, a contatto con la solitudine ma non per scelta, imposta. Dovevo trovare qualcosa per tenermi impegnato, fare delle cose per non impazzire e non perdere la forza d’animo. Mi sono rimesso in discussione e pensato che si poteva lasciare una traccia di questo momento a livello filmico. Ho contattato alcuni dei tanti attori e attrici con cui ho collaborato, sia in Italia che in Europa, e gli ho chiesto cosa ne pensavano e di partecipare. Ho scritto 22 brevi testimonianze che poi loro hanno interpretato: è nata così l’idea del docufilm “Al di qua del vetro”.

Per le storie mi sono ispirato non solo a quello che vedevo intorno a me, ma anche a quanto percepivo attraverso i media. Ho cercato, senza dare giudizio, di raccontare quello che ognuno nella propria casa può vivere, dando uno sguardo trasversale su tutto quello che arriva. Si è pensato poi di farne un progetto anche per aiutare, scegliendo Emergency che ora come sempre fa tante cose: mi è sembrato importante che la finalità stessa andasse oltre “quel vetro”.

“Super e la Maestra Tea” e “Brino e Soccia”

Cercando di riscoprirmi anche in altre dinamiche e dimensioni, ho comprato 4 pupazzi.
Due, Brino e Soccia, li ho fatti diventare i protagonisti di una web-serie per adulti: sono molto simpatici, ma anche irriverenti, pensati per far divertire i grandi.

Mentre la Maestra Tea e Super sono due personaggi per i bimbi: Super è solo ma con i suoi super poteri riesce a venir fuori da questa situazione. I miei alunni credo li abbiano visti e piano piano su YouTube stanno aumentando i followers: sono molto contento.

Quella cosa che si chiama normalità

Mi manca la socialità, gli abbracci, le carezze, i baci, bere in una piazza, prendere un aperitivo, il non camminare per una strada dove tutte le persone sono mascherate, come un film di fantascienza, vedi solo gli occhi e tutti portano una “museruola”. Ecco mi manca quella cosa che si chiama normalità e che davamo per scontata, ma che scontata non è. Questo virus ci ha dato la possibilità di capire che la nostra libertà, la nostra forza economica, il nostro lavoro, nulla è scontato: è bastato un “microbo” e tutto questo è venuto meno. Mi auguro che ne trarremo una lezione, perché di ovvio non c’è nulla.

Verso il dopo: opportunità e incertezze

Vedo questo virus come un’opportunità e non solo come un nemico da sconfiggere e basta: opportunità per ognuno di noi di trarne il meglio, di ri-fondare un nuovo modo di fare economia che non può essere soltanto quello di indurre le persone a comprare, opportunità per la natura di riprendersi i suoi spazi.

Certo la gente è preoccupata, è triste: rischiamo di andare tutti dallo psicologo o dallo psichiatra alla fine di questa pandemia se non anche adesso attraverso le consulenze su Skype, perché non c’è la possibilità di avere certezze per il futuro. Ho un amico, vicino di casa, che è in cassa integrazione e non sa quando gli arriveranno i soldi, un altro che ha un ristorante e forse riaprirà a maggio, ma due mesi chiusi rappresentano un colpo pesante. E poi ci sarà un notevole impatto su ognuno di noi per quanto riguarda la socialità nel futuro prossimo, nel senso che le persone avranno paura ad avvicinarsi e ad avere contatti fisici.

La mia Torino me la immagino alienante, ma meglio di adesso: alienante perché l’essere umano è un animale sociale, quindi vivere in una situazione di asocialità sarà un po’ come andare contro natura. Poi vedremo: io sto facendo un corso di Counselor alla Scuola Gestalt e trovarsi via Zoom è stato estremamente strano, non vedo l’ora che finisca tutto e si possa tornare alla normalità.

La prima cosa che farò?

Sarà viaggiare intanto qui intorno e poi per l’Italia: ho bisogno di andare a trovare gli amici sparsi, vedere il mare, le montagne, camminare, nuotare… tante e tante cose.

Uniti a distanza… qualche consiglio

Mi sono appassionato alla serie Unorthodox di Netflix, che consiglio. Sto leggendo Murakami e poi “Il silenzio è cosa viva” di Chandra Livia Candiani‎, un libro che aiuta molto riscoprendo l’importanza di fare meditazione per centrarci nel “qui ora, nel presente” e ascoltare il proprio corpo senza giudizio.

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