De Musica
Alcuino di York, celebre filosofo e teologo, uomo di chiesa e di profonda cultura, amante della musica e della matematica, direttore della Schola Palatina, compose un trattato musicale, il “De Musica” allo scopo di tramandare gli otto toni musicali necessari alla creazione di eccellente musica sacra. Ma la composizione del manoscritto, gli tolse la serenità; la musica mistica e i suoi segreti non permettevano intromissioni e divulgazione. E Alcuino, invece, temeva che qualcuno potesse impossessarsi e rendere noto a molti il suo straordinario ed esclusivo lavoro.
E, come se l’incubo diventasse reale, una sera in biblioteca notò che su un leggio era stato rovesciato dell’inchiostro fresco su dei pezzetti di pergamena recanti dei numeri e dei quadrati neri. Alcuino intuì che quei fogli potessero essere del suo manoscritto e che rappresentassero le note musicali, anzi ne ebbe la certezza quando si accorse, prelevando il suo prezioso incunabolo, che il riquadro del suo nome e numerose pagine erano state prelevate e sminuzzate. Sminuzzate, ma non tanto da non essere visibili nelle pieghe della tonaca di un monaco al quale lui stesso dovette dare, qualche tempo più tardi, l’estrema unzione.
Ancora si indaga sulla sparizione del “De Musica” cercandone le tracce negli stemmata codicum, così come si indagò per decenni sul mistero della follia di Alcuino, impazzito improvvisamente un dì di maggio mentre donava l’estremo uffizio ad un confratello moribondo, forse colpito per il tanto dolore patito dal frate o forse per la compassione rivolta al più fidato dei suoi confratelli.
(Gabriele)