Due voci di notte
Sono il maestro di corte di Carlo Magno, probabilmente non avete mai sentito il mio nome, sono stato dimenticato, ormai. Era il 4 Dicembre del 771 d.C., ero nel palazzo di Aquisgrana, stavo svolgendo dei compiti che mi erano stati assegnati dal re, rammento una sensazione spiacevole, di angoscia e pericolo, ma non capivo cosa fosse.
Rimasi sveglio fino a tardi, non riuscivo a prendere sonno, così decisi di prendere un po’ d’aria, lo facevo spesso. Le stanze per gli ospiti si trovavano al piano inferiore rispetto a quelle di Carlo, nell’ala opposta a quella della Cappella Palatina decorata con oro e suppellettili di ogni tipo e provenienza. Il mio istinto mi portò proprio in quella parte del palazzo, quella dove alloggiava il fratello del re, Carlomanno: l’atmosfera era cupa, non c’era servitù e i candelabri erano stati spenti, insolito perché non lo erano mai. Sentivo un gocciolio costante, come se stesse scendendo dell’acqua in un secchio, il rumore era interminabile, PLIN, PLON, PLIN, PLON, volevo tornare indietro ma la curiosità mi spingeva. Non capivo da dove provenisse quel gocciolio ma, ad ossessionarmi, si era unito anche un odore disgustoso, di marcio, quello di un agnello in putrefazione: entrava nei miei polmoni, li riempiva fino all’ultimo buco vuoto e non se ne andava, sempre più forte, sempre più forte.
C’era la Biblioteca alla fine del corridoio, tre aule dopo la stanza di Carlomanno; entrai, la scena era raccapricciante: a terra, giacevano i corpi delle guardie personali del fratello del re, smembrati sul tavolo ormai ricoperto quasi completamente del sangue che cadeva a terra provocando quel gocciolio interminabile, PLIN, PLON, PLIN, PLON. Dietro il tavolo, era il corpo immobile del secondo genito di Francia, il viso violaceo, nessun segno di percosse, avvelenamento. Non fu il mio imperatore, ma la sete di potere che assassinò suo fratello. Da allora, non il ricordo del sangue, non l’immagine della putrefazione mi attanaglia, piuttosto due voci che riemergono ogni notte e che mi atrofizzano il cervello, come un vento insistente che in inverno gela il terreno:
Carlomanno: Ma, fratello, come potete dire una cosa del genere, non siete voi a decidere ciò che è giusto per il nostro popolo! La decisione spetta a nostro padre e noi saremo obbligati a rispettarla.
Carlo Magno: Sono nato prima di voi e il comando del popolo e delle terre spetta a me di diritto, non potete pretendere che io lo divida con voi-
Carlomanno: Voi non siete mio fratello, non avete appreso niente da nostro padre, uomo saggio e potente, vi sfido a duello, l’ultimo a rimanere in piedi avrà il pieno controllo!
(Alice)